Frenare l’emergenza climatica partendo dalle scuole

Con i patti territoriali si può

In occasione della Giornata Mondiale dell’Educazione, il nostro contributo alla riflessione del ruolo dei Pet – Patti Educativi Territoriali. Verso una idea di scuola che diventi presidio di comunità, in grado di co-progettare e ripensare il territorio.

I patti educativi di comunità o patti educativi territoriali (Pet) sono uno strumento per gli istituti scolastici e le comunità che negli ultimi anni si sta diffondendo in molti territori italiani.

L’idea di una scuola aperta, diffusa sul territorio non è certo recente. Alleanze territoriali tra scuola e comunità educante sono largamente diffuse da diverso tempo. Solo negli ultimi anni che alcune di queste esperienze si sono formalizzate grazie allo strumento dei Pet, introdotto nel Piano Scuola 2020/21 sulla scia dell’emergenza pandemica e con la necessità di reperire spazi alternativi a quelli scolastici dove svolgere la didattica. Ma i patti educativi territoriali sono molto altro: la loro funzione non si riduce al reperimento di “aule” alternative dove poter svolgere la didattica con i dovuti distanziamenti. Nei Pet la scuola diventa un attore territoriale, un agente di conoscenza e trasformazioni che si apre al territorio in un dialogo costruttivo e virtuoso con la comunità educante, fatta dal mondo del terzo settore e da quello del profit, dalle amministrazioni locali, le università, le parti sociali e da chi ogni giorno vive e attraversa il territorio.

 

Un’alleanza tra scuole e comunità

Le istituzioni scolastiche diventano protagoniste insieme alla comunità di un processo di co-progettazione del cambiamento che ha diversi obiettivi: lotta alla dispersione scolastica, contrasto alla povertà educativa, consolidamento dell’identità del territorio, sperimentazione di forme alternative di didattica, rigenerazione dei saperi e degli spazi. La pluralità di obiettivi richiede la presenza di diversi attori e esperti multidisciplinari.

Da queste alleanze tra scuola e comunità educante ecco che la prima si trasforma, divenendo centro civico, luogo fisico per contenere servizi culturali e sociali per tutta la cittadinanza.

La scuola si trasforma in un presidio culturale di prossimità in grado di intercettare i bisogni dei bambini e delle bambine, dei giovani ma anche del territorio e delle famiglie e in grado, grazie al dialogo con il terzo settore e l’amministrazione pubblica, di dare risposte concrete. Ma c’è di piu: ogni scuola può diventare learning-hub per tutta la cittadinanza: luogo del sapere e della conoscenza non solo per i più giovani ma anche per le famiglie e i cittadin3.

 

Il potere trasformativo dei patti educativi

Il potere trasformativo dei patti educativi territoriali è particolarmente importante nei territori a rischio esclusione e marginalità. Scuola, famiglia e territorio riproducono gli stessi meccanismi di esclusione. I patti educativi territoriali sono in grado di favorire l’accesso a tutt3 alle opportunità offerte dal territorio facendosi promotori di iniziative sociali e culturali in cui la cittadinanza non si limita a partecipare ma può recuperare un ruolo centrale nei processi di cambiamento sociale e territoriale.

Ma questo potere trasformativo non si limita ai territori “difficili”; è importante anzi estenderli e proporli come modello per tutto il territorio nazionale. Modelli di metodo di azione e non modelli virtuosi da replicare identici in qualunque contesto. Ogni territorio ha infatti le sue specificità che devono necessariamente caratterizzare i Pet per renderli strumento efficace; allo stesso tempo, anche il territorio si trasforma divenendo spazio educativo allargato, dove l’infanzia e l’educazione possono, uscendo dalle mura scolastiche, recuperare la loro dimensione collettiva. Il territorio attraversato dal mondo della scuola e dall’agire dei più giovani è così investito da una grande possibilità di cambiamento.

I Pet trasformano lo spazio pubblico di prossimità delle scuole e spesso di interi quartieri. Lo fanno trasformando gli spazi scolastici spesso sottoutilizzati e aprendoli alla comunità. Ma lo fanno anche trasformando gli spazi esterni alla scuola in luoghi più accessibili e sostenibili: zone pedonalizzate, aree per la mobilità sostenibile, recupero di spazi, anche verdi, abbandonati.

Molte esperienze all’interno dei Pet propongono laboratori per bambin3 e ragazz3 per ripensare la città trasformandol3 in ricercator3 e progettist3 con la consapevolezza del grande potere trasformativo e dirompente di cui sono portatrici le giovani generazioni. In questo senso, i Pet sono in grado di aumentare e sostenere l’empowerment delle persone e della comunità restituendo loro la sensazione di poter compiere azioni efficaci per il raggiungimento di un obiettivo e la capacità di percepire l’influenza delle proprie azioni sugli eventi.

