Nella giornata internazionale dell’educazione vogliamo riportare alcuni dati sul comparto dell’educazione in Europa e in Italia.

Come associazione ambientalista, ci impegniamo in numerosi progetti di formazione ed educazione ecologista all’interno delle scuole, coprendo aree geografiche a noi vicine come il quartiere di Torpignattara, a Roma, passando per il centro, in Abruzzo, fino alle isole, con progetti in Sicilia, incidendo in maniera positiva sulle aree di intervento, laddove la povertà educativa è un fenomeno più evidente che altrove. Grazie alla co-progettazione con le realtà locali, il mondo istituzionale, l’associazionismo e i comitati spontanei riusciamo ad affrontare in maniera trasversale la multifattorialità della povertà educativa. Vulnerabilità ambientale e climatica, fragilità economiche e sociali, mancanza di opportunità educative sul territorio: grazie alle sinergie con tutti gli attori coinvolti nella “comunità educante”, costruiamo saperi e abbattiamo le disuguaglianze.
Grazie al lavoro tra queste realtà, i temi dell’uguaglianza, dell’inclusione, della sostenibilità ambientale e dei diritti sono diventati azioni concrete, progetti e programmi che trovano applicazione ogni giorno. La sfida più grande che incontriamo è sicuramente rappresentata dalla crisi climatica che stiamo vivendo: le condizioni ambientali e gli impatti climatici sempre più frequenti e pervasivi incidono in maniera decisiva sugli aspetti dello sviluppo in età pre-scolare e scolare.

Dunque, dalla materna alle scuole secondarie, ci occupiamo di formazione, proponendo attività in aula e attività extrascolastiche outdoor, riqualificazione degli spazi esterni e progetti di monitoraggio delle matrici ambientali, oltre che formazione per i docenti stessi.

Alcuni dati sul comparto dell’educazione in Europa e in Italia

Nel 2020 i paesi Ue hanno destinato complessivamente oltre 670 miliardi di euro al comparto dell’istruzione. Ovvero circa il 5% del prodotto interno lordo europeo dello stesso anno. L’Italia ha speso il 44,3% del Pil, restando al di sotto della media europea, seppur con un miglioramento rispetto al 2019. Nel corso di questo decennio, il nostro paese dovrà affrontare gli effetti dei cambiamenti prodotti dalle diverse crisi che si sono succedute negli ultimi anni, dall’emergenza pandemica a quella energetica.

Anche di fronte a tali mutamenti l’Unione europea ha fissato un nuovo quadro di obiettivi sempre più sfidanti sull’istruzione. Sette target che includono l’abbattimento dell’abbandono scolastico, l’aumento dei laureati, l’estensione dei servizi per l’infanzia e il miglioramento dei risultati scolastici.

A tal proposito, un grande contributo dovrebbe arrivare dal Pnrr, che prevede 216 nuove scuole che verranno finanziate con un miliardo e 189 milioni, di cui il 42,2% destinati al Mezzogiorno. L’obiettivo è di rendere gli istituti più innovativi, sostenibili, sicuri e inclusivi, ma soprattutto in grado di rispondere ai bisogni educativi e sociali di quelle realtà più a rischio povertà educativa.

Secondo l’ultimo report di Legambiente “Ecosistema Scuola XXII edizione”, non mancano i rischi: la qualità diffusa delle scuole che vede dei miglioramenti troppo lenti, che rischiano, in assenza di interventi diffusi e rapidi, di non superare mai il cronico stato di emergenza.

Negli ultimi 5 anni, nelle città capoluogo, sono state edificate nuove scuole per un totale di 45 edifici, incidendo ancora poco sul reale fabbisogno di riqualificazione e messa in sicurezza, tanto che si rileva una necessità di interventi urgenti per più del 30% degli edifici.

Il fattore tempo è determinante ora più che mai: la crisi energetica ha generato un aumento dei costi dei materiali che rischia di bloccare cantieri già in essere e programmati per sforamento di budget. Il caro energia, inoltre, rende particolarmente complessa la questione dell’efficientamento energetico degli edifici scolastici. Ad oggi, quasi il 60% delle scuole appartengono alle ultime due classi energetiche a fronte di uno scarso 6%, che è in classe A e B. I finanziamenti rilasciati nel tempo mostrano qualche timido miglioramento, che non scardina però gli storici problemi legati ai divari territoriali, alla qualità dell’edilizia e dei servizi e alle priorità infrastrutturali di messa in sicurezza antisismica e efficientamento energetico. Sono soprattutto le amministrazioni del Sud che hanno bisogno di interventi: quasi il 37% delle scuole nel Meridione necessita di interventi urgenti, mentre quelle delle Isole hanno urgenza di intervenire su oltre la metà degli edifici e al Nord nel 23% dei casi.

In aumento di quasi due punti rispetto al 2019, invece, la percentuale che riguarda gli edifici in cui sono stati realizzati interventi di efficientamento energetico. Anche qui c’è un’ampia forbice fra il Nord (21,2%), il Centro e il Sud (entrambi al di sotto del 15%) e le Isole con uno scarso 5,8%. Sempre secondo Legambiente, la situazione si rovescia se analizziamo il dato degli edifici in cui si utilizzano fonti di energia rinnovabile, mediamente presenti nel 21,8% delle scuole. Notiamo infatti, il 29,4% di presenza di fonti rinnovabili al Sud, 22,1% al Centro, 20,6% al Nord e 17% nelle Isole.

Alla luce di questi dati ci sembra ancora più importante il lavoro portato avanti nell’individuare le aree di intervento. Ciò che proviamo a costruire come associazione ambientalista è, infatti, una progettazione di lungo termine proprio dove la povertà educativa si fa più sentire. Per questo stiamo sviluppando progetti con le nostre  sedi operative nel Mezzogiorno, e in particolare in Sicilia, tra la provincia palermitana e catanese. In Abruzzo, invece, come CDCA, abbiamo istituito uno sportello di formazione che si presta a progetti di educazione ecologica nelle scuole.

E su questa scia, il nostro ultimo progetto, Campioni di Natura, è stato selezionato insieme ad altri dieci in tutta Italia, dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per la realizzazione, all’interno delle Istituzioni scolastiche, di progetti educativi che ampliano l’offerta formativa per le scuole e i territori con attività outdoor che permettono di affrontare il tema della crisi climatica e ambientale attraverso attività esperienziali.

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