Sveglia! È il momento di salvare il pianeta
“Sveglia! È il momento di salvare il pianeta”. Questo lo slogan, in inglese e polacco, sullo striscione d’apertura della Marcia per il clima che ha affollato ieri le gelide strade di Katowice, in Polonia, dove è in corso da lunedì scorso la 24° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
In Polonia come in un’altra ventina di paesi l’8 dicembre è stata scelta come data su cui far confluire manifestazioni e azioni volte a denunciare la mancanza di ambizione dei governi riuniti per definire il piano per attuare l’Accordo di Parigi. Che però sembra ancora molto lontano.
A Katowice migliaia di persone hanno sfilato pacificamente con mascherine, cartelli e striscioni colorati tra i palazzoni in cemento armato delle strade del centro, circondate da un impressionante dispiegamento di forze armate. Il clima di militarizzazione e la scelta di reprimere la protesta sociale erano del resto evidenti già prima dell’inizio del vertice. La polizia polacca ha intensificato nelle settimane precedenti i controlli per entrare nel paese, e prima del corteo alcuni autobus che portavano a Katowice i manifestanti da altre città sono stati fermati e sottoposti a perquisizioni approfondite. Durante la marcia tre attivisti, di cui uno liberato poco dopo, sono stati trattenuti dalle forze dell’ordine. La polizia ha circondato la coda del corteo impedendo ad un centinaio di manifestanti di continuare a marciare. In solidarietà con gli arrestati, la marcia si è fermata nei pressi della sede ufficiale della Cop, dove è rimasta fino alle 16, per poi disperdersi senza raggiungere il punto d’arrivo previsto. Una parte del corteo si è diretta verso il comando di polizia, per chiedere la liberazione dei due attivisti ancora in fermo.
Ad intervenire durante il percorso i rappresentanti di movimenti, organizzazioni e network sociali provenienti da tutto il mondo. Dall’America Latina all’Asia, dall’Africa all’Europa, gli interventi hanno collegato la sfida climatica alle battaglie in corso per cambiare modello agricolo, abbandonare i fossili, proteggere i suoli e la biodiversità, modificare gli stili di vita individuali. Ma il grande protagonista, negli slogan sui cartelli come negli interventi dei tanti attivisti polacchi, è ancora lui: il carbone. Per le organizzazioni locali infatti la battaglia per salvare il clima non può che passare per la scelta di abbandonare il più inquinante tra i combustibili fossili, che copre ancora l’80% della produzione di energia elettrica nazionale.
Scelta che però il governo guidato da Duda non ha alcuna intenzione di fare.
Un cartello tra i più fotografati, tenuto in mano da una ragazza giovanissima con indosso una maschera antigas recitava “Welcome to the Coal24”, la Cop del carbone. Difficile darle torto, considerato chi sono i main sponsor dell’appuntamento. Basta scorrerli per avere un’idea precisa di quanto la tradizione carbonifera del paese sia presente nelle stanze della conferenza. Tra i principali sponsor ci sono tre delle maggiori compagnie carbonifere pubbliche. La JSW, principale produttrice europea di carbone da coke, la PGE, proprietaria della centrale a carbone più grande del continente, quella di Bełchatów, e la Tauron. I tre colossi energetici, ancorati saldamente al carbone, portano alla Cop24 tutto il peso delle lobby dell’energia fossile, che tendono puntualmente a fiaccare gli sforzi, già esigui, verso un’ efficace azione di riduzione della Co2.
“Le proteste non finiscono qui” gridano gli organizzatori dal camion che guida il corteo, “nei prossimi mesi sarà necessario continuare ad attivarsi per indurre il governo a rinunciare al carbone”. E lo stesso dovranno fare i movimenti per la giustizia climatica negli altri paesi, se vogliamo avere una speranza di invertire la rotta nei prossimi 12 anni e non rischiare, come dice l’IPCC, che sia ormai troppo tardi.