Da qualche tempo è arrivata in Sicilia la raccolta porta a porta, che teoricamente avrebbe dovuto segnare l’avvio della differenziata e di una gestione più responsabile dei rifiuti.

Teoricamente, perché l’inefficienza del servizio pubblico e la negligenza dei cittadini hanno creato le basi per l’ennesima estate dove, sia in città che in periferia, l’inciviltà incontra il dolo.

Gli incendi sparsi per le aride colline siciliane sono ormai l’appuntamento ricorrente della bella stagione, mentre la campagna di prevenzione parte ogni volta con considerevole ritardo. La forestale è in questi giorni in agitazione perché mancano oltre 45 milioni di euro nei bilanci regionali per il servizio antincendio e la realizzazione dei viali parafuoco.

Intanto i cassonetti di Gela sono i primi a bruciare, dimostrando come la Regione Sicilia non possa aspettare il canonico 15 giugno per fare la prima mossa contro i roghi cittadini e boschivi. Un appuntamento molto atteso è l’incontro tra i capigruppo dell’Assemblea regionale e la Corte dei Conti, che anche quest’anno verterà sui temi dello spreco delle risorse pubbliche in assunzioni equivoche e bonus per un numero esorbitante di porta borse, così come sui servizi che mai sono stati restituiti al cittadino. Intanto, la regione potrebbe beneficiare di 107 milioni di euro da parte dell’Unione Europea per implementare e migliorare la gestione dei rifiuti, ma l’immobilismo di Palazzo d’Orleans e del neo presidente Musumeci ha portato al congelamento del fondo. A sei mesi dall’investitura di Musumeci non è stato ancora approvato un piano regionale dei rifiuti: il Parlamento siciliano ancora una volta rimanda decisioni troppo importanti.

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