Genere e cambiamento climatico: l’emergenza climatica pesa di più sulle donne
L’emergenza climatica pesa di più sulle donne
L’impatto dei cambiamenti climatici varia rispetto al genere.
Le donne sono più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico perché costituiscono la maggioranza della popolazione povera del mondo e, per il loro sostentamento, dipendono fortemente dalla risorse naturali. Hanno meno accesso degli uomini a risorse (acqua terra, credito, input agricoli), strutture politiche, tecnologia, formazione e servizi di estensione che migliorerebbero la loro capacità di adattarsi al cambiamento climatico. Inoltre, devono affrontare barriere sociali, economiche e politiche che limitano la loro capacità di affrontare l’emergenza climatica.
Secondo un report di United Nations Women “Tackling Violence against women and girls in the context of climate change” la violenza contro le donne e le ragazze e il cambiamento climatico sono due delle più pressanti emergenze globali del nostro tempo. La violenza contro le donne è una delle violazioni dei diritti umani più diffusa e pervasiva al mondo. Più di 1 donna su 3 nel corso della sua vita subisce una violenza. Il cambiamento climatico minaccia la sostenibilità del nostro pianeta con impatti sociali, culturali, economii, sanitari e sui diritti umani di portata devastanti, colpendo fortemente donne e ragazze, specialmente all’interno dei gruppi più emarginati, risulantdo così un aggravante delle diverse forme di violenza contro le donne. La violenza contro le donne costituisce un grave rischio per gli sforzi di mitigazione, adattamento e costruzione della resilienza contro l’emergenza climatica. Allo stesso tempo, mentre il cambiamento climatico peggiora l’incidenza della violenza di genere, l’incapacità di affrontare i rischi e le sfide a cui questa è legata nell’azione per il clima può aggravare i rischi per la sicurezza di donne e ragazze e il diritto a una vita libera dalla violenza.
Le donne e le ragazze sono più dipendenti dalle risorse naturali e dal lavoro agricolo e hanno la responsabilità primaria della raccolta di acqua, legna da ardere e cibo. Secondo il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021, circa 230 milioni di persone, per lo più donne e ragazze, impiegano più di 30 minuti a viaggio per raccogliere l’acqua da fonti lontane da casa. Secondo i dati raccolti in 61 paesi, donne e ragazze sono responsabili del trasporto di acqua in otto famiglie su dieci. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha calcolato che il tempo trascorso dalle donne per trasportarel’acqua ogni giorno equivale a 200 milioni di ore, o 8,3 milioni di giorni, o 22.800 anni. Il graduale degrado ambientale costringe a un aumento del tempo di percorreza esponendo più a lungo le donne a possibili violenze.
L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha raccolto informazioni su come l’emergenza climatica e i disastri meteorologici aumentino i tassi di violenza e le condizioni di vulnerabilità di donne e ragazze, attraverso l’analisi di alcuni casi studio relativi a catastrofi naturali.
Disastri ambientali indotti dal clima come le tempeste tropicali, gravi inondazioni e frane, espongono le donne a rischi maggiori in termini di violenza ( stupro, aggressioni, molestie, traffico e sfruttamento sessuale). A Porto Rico, dopo l’uragano Maria nel 2017, c’è stato un aumento del 62% delle richieste di servizi per le sopravvissute. A Vanuatu, dopo due cicloni tropicali nel 2011, c’è stato un c’è stato un aumento del 300% dei casi di violenza domestica segnalati al Tanna Women’s Counselling Centre. Una ricerca sul campo condotta in Bangladesh dopo il ciclone Sidr nel 2007 ha dimostrato un aumento del tasso di tratta nei distretti colpiti dal disastro. Nello Yemen, il cambiamento climatico, la guerra e le restrizioni pandemiche hanno portato a un moltiplicarsi degli impatti di di violenza di genere nei campi profughi. Tra questi, sono state notate molestie sessuali e aggressioni presso i punti di approvvigionamento dell’acqua.
Quando le donne difensori dei diritti umani ambientali intraprendono azioni per proteggere le risorse come terra, acqua, natura, comunità e si battono per la difesa dei diritti umani dai danni ambientali e dagli impatti climatici, spesso con grande rischio personale, la discriminazione di genere e gli sterotipi possono portare alla loro marginalizzazione.
Le donne e le ragazze dovrebbero ricoprire un ruolo cruciale come agenti di cambiamento nell’azione per il clima grazie alla loro conoscenza dei bisogni e delle priorità della comunità nella costruzione di una resilienza a tutti livelli. In tutto il mondo, le organizzazioni per i diritti delle donne e le attiviste dei diritti umani ambientali delle donne hanno hanno intrapreso azioni per proteggere la natura, la terra, le comunità e i loro diritti umani dai danni ambientali e dagli impatti del clima. Tuttavia, ci sono numerosi ostacoli alla loro azione: anche negli spazi democratici la voce delle donne è sotto utilizzata e sottovalutata. Le donne difensori dei diritti umani ambientali sono particolarmente vulnerabili alle crescenti minacce e atti di violenza di genere, tra cui stigmatizzazione e femminicidio. I rischi sono maggiori per le donne indigene, le donne afro-discendenti, donne anziane, persone LGBTIQ+, donne con disabilità, donne migranti e quelle che vivono in zone rurali, remote, soggette a disastri. Nel 2020, almeno 331 difensori dei diritti umani sono stati uccisi, tra cui 44 donne. Il 69% delle vittime difendeva diritti della terra, dei popoli indigeni e dell’ambiente e il 28% i diritti delle donne. Tra il 2016 e il 2019, sono stati registrati 1.698 attacchi contro attiviste per l’ambiente in Messico e in America Centrale.
Mentre c’è stata una maggiore attenzione internazionale nell’ultimo decennio nel comprendere le politiche di genere all’interno delle azioni contro i cambiamenti climatici, l’impatto del cambiamento climatico sulla violenza contro le donne ha continuato a ricevere poca attenzione. Investire in soluzioni climatiche che potrebbero prevenire e mitigare gli impatti immediati e a lungo termine del cambiamento climatico avrebbe un influenza positiva anche sulla violenza contro le donne. Non si tratta di combattere la violenza di genere e porre un freno ai cambiamenti climatici, ma di favorire la partecipazione delle donne all’interno dei processi decisionali.
Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione su donne, genere, e giustizia climatica esortando le istituzioni dell’UE a tenere conto del diverso impatto che hanno i cambiamenti climatici sulle donne quando si crea una nuova legislazione. L’autrice del rapporto Linnéa Engström, membro svedese del gruppo Verdi/EFA, ha sottolineato l’importanza di prendere in considerazione le differenze di genere in quanto “le donne hanno molte più probabilità di morire rispetto agli uomini durante i disastri naturali”.
Allo stesso tempo l’uguaglianza di genere potrebbe servire da catalizzatore per lo sviluppo sostenibile: le donne non sono solo soggetti vulnerabili ma anche attori e agenti di cambiamento sia in relazione alla mitigazione che all’adattamento.