Lasceremmo un produttore di tabacco insegnare pneumologia e cardiologia in una facoltà di medicina? Sarebbe un evidente cortocircuito intellettuale ed etico.
E allora come può la più grande azienda italiana di combustibili fossili entrare nella scuola pubblica per insegnare a prendersi cura dell’ambiente?

Eppure questa assurdità non è stata così palese all’Associazione Nazionale presidi che nel gennaio 2020 ha stretto un accordo con ENI per avviare un programma di incontri sulla sostenibilità ambientale per la formazione dei docenti delle scuole italiane. Una notizia che ha ricevuto grandi critiche! Eppure per chi viene da Gela, in Val D’Agri o in località in cui Eni lavora da tempo, questa notizia non è così tanto nuova.

Già da tempo ENI è riuscita ad infilarsi nelle scuole. Era l’anno scolastico 2016-2017 quando per mezzo del progetto “Biodiversità in rete” ENI prevedeva la creazione di una rete telematica tra le scuole primarie di Gela, Ravenna, San Donato Milanese e Pergola per approfondire, in un percorso basato sulla biodiversità, tematiche scientifiche attraverso l’uso delle tecnologie. Il progetto insomma voleva creare una rete tra gli alunni che vivevano in luoghi in cui ENI lavorava per scambiarsi buone pratiche. Ma di questi progetti di formazione ce ne sono anche di più recenti: pensiamo alla recente notizia di ENI di voler aprire una succursale a Gela dell’università di Enna della facoltà di Ingegneria Ambientale.

Noi di A Sud pensiamo che chi insegna come curare l’ambiente o come combattere i cambiamenti climatici non possa essere lo stesso soggetto che ha contribuito alla creazione del problema. Non può essere chi fa profitto con le fonti fossili a parlarci di tutela dei territori. Lo abbiamo detto in tutte le salse!

Quest’anno vogliamo passare dalle parole (che sembrano rimanere inascoltate da parte di ENI) ai fatti!

Mentre ENI chiuderà nuovamente la porta in faccia a chi propone un cambiamento, trincerandosi in una retorica ambientalista che ha ben poco di reale, durale l’assemblea degli azionisti del 12 Maggio, noi proponiamo un’alternativa a questa retorica!

Proprio in uno dei territori più colpiti dalle attività estrattive di ENI, la Val d’Agri in Basilicata, daremo vita ad un progetto di vera formazione sul cambiamento climatico e la sostenibilità ambientale.

Perché semplicemente non possiamo lasciare nella mani di ENI l’educazione ambientale di ragazzi e ragazze!

Il progetto si rivolgerà agli insegnanti e prevederà attività di formazione e di coinvolgimento degli studenti e delle studentesse! Vogliamo creare un’alternativa, vogliamo dare una possibilità di scelta alle insegnanti e agli insegnanti che vogliono occuparsi di educazione ambientale! Mai come quest’anno c’è necessità di tornare nelle scuole, di ripartire dall’educazione, di tornare a rivendicarla come strumento politico, occorre ripartire dai più piccoli per provare a cambiare le cose.

Clicca qui e scopri di più sul progetto Fossil Free School!

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