Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini e le donne si educano insieme con la mediazione del mondo – Paulo Freire

A Sud lavora da 20 anni in progetti di formazione ecologista. Nonostante la diversità e la pluralità di temi che hanno sempre caratterizzato la nostra offerta formativa cerchiamo di lavorare tenendo fissi alcuni punti di riferimento in termini di metodologie e tematiche di fondo. Ecco i principi che portiamo con noi ogni volta che facciamo formazione, entriamo nelle scuole o ci relazioniamo con i territori. 



L'Ecologia come relazione

Nel 1866, il biologo tedesco Ernst Haeckel inventa la parola ecologia: “oekologie”, derivata dal greco οίκος (casa) e dal greco lόgος (studio), attribuendole il significato di “scienza dell’insieme dei rapporti degli organismi con il mondo circostante, comprendente in senso lato tutte le condizioni dell’esistenza”. 

L’ecologia si configura quindi fin dalla sua nascita come l’insieme di quei saperi che cercano di capire le relazioni che intercorrono tra gli organismi e il loro ambiente. Ed è proprio sulla parola relazione che vogliamo riflettere e che cerchiamo di mettere al centro del nostro fare, in senso critico e decostruttivo così come immaginativo. 

Per fare questo è necessario innanzitutto andare oltre ad un approccio che ha declinato tali relazioni esclusivamente in maniera scientifica e individualista, escludendo un approccio relazionale dall’insegnamento dell’educazione ambientale.

Al contrario quella ecologista è per noi una modalità di educazione che pone al centro dell’insegnamento proprio le relazioni socio-ambientali. In quest’ottica ogni individuo non è un’unità isolata e disgiunta dal resto ma parte integrante di un eco-sistema umano e non umano. Si tratta di una rete complessa in cui le varie forme di ingiustizie presenti (ambientali, economiche, di genere e di razza) non possono essere considerate separate tra loro. Un’educazione ecologista deve allora porsi l’obiettivo di tenere conto di questa complessità per riflettere insieme a tutte le soggettività coinvolte sul perché e sul come percepiamo l’ambiente circostante, su quali relazioni sono responsabili del cambiamento climatico, su quali modi di vita e produzione hanno permesso  che ciò che ci circonda sia costituito da cemento, smog e rifiuti in decomposizione, ma anche quali relazioni di cura e consapevolezza vogliamo per costruire insieme un mondo dove non esiste sfruttamento dell’ambiente e delle forme di vita che lo abitano.

Per fare questo diventa necessario applicare alcune metodologie che ci consentono di trasformare questa visione in pratica concreta a saperi che tengono conto della complessità eco-sociale non bastano se continuano ad essere inquadrati all’interno di quello che Paulo Freire definisce insegnamento depositario, ovvero quella modalità di educazione che intende alunni e alunne come semplici contenitori all’interno dei quali educatori, educatrici e libri di testo versano il loro sapere.

L’educazione come pratica di libertà

Da presunto spazio neutro in cui vanno trasmesse idee oggettive, la classe, o qualsiasi gruppo di persone, dovrebbe essere vista come uno spazio politico, una piccola comunità che ha come obiettivo crescere insieme, valorizzando le molteplici differenze e voci che si trovano al suo interno. 

Alcuni contributi intellettuali passati e presenti aiutano a costruire una cornice teorica all’agire educativo e a dargli il senso politico necessario per costruire piccole trasformazioni.

Ci ricorda bell hooks “L’educazione come pratica della libertà è un modo di insegnare che chiunque può imparare. È un processo di apprendimento che risulta più facile a chi insegna e, allo stesso tempo, crede nell’aspetto sacro della nostra vocazione; a chi ritiene che questo lavoro non sia semplicemente la condivisione di informazioni, ma la condivisione della crescita intellettuale e spirituale degli studenti. Insegnare rispettando e prendendosi cura delle anime degli studenti è essenziale, se vogliamo garantire le condizioni necessarie affinché l’apprendimento possa avere luogo in maniera più intensa e intima”

Per Dolci, il ruolo di chi educa è sostanzialmente quello di attivista impegnato, che mira a promuovere un cambiamento culturale partendo dalla consapevolezza di ogni individuo delle proprie risorse e del proprio valore. 

Un'ottica intersezionale per educare alle differenze

Nell’ottica di un’educazione che pone al centro del suo fare le relazioni ci sembra centrale quella che può essere definita educazione alle differenze, intesa non come una ‘materia’ o ‘un tema’, ma un approccio trasversale all’educazione che ha l’obiettivo di fornire gli strumenti critici necessari per decostruire i modelli dominanti legati alle identità di genere, agli orientamenti sessuali, alle provenienze culturali o religiose. In questi termini rappresenta uno strumento fondamentale sia per favorire la crescita di persone adulte libere e autodeterminate, sia per contrastare fenomeni quali la violenza maschile sulle donne, la segregazione formativa di genere, il bullismo omotransfobico, il razzismo, sia per decostruire gli stereotipi e i modelli sociali che sono l’origine di ogni discriminazione.

