Il 24 gennaio 2019 davanti a Montecitorio si è riunito un gruppo di manifestanti arrivati a Roma da Chioggia: si tratta di alcuni rappresentanti e attivisti del Comitato No Gpl, nato nel 2016 per contrastare la realizzazione di un nuovo impianto di stoccaggio GPL in località Val da Rio (Chioggia).

Il comitato denuncia la costruzione del deposito (di circa 10 mila mc di Gpl), progetto che prevederebbe l’attraversamento di navi gasiere nei canali per arrivare a ridosso della città, un progetto considerato a Rischio di Incidente Rilevante.

Il 24 gennaio sono stati dunque ricevuti in udienza l’avvocato del comitato e quello del comune e un verdetto sarà pronunciato fra 45 giorni dai giudici, quattro anni dopo l’annuncio pubblico del progetto, come ci racconta il portavoce del comitato Roberto Rossi: si è svolta infatti l’udienza del Consiglio di Stato per discutere della mancanza dell’autorizzazione paesaggistica di tale impianto, già sottolineata dal TAR di Venezia.

I cittadini si sono attivati contro tale progetto preoccupati dei rischi che tale impianto potrebbe comportare sulla sicurezza tanto degli abitanti quanto dell’ambiente; essi intendono invece tutelare e salvaguardare il territorio lagunare dell’area (si pensi che il 33% della laguna si trova sotto la giurisdizione di Chioggia), patrimonio dell’Unesco, e salvaguardare inoltre l’economia della città lagunare: il settore turistico, che teme la realizzazione di questo progetto, così come quello ittico, sarebbero in pericolo nel caso l’impianto fosse costruito, come denunciato dal Comitato. Questo problema territoriale sembra coinvolgere tutte le categorie economiche: artigiani, politici locali, pescatori, commercianti si sono riuniti contro la realizzazione di un progetto che potrebbe distruggere il tessuto socioeconomico della città.

Il Comitato ha realizzato diverse indagini che hanno fatto emergere diverse criticità dell’iter autorizzativo e i rischi che tale opera porterebbe alla città. I cittadini mobilitati temono la trasformazione del loro porto commerciale, la prima marineria d’Italia, in un porto industriale come porto Marghera. Il deposito, inoltre, sarebbe costruito a ridosso di strade fortemente trafficate e quartieri densamente abitati: i cittadini temono possibili incidenti e gravi ripercussioni. Il comitato denuncia inoltre come l’opera manchi di autorizzazione paesaggistica non essendo neanche prevista dal piano regolatore vigente, e l’assenza di un parere vincolante della Commissione per la Salvaguardia della Laguna, sapendo che il progetto non è stato approvato dalla commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale.

Il comitato sembra anche aspettare una reazione dell’UNESCO ed il portavoce dice essere pronto ad andare in sede a Parigi per chiedere un rispetto della protezione ambientale, prevista dallo statuto di patrimonio mondiale.

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