Crisi ambientale e migrazioni forzate
Nuovi esodi al tempo dei cambiamenti climatici
Pubblicata la seconda edizione del dossier a cura di Salvatore Altiero e Maria Marano.
Crisi ambientali e migrazioni sono entrambe, in questa epoca storica, tematiche di grande rilevanza in rapporto di paradosso tra loro.
Alle prime, le crisi ambientali, al cui campo è ascrivibile anche la minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, si dedica attenzione minima. Relegate nelle pagine di cronaca solo in occasione di eventi calamitosi, le condizioni ambientali che incidono in maniera drammatica sulla qualità della vita di cittadini e comunità sono assenti dallʼagenda politica e mediatica.
Dallʼaltro lato, ai migranti è invece riservato un posto di rilievo nelle preoccupazioni della classe politica e nelle narrazioni giornalistiche, con un approccio che è però miope e criminalizzante. Ad interessare sono soltanto le politiche migratorie, basate non su numeri e dati verifcabili ma sul “rischio percepito” dalla popolazione, creato ad arte dai partiti nazionalisti che ormai ovunque fanno incetta di voti giocando sulla paura. Mai, però, ci si sforza di ragionare sulle cause delle ondate migratorie della nostra epoca. Guerre, certo. Povertà economica. Ma alla base della necessità di abbandonare le proprie terre ci sono sempre più
spesso il degrado dellʼambiente e la distruzione delle economie