Ecco perché crediamo sia essenziale affrontare l’educazione ecologista in ottica intersezionale, interrogandosi costantemente su come differenze di classe, genere e razza si intersecano nelle biografie di ognuno e ognuna e come questo possa determinare differenti condizioni di disuguaglianza e percezione di vedere il mondo.

Decostruire, cooperare, connettere e (ri)-connettere

Un intervento educativo efficace si basa su un approccio “decostruttivo” ovvero utilizza strumenti e metodologie che permettono di accompagnare i e le discenti in una lettura complessa della realtà e delle relazioni. In questa epoca di semplificazioni e ritorno delle dicotomie, l’educazione alle differenze mira invece a fornire strumenti per crescere nella complessità.

Fare formazione prevede che chi la conduce (insegnanti, educatori, educatrici, formatori e formatrici) sia disponibile e preparatə a un costante lavoro riflessivo su di sé per mettere in discussione i propri stessi stereotipi e modelli. Proprio perché non è un tema o una disciplina, l’educazione alle differenze implica la messa in gioco tanto di chi insegna quanto di chi impara.

Un percorso educativo ecologista deve basarsi sui principi educativi con al centro modalità interattive e scambi orizzontali in cui chi partecipa (che siano bambini e bambine, adolescenti o adulti) è stimolatə a partecipare attivamente a partire dalle opinioni ed esperienze personali. In tal senso è possibile, ad esempio, affiancare i e le docenti in attività didattiche basate sulla metodologia cooperativa

Partire da queste basi ci permette di estendere questo modo di concepire le relazioni anche all’esterno della classe e della scuola in modo da (ri)connettere i e le giovani con il quartiere e il territorio. 

L’intento è di costruire o ricostruire un legame conoscitivo e anche affettivo con il proprio ambiente, sentirlo e riconoscerlo luogo al quale si appartiene e dove affondano le proprie radici. 

L’aspetto di contatto con un ambiente naturale (allargando il concetto di ambiente naturale anche a quelle aree verdi all’interno di una città) è di vitale importanza non soltanto per un benessere psicofisico, ma anche per lo sviluppo di un sentimento di responsabilità verso quel luogo.

La nostra stessa identità ecologica dipende dalla relazione con l’ambiente che ci circonda e ovvero, citando l’ecofilosofa Joanna Macy “quella particolare dimensione del Sé che, grazie alle emozioni e al pensiero creativo, può allargare i suoi confini fino a includere elementi del mondo che prima erano percepiti come esterni.”

Tra gli strumenti che più ci permettono di lavorare a contatto con l’ambiente naturale ci sono il monitoraggio ambientale e la scienza partecipata. Portare le persone negli spazi verdi di prossimità e coinvolgerle nell’analisi della qualità ambientali del territorio è strumento di protagonismo e di autoproduzione dei saperi che da la possibilità a ciascunə di divenire agente di cambiamento. È necessario creare reti con i diversi attori territoriali (comitati locali, associazioni, spazi sociali e culturali), realizzare mappature per scoprire le caratteristiche dei territori e creare percorsi fuori dalle aule scolastiche che permettano una conoscenza e un senso di responsabilità collettivo diretto nei confronti dell’ambiente che si decide di vivere e attraversare insieme. 

Il protagonismo sociale che attraverso le iniziative di educazione ecologista mettiamo in campo mira a sviluppare percorsi di appropriazione e riappropriazione della città, dei suoi spazi ma anche delle attività e dei vissuti, con progettualità e iniziative che spesso non sono solo sociali e culturali, ma anche fisiche e materiali e hanno a che vedere con la co-progettazione e l’autocostruzione degli spazi di socialità e con il miglioramento delle condizioni di vita delle fasce più marginali.

Quando facciamo educazione ecologista nei territori partiamo dal mondo della scuola per poi uscire sul territorio e coinvolgere la comunità tutta in un percorso conoscitivo e di implementazione delle competenze che  generano comportamenti proattivi. 

In questo ambito rientrano tanti progetti che puntano ad aumentare l’empowerment di comunità per rafforzare le comunità locali nella lotta alla povertà educativa e alla dispersione scolastica. 

L’esempio di Torpignattara: un laboratorio aperto a Roma

Questo tipo di lavoro ci impegna da diverso tempo sul territorio di Tor Pignattara di Roma con iniziative in collaborazione con altre realtà associative del territorio. 

Innesti di comunità – Spazi aperti per crescere insieme ha lo scopo di rafforzare la Comunità educante già attiva attorno alla scuola Pisacane di Tor Pignattara e a rigenerare uno spazio interno alla scuola per trasformarlo in Casa della comunità educante o Casa del quartiere.  L’idea è quella di trasformare la scuola in un presidio culturale, sociale e ambientale del territorio, in un punto di riferimento all’interno del quale si intreccia il dentro e fuori la scuola per creare nuove sinergie, rafforzare legami e costruire soluzioni collettive ai bisogni delle persone che vivono il territorio. Un progetto che intende favorire la presenza sul territorio di un ambiente educativo e culturalmente stimolante partendo dalle esigenze di bambini, bambine, ragazzi e ragazze.

