L’accordo sul nuovo Patto migrazioni e asilo ha soddisfatto le alte cariche europee ma non le Ong e l’Ungheria di Orbán (per motivi diversi). In un clima che vira sempre più a destra, l’OIM ha presentato le sue raccomandazioni alle presidenze belga e ungherese che guideranno quest’anno il Consiglio europeo.

Lo scorso 20 dicembre, dopo anni di stallo, Consiglio e Parlamento europeo hanno trovato un accordo sul nuovo Patto migrazioni e asilo, che le parti si sono impegnate ad adottare formalmente entro la primavera, ossia prima delle elezioni europee, fissate a giugno. Si tratta di un pacchetto di leggi per riformare le politiche migratorie europee, sia in una dimensione interna (gli ingressi nell’UE) che esterna (strategie e accordi con Stati terzi per ridurre i flussi verso l’Europa), con l’obiettivo di promuovere una governance più forte e integrata in materia. Figure apicali delle istituzioni europee hanno da subito dichiarato che il 20 dicembre 2023 passerà alla storia. “Il giorno in cui l’Ue ha raggiunto un accordo storico su una nuova serie di regole per gestire la migrazione e l’asilo. L’Europa ha sfidato ancora una volta le probabilità. Sono molto orgogliosa del fatto che con il Patto su migrazione e asilo abbia prodotto e fornito soluzioni“, è stato il commento della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Per Ursula von der Leyen, alla guida della Commissione europea, “Questo Patto sulla migrazione e l’asilo garantirà una risposta europea efficace a questa sfida europea. Ciò significa che saranno gli europei a decidere chi verrà nell’Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti. Significa proteggere chi ha bisogno”. Di successo ha parlato anche il governo italiano. “Un superamento del Patto di Dublino in senso solidale”, è quanto sostenuto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Eppure di fatto, sebbene siano state introdotte delle deroghe (ricongiungimenti familiari, conoscenza della lingua di un Paese, motivi di studio), il nuovo Patto non va a modificare il principio cardine del Regolamento di Dublino, secondo il quale i migranti possono chiedere asilo solo al primo Paese di arrivo nell’Unione europea.

Cosa prevede più nello specifico il nuovo Piano migrazioni e asilo?

Maggiori controlli sui migranti in arrivo alle frontiere dell’UE, centri di detenzione vicino ai confini per rimandare indietro più rapidamente chi non ha diritto all’asilo, nonché la possibilità per gli Stati di pagare per rafforzare le proprie frontiere. Sono 5 i pilastri legislativi del Piano che riguardano:

  1. La gestione dell’asilo e migrazioni. Gli Stati membri dell’UE, attraverso il cosiddetto meccanismo di “solidarietà obbligatoria”, potranno scegliere se partecipare ai ricollocamenti dei richiedenti asilo nel loro territorio o se versare contributi finanziari di 20 mila euro per ogni mancato ricollocamento ai Paesi considerati sotto pressione migratoria.
  2. Le risposte alle crisi migratorie, che prevedono l’adozione di norme eccezionali e che renderanno le autorità nazionali più libere nell’applicare misure più severe alle frontiere, e la strumentalizzazione dei migranti, ossia le iniziative da intraprendere nel caso in cui un Paese terzo sfruttasse i flussi migratori danneggiando un Paese dell’Unione europea con cui confina. 
  3. Le richieste di asilo esaminate più velocemente. Riguardano ad esempio una procedura di confine applicata a determinate categorie di migranti, come coloro che dichiarano il falso alle autorità, considerati un pericolo per la sicurezza, o perché arrivano da Paesi (non ritenuti pericolosi) ai cui cittadini non viene di solito concesso l’asilo. 
  4. Le nuove regole per l’accertamento dell’identità con screening per la raccolta di informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagini del volto per le persone migranti dai 6 anni (soglia di età abbassata rispetto ai 14 anni). Queste persone dovranno essere a disposizione delle autorità, che con il compito di effettuare i controlli potranno detenerli.

I controlli sanitari e di sicurezza obbligatori per le persone che entrano irregolarmente nell’UE.

