Al via la prima causa legale contro lo Stato sui cambiamenti climatici: anche l’Italia chiede giustizia e politiche più ambiziose.

Quale regalo migliore potevano fare associazioni, cittadini e comitati territoriali attivi da anni sulle questioni ambientali per il giorno mondiale dell’ambiente, se non annunciare l’avvio della prima causa legale contro lo Stato Italiano per l’inazione rispetto ai cambiamenti climatici?

In questi mesi, mentre i politici italiani facevano battute sul riscaldamento globale confondendo meteo e clima e mettendo in mostra la propria ignoranza a suon di tweet, i promotori della Campagna Giudizio Universale, comprendendo la situazione di emergenza climatica esistente, hanno individuato i responsabili e hanno deciso di sfidarli per chiedere il riconoscimento dei rischi che i cambiamenti climatici pongono al rispetto dei diritti umani fondamentali. In continuità con gli oltre mille contenziosi climatici presenti a livello globale – si pensi per esempio al caso olandese in cui i cittadini e la fondazione Urgenda hanno vinto il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna, imponendo al governo di rivedere le proprie politiche climatiche – i cittadini italiani hanno deciso di fare lo stesso.

Gli studi scientifici e gli stessi documenti ministeriali italiani parlano chiaro: non prenderli sul serio sarebbe un errore di sottovalutazione irrimediabile. L’Italia, che è parte del cosiddetto gruppo dei Paesi sviluppati, e che è quindi tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra a livello globale, nel 2017 aveva ridotto le proprie emissioni di appena il 17.4% rispetto al 1990. Dal 2015, le nostre emissioni stanno diminuendo talmente poco da sembrare pressoché stabili. È di pochi mesi fa la pubblicazione di ISPRA che specifica che, con le politiche attuali, l’Italia non riuscirà a raggiungere neanche l’obiettivo (poco ambizioso) definito in ambito europeo per il nostro Paese, ovvero di ridurre entro il 2030 del 33% le emissioni di gas serra del settore non-ETS rispetto al 2005.

E se per le istituzioni la soluzione sono la SEN (Strategia Energetica Nazionale, 2017) e la proposta di Piano Energia e Clima (2018), dobbiamo essere ancora più preoccupati.
I target di riduzione delle emissioni elaborati nei due documenti per il futuro sono del tutto insufficienti rispetto a quanto la comunità scientifica ci chiede per sperare di avere qualche probabilità di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia cruciale di +1.5°C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo l’analisi commissionata dalla European Climate Foundation, anche la proposta di Piano Nazionale Energia e Clima infatti, ultimo documento strategico in termini di politiche climatiche, è di gran lunga troppo poco ambiziosa.
Eppure, gli impatti dei cambiamenti climatici sono sempre più tangibili. Alberi caduti a terra come tessere del domino, precipitazioni così intense da creare disagi su tutto il territorio, trombe d’aria che evocano uragani di terre lontane: sono queste le immagini che mostrano l’effettiva vulnerabilità dell’Italia ai cambiamenti climatici.

E cosa ci aspetta per il futuro?

Secondo quanto specificato dallo stesso Ministero dell’Ambiente nel Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia l’incremento delle temperature, la maggior frequenza di eventi meteorologici estremi e la riduzione delle precipitazioni annuali medie e l’innalzamento dei mari, si tradurranno sia sui territori in termini di perdita di aree costiere, di ghiacciai e di copertura nevosa, sia in impatti diretti su specifici settori come l’agricoltura, la produzione alimentare, il turismo e il patrimonio culturale. Anche ENEA, a luglio dello scorso anno, lanciava l’allarme sulla possibilità di perdere decine di chilometri quadrati di territorio entro fine secolo proprio a causa dell’innalzamento del Mar Mediterraneo.
A fronte dei moniti scientifici, riconosciuti tra l’altro anche dalle istituzioni, a fronte della mobilitazione della società civile che negli ultimi mesi è scesa in piazza anche in Italia per manifestare rispetto alla crisi climatica, a fronte del colpevole silenzio e inazione dello Stato italiano, Giudizio Universale rappresenta un passo in più: vogliamo portare lo Stato in Tribunale affinché non possa più restare in silenzio, affinché sia costretto a riconoscere la gravità della situazione e la necessità di prendere provvedimenti e tagliare subito le emissioni.
E vogliamo che sia la causa di tutti, che sia l’intera società civile italiana a chiedere allo Stato di agire subito: per questo abbiamo lanciato sul nostro sito una petizione per condividere l’iniziativa e attivarsi nella campagna.

Maggiori informazioni qui: www.giudiziouniversale.eu

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