Il potere trasformativo dei patti educativi territoriali è quindi enorme. Grazie ai Pet si possono diffondere nuovi stili di vita, agire cambiamenti e proporre nuovi modelli esistenziali e abitativi.

 

Cosa c’entrano i Pet e l’emergenza climatica?

Perchè è necessario che l’emergenza climatica divenga una delle parole chiavi di questi processi? Per due motivi: per la multifattorialità delle diseguaglianze e delle cause della povertà educativa e per la pratica della trasformazione che i Pet sono in grado di realizzare.

Anzitutto, tra i fattori che determinano le diseguaglianze educative non si possono non annoverare i diversi effetti che i cambiamenti climatici hanno sulle nuove generazioni:e conseguenze dell’emergenza ambientale e climatica sul mondo dell’infanzia e dei giovani sono diverse: problemi di salute, ritardi e/o disturbi dell’apprendimento, fragilità dei territori, sicurezza degli edifici scolastici, accessibilità al verde, disuguaglianze sociali ed economiche. La più importante infrastruttura educativa del Paese, la scuola, appare completamente inadeguata sul piano strutturale di fronte alla fragilità crescente della nostra penisola, sempre più soggetta a terremoti, frane e alluvioni. Gli edifici scolastici non raccontano di possibili alternative in termini di consumo energetico, sostenibilità e diversi modi di consumare.

Ma la scuola è anche impreparata sul piano delle conoscenze e della prevenzione. Solo dal 2020 è stata introdotta come obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione civica di cui uno dei nuclei tematici è l’educazione ambientale, l’analisi del rapporto tra essere umano e ambiente, la conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. Manca però un’adeguata formazione del personale e un aggiornamento dei contenuti, e ancora troppo poco si parla di clima

In secondo luogo, fattore che ci riporta all’urgenza di porre al centro dei Pet l’emergenza climatica e ambientale è proprio il loro potere trasformativo: la pratica della trasformazione che i Pet realizzano. Rivoluzionando il modo di vivere delle comunità, offrendo alternative ad un modello di società e di consumo che non tengono conto dell’emergenza nella quale viviamo, attraverso l’alleanza tra soggetti territoriali si può stimolare un cambiamento concreto. Progetti di rigenerazione urbana e territoriale in grado di frenare il consumo di suolo; monitoraggio ambientale, co-progettazione ecologicamente orientata, promozione di stili di vita differenti sono solo alcuni degli esempi dei campi di azione possibili.

 

Un patto contro la crisi climatica: quando la scuola diventa presidio ambientali e climatici

Con i Pet la scuola può e deve interrogarsi, insieme alla comunità educante, sulla sostenibilità e sul rapporto con la natura, andando a costruire, a partire dalle nuove generazioni, un sentimento di connessione profonda e di appartenenza ad essa così importante per attivare comportamenti di rispetto e tutela. Perciò sono strumenti preziosissimi per poter trasformare le scuole in presidi di comunità non solo culturali e sociali ma anche ambientali e climatici.

Una scuola che si apre al territorio e che fonda la sua pedagogia sulle sfide poste dalla realtà, una scuola che vuole andare incontro al mondo, può davvero preparare i bambini e le bambine e fornire loro gli strumenti per affrontare un’umanità che evolve e le sfide che il presente e il futuro.

Le opzioni sono moltissime. Immaginiamo scuole sentinelle dell’ambiente e del clima che cambia con i bambin3 e i ragazz3 che, attraverso apposite commissioni, vigilano sulle pratiche scolastiche denunciando situazioni insostenibili da un punto di vista ambientale e collaborando per trovare soluzioni innovative.

Scuole dove la pratica della Scienza Aperta, della Citizen Science, dei monitoraggi civici partecipati, possa dialogare con il mondo universitario e della ricerca. Immaginiamo scuole più verdi, più attente e consapevoli del ruolo che possono svolgere per preservare la biodiversità, anche delle nostre città.

Scuole al centro di Comunità energetiche per proporre praticamente soluzioni innovative. In Italia da diversi anni si vedono esperienze di produzione di energia da fonti rinnovabili e “dal basso”, dove il consumatore è chiamato a svolgere anche un ruolo attivo.

Lo strumento dei Pet sembra essere quello giusto per realizzare queste trasformazioni. La co-progettazione tra diversi attori, ognuno con le sue competenze e expertise, permette di lavorare su diversi piani offrendo alle comunità l’occasione per ripensarsi completamente.

 

 

Per saperne di più, scopri i nostri progetti educativi:

Campioni di Natura

Fossil Free School

SNUPI – Spazi Naturali Urbani e di Prossimità per l’educazione dell’Infanzia

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