La comunità educante è un tessuto di relazioni solidali e collaborazioni, costituito e sostenuto da tutte quelle realtà che vivono e operano in un territorio specifico e che riconoscono la responsabilità condivisa di abitarlo e che hanno come obiettivo primario la lotta alla povertà educativa e la crescita culturale, sociale ed educativa delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi e degli stessi adulti.

Una rete formata da genitori, docenti, alunne e alunni, personale scolastico, organizzazioni non governative, istituzioni locali, associazioni culturali e sportive, religiose, fino ad arrivare ad alcune aziende.

La comunità educante è aperta, inclusiva, informale, costituita da processi di collaborazione di diversi soggetti locali in relazione tra loro, in un’ottica orizzontale, basata su un lavoro di rigenerazione delle relazioni. Si prende cura delle attività e delle risorse di cui dispone, promuove proposte e interventi trasformativi.

Il contrasto alla povertà educativa, quindi, nasce proprio dalla comunità educante che ruota attorno alle giovani e ai giovani e che non le/li relega ad essere solo le adulte e gli adulti di domani, ma agenti primari di cambiamento e che cresce con loro, che si fa educare da loro restando fortemente legata al fondamento che «Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini ( e le donne, NdR.) si educano insieme, con la mediazione del mondo».

L’azione della comunità educante, con al centro il nucleo basilare della scuola, agisce mitigando fenomeni molto presenti in Italia come la dispersione scolastica e i NEET (Neither in Employment or in Education or Training) ragazze e ragazzi che non studiano e non lavorano.

Una comunità educante funzionante deve far parlare tutti i soggetti coinvolti e necessariamente, quindi, deve adottare forme ibride di comunicazione e relazioni che attuino un decentramento dei soggetti stessi in favore dell’obiettivo comune.  Infatti la comunità educante così come il suo attore principale, la scuola, mette insieme diversità che non inficiano l’obiettivo finale dell’educazione e anzi, lo valorizzano.

Proprio grazie all’azione della Comunità educante si possono intraprendere percorsi di scienza partecipata e condivisa, per monitorare e scoprire qualità dell’aria, dei suoli, delle acque e della biodiversità, di outdoor education, di economia circolare, percorsi che hanno le scuole come centro della comunità, come calamita per gli altri soggetti del territorio: genitori, associazioni del Terzo Settore, istituzioni locali, istituti religiosi, associazioni sportive, spazi sociali. Le scuole che co – progettano insieme a questi soggetti percorsi di educazione, sensibilizzazione, studio, ma anche progetti pilota, come ad esempio la nascita delle comunità energetiche che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità.

La comunità educante è quindi il volano per trasformare la conoscenza sulle cause e sugli effetti delle crisi climatiche in azione duratura, è essenziale per coinvolgere direttamente le giovani generazioni,  monitorando il cambiamento climatico nei loro territori attraverso una varietà di strumenti, dalla raccolta di storie legate alla memoria, alla partecipazione alla citizen science, fino alla mappatura degli eventi meteorologici estremi.

 

Per approfondire:

Iscriviti alla nostra newsletter!