Ancora una volta ad essere al centro di cronache ambientali è la provincia di Pavia, registrati solo nell’ultima estate ben quattro episodi sospetti.

Questa volta è successo nei pressi di un capannone abbandonato di 2000 metri, ma adibito probabilmente allo stoccaggio rifiuti. Il traffico notturno di mezzi pesanti nella zona esaspera grandi sospetti, scalza i complottisti, inasprisce lo stato d’animo di chi ha coscienza che “casa sua” si stia trasformando nel baluardo dell’illecito.

In molti ormai parlano di “terra dei fuochi lombarda”, materiali plastici, innumerevoli pneumatici nello specifico, vengono dati alle fiamme come se fosse il naturale mezzo per sbarazzarsi del rifiuto. Solo pochi giorni fa un impressionante incendio, proveniente dalla strada provinciale 31 tra Corteolona e Genzone ha creato un’altissima colonna di fumo nero che ha ricoperto la settimana scorsa quasi tutta la Bassa Pavese, tuttavia non è ancora riuscita ad annebbiare la coscienza di chi sta andando avanti su questa strada criminosa.

Il caso della terra dei fuochi è divenuto quasi un modello economico che è stato esportato in tutta Italia, nello specifico lo scorso luglio un’inchiesta relativa all’incendio alla Trailer Rezzato (Brescia) rivelò il coinvolgimento anche di alcuni dipendenti di Herambiente, A2A e Aral. Il pentito Perrella stesso ritenne il nord Italia troppo congestionato dai rifiuti tossici, fu scelto il meridione dunque come nuova discarica dei veleni. A riprova di tutto questo l’operazione ECO aveva messo alla luce che dal 1994 al 1996 che migliaia di rifiuti speciali provenienti da metalli pesanti provenienti da Piemonte e Lombardia avevano destinazione tra il centro e sud Italia, chiaramente tramite l’intermezzo criminale. A questo punto poco importa se ancora qualcuno chiami l’Italia il Bel Paese, evidentemente la Giustizia, il governo, la politica dovrebbero tutelare tutti noi perché questo attributo sia ancora veritiero e non artificioso.

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