Il lavoro sul territorio di Tor Pignattara a Roma coinvolge la nostra associazione nella costruzione di un solido rapporto con le altre realtà del terzo settore con l’intenzione di lavorare insieme sui temi della giustizia ambientale e sociale partendo dai bisogni della comunità per immaginare insieme risposte collettive. 

Questo lavoro verrà rafforzato nei prossimi anni in un percorso importante di costruzione e ampliamento del Patto Educativo di Comunità che si allargherà ad altre scuole del territorio con l’intento di costruire un orizzonte valoriale comune al terzo settore, alla comunità educante e alle istituzioni. Questo impegno si traduce in molte progettualità come “Galassia Torpigna”, progetto in fase di avvio che vedrà gli attori territoriali impegnati in 3 anni di attività intorno alle scuole del territorio per sperimentare risposte ai bisogni sociali e ambientali del territorio.

Rafforzare la diversità culturale ed ecologica a Pantelleria

Restando in Sicilia stiamo lavorando anche nell’isola di Pantelleria per scoprire forme di resilienza di una comunità che ha saputo trovare soluzioni agro-ecologiche in grado di salvaguardare il patrimonio di diversità culturale e biologica. Educare all’impresa di comunità – Relazionalità e Conoscenze Ecologiche Localiè un progetto che ha proprio lo scopo di recuperare queste competenze trasformandole in possibilità di crescita anche economica per i giovani e le giovani locali. 

Formare sentinelle per la giustizia climatica

Sempre partendo dal territorio ma cercando di avere uno sguardo sul globale per comprendere appieno le dinamiche che hanno generato le attuali crisi ambientali e climatiche, il progetto Sentinelle climatiche”. In movimento per la difesa del clima ha come obiettivo  rafforzare le conoscenze degli insegnanti sui Cambiamenti Climatici, offrire a studenti e studentesse un programma didattico basato sugli approcci della scienza aperta e partecipata e sull’apprendimento esperienziale che coniughi l’analisi delle dinamiche globali con gli effetti locali del cambiamento climatico. Le attività sono pensate per fornire competenze necessarie a mettere in atto comportamenti funzionali alla difesa del clima ed alla riduzione del proprio impatto ambientale. Anche qui cercheremo di attivare le comunità educanti nello sviluppo e adozione di Patti Educativi di comunità e di ragionare insieme sulla necessità di adottare un piano strategico   per   l’istituzionalizzazione   dell’educazione   sulla   mitigazione   e   l’adattamento   ai cambiamenti climatici.

Ci sembra infatti centrale introdurre nel sistema scolastico l’educazione ecologista in tutta la sua complessità e radicalità lavorando in primo luogo all’implementazione delle competenze dei docenti e delle docenti.

Training for change: formiamo il cambiamento

Per contribuire a questa sfida, oltre ai tanti progetti finanziati e alla formazione formale e informale che realizziamo in molti ambiti diversi, A Sud ha lanciato Training For Change, una piattaforma dedicata alla formazione on line che raccoglie e sistematizza l’offerta formativa di A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali e del magazine EconomiaCircolare.com, legando in maniera originale la prospettiva digitale ai processi di formazione informale e professionale. 

Training For Change si rivolge al mondo della scuola, della società civile, delle aziende e della ricerca; tutti luoghi che da prospettive diverse sono potenziali attori del cambiamento per il quale lavoriamo.

Attraverso la piattaforma offriamo servizi di e-learning dedicati a quanti e quante vogliano approfondire le questioni ecologiche senza tralasciare l’analisi di cause e conseguenze delle crisi ambientali e delle risposte necessarie ad invertire la rotta.

FORMAZIONE PER E CON LE/GLI INSEGNANTI: I NOSTRI CORSI ACCREDITATI AL MIUR

Crediamo fortemente nella formazione per e con le/gli insegnanti, alla componente etica E pedagogica dell’insegnamento come elemento strutturale della società e perno della comunità educante. Per questo come A Sud abbiamo chiesto e ottenuto l’accreditamento presso il MIUR (ora MIM). La nostra offerta formativa è disponibile sulla Piattaforma SOFIA. Siamo riconosciuti dal Ministero come soggetto qualificato per la formazione del personale della scuola, per condividere e sperimentare (insieme alle e agli insegnanti) strumenti e percorsi educativi e di acquisizione di consapevolezza sui temi delle giustizia climatica, del monitoraggio ambientale partecipato, dei conflitti ambientali, dell’educazione ecologista, dell’economia circolare e di percorsi di mutualismo e di attivazione di comunità. Le e gli insegnanti possono usare la Carta del Docente, per accedere ai nostri corsi per l’aggiornamento e la formazione professionale.

Nell’epoca della crisi ambientale e climatica la formazione è un portentoso strumento trasformativo: l’obiettivo è quello di formare – tra docenti, formatorə, giovani, attivistə etc.-  change makers in grado di promuovere piccoli e grandi cambiamenti nel modo in cui intendiamo l’ambiente, l’economia e la società.

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