Il nuovo impianto legislativo rafforzerà la fortezza Europa, ecco perché non piace alle Ong

Nonostante i principi evocati, dalla solidarietà alla distribuzione delle responsabilità, il Patto prevede una serie di meccanismi che renderanno ancora più complesse le modalità di accesso nell’UE di richiedenti asilo e rifugiati, con il rischio di vedere sempre più persone intrappolate in procedure e strutture di frontiera, che offrono minori garanzie, invece di ricevere una valutazione equa e completa delle proprie richieste. Inoltre, è previsto un rafforzamento dell’esternalizzazione delle frontiere per la gestione dei flussi migratori, come già fatto d’altronde in passato con Libia, Turchia e Tunisia o più recentemente con l’accordo di cooperazione tra il governo Meloni e l’Albania. Va altresì evidenziato che l’intesa è arrivata in un momento in cui il dibattito politico ha fortemente strumentalizzato la narrazione sugli arrivi dei migranti in Europa. Sebbene secondo i dati dall’agenzia europea Frontex nel 2023 gli ingressi nell’Unione europea, principalmente attraverso la rotta del Mediterraneo, sono stati circa 355 mila, il 17% in più rispetto allo scorso anno, va chiarito che nei fatti si tratta di un numero irrisorio che equivale allo 0,07% della popolazione dell’Unione europea (di circa 448 milioni). 

Sono diverse le Organizzazioni non governative (Ong) che hanno evidenziato proprio l’aspetto più securitario del Piano a scapito dell’accoglienza e di politiche più umanitarie. Per Amnesty International Questo accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Unione europea. Dal modo in cui le persone verranno trattate dai paesi extra Unione europea, al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Unione europea, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza”. Inoltre, con una nota congiunta le Ong, in prima linea nei salvataggi in mare, come Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone, Salvamento Maritimo Humanitario e Sos Humanity hanno affermato che “Il nuovo patto Ue sulla migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare: L’esito dei negoziati legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane”. Rischi maggiori anche per i minori, soprattutto non accompagnati (nel nuovo Patto viene eliminata l’importanza di ricongiungersi con le famiglie). È quanto denunciato nel comunicato di Save the Children. L’Organizzazione internazionale, da anni impegnata nella lotta dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ritiene infatti che il Patto andrà a normalizzare le violazioni dei diritti e porterà a sistematizzare la detenzione dei minori ai confini dell’UE, minando il loro giusto accesso all’asilo o altre forme di protezione, nonché alla possibilità di accedere all’istruzione, alla sanità, all’alloggio, al supporto psicosociale come qualsiasi altro minore.

Il no dell’Ungheria

Per ragioni radicalmente opposte, il Piano non piace neanche all’Ungheria (così come alla Polonia), nota per le sue posizioni anti-migranti, che ha rifiutato l’accordo principalmente in virtù del meccanismo di solidarietà. Riguardo al governo ungherese a preoccupare al momento è anche lo scenario che vede il Presidente Viktor Orbán coprire ad interim la carica di Presidente del Consiglio dell’UE al posto del belga Charles Michel, intenzionato a candidarsi alle prossime politiche europee. Nel caso in cui quest’ultimo (a giugno) venisse eletto sono previste le dimissioni immediate, lasciando così la carica alla presidenza di turno del Consiglio dell’UE (da luglio in mano all’Ungheria) qualora non fosse subito trovato un accordo sul suo sostituto. Una prospettiva questa che spaventa anche in vista dell’approvazione definitiva del Piano su migrazioni e asilo.

Le raccomandazioni dell’OIM alle presidenze belga e ungherese del Consiglio dell’UE

In questo scenario, l’OIM, lOrganizzazione internazionale per le migrazioni, ha presentato le sue raccomandazioni, suddivise in quattro capitoli, che riflettono lo spirito di cooperazione necessario per garantire una migrazione sicura, ordinata e regolare. Nel I Capitolo “Adottare il nuovo patto su migrazione e asilo” le presidenze belga e ungherese vengono incoraggiate affinché l’adozione e l’attuazione del Piano portino a una risposta più prevedibile, coordinata e umana in tutte le dimensioni della migrazione e dell’asilo. È nel II Capitolo “Sbloccare il potenziale dei migranti e sfruttare i vantaggi dei percorsi regolari per tutti” che si rimanda a proposte legislative in grado di migliorare percorsi regolari di dialogo con i Paesi partner e con le piccole e medie imprese, ricordano che i mercati del lavoro dell’UE stanno subendo dei mutamenti dovuti a cambiamenti demografici e tecnologici. Inoltre, viene rimarcato che percorsi regolari sono fondamentali per sostenere l’integrazione, il reinserimento e la coesione sociale, creando opportunità per migranti, diaspore, comunità e datori di lavoro. 

Centrale, data la gravità della portata del collasso climatico che stiamo vivendo e il conseguente intensificarsi delle crisi umanitarie, nonché del sovrapporsi di clima e mobilità forzata con conflitti e fragilità, è il III Capitolo indirizzato a “Sviluppare soluzioni integrate per la mobilità climatica”. L’OIM sottolinea l’urgente bisogno di fornire soluzioni che possano: garantire alle persone che si trovano nelle aree vulnerabili ai climatici una vita sicura, prospera e dignitosa, dare assistenza e protezione alle persone sfollate a causa dei disastri climatici, nonché sostenere spostamenti in modo sicuro e regolare per adattarsi al caos climatico. Va richiamato che l’accordo sul Patto migrazioni e asilo è arrivato a chiusura di un anno, il 2023, che si conferma, secondo il Servizio europeo relativo ai cambiamenti climatici, Copernicus, il più caldo dal 1850, con l’aumento della temperatura media globale vicina alla soglia di sicurezza di 1,5°C. 

In questa cornice di emergenza climatica e umanitaria, l’OIM invita a promuovere:

  1. l’adattamento ai cambiamenti climatici per consentire decisioni consapevoli sulla mobilità umana da parte di individui, comunità e governi, dando priorità alle azioni di prevenzione e riduzione dei rischi, per offrire alle persone la scelta di restare nelle loro comunità di origine in dignità e sicurezza, attraverso sistemi di allarme precoce e azioni tempestive che raggiungano tutti, nonché facilitare una migrazione sicura, ordinata e regolare e migliorando le opportunità per percorsi migratori regolari nel contesto del cambiamento climatico;
  2. l’utilizzo di finanziamenti per il clima per sostenere l’adattamento nelle comunità e le persone in situazioni di vulnerabilità climatica, compresi migranti e sfollati. Consentire agli stakeholder di interagire con i mercati dei capitali per integrare i finanziamenti provenienti dalla finanza privata per affrontare le sfide e le opportunità legate alla migrazione nel contesto del cambiamento climatico;
  3. l’integrazione della mobilità umana nelle misure delle aree politiche chiave del Green Deal Europeo, come il ripristino degli ecosistemi e la biodiversità;
  4. il coinvolgimento dei Paesi partner più vulnerabili agli impatti climatici per affrontare la mobilità climatica, anche attraverso dialoghi bilaterali e multilaterali per migliorare la governance dei movimenti transfrontalieri;
  5. una risposta globale per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute, tra i quali: la salute mentale e il benessere psicosociale, la perdita delle conoscenze mediche tradizionali e culturali.

Infine, il IV Capitolo mira a promuovere il ritorno sicuro e dignitoso e la reintegrazione sostenibile delle persone migranti, incoraggiando il dialogo con i Paesi di origine e migliorando le conoscenze attraverso la raccolta dati, il monitoraggio e la valutazione, nonché la condivisione delle lezioni apprese.

In vista dell’approvazione del Piano migrazione e asilo è chiaro che in un contesto europeo dove soffiano venti sovranisti e di destra e in un contesto geopolitico europeo (e internazionale) sempre più difficile, per i conflitti in corso così come per gli eventi (in)naturali estremi legati ai cambiamenti climatici, è più che mai necessario tenere alta l’attenzione sull’operato dei singoli governi così come dell’Unione europea nel garantire il rispetto dei diritti umani delle persone migranti, premessa imprescindibile per una giusta ed equa gestione delle politiche migratorie.

Source: https://unipd-centrodirittiumani.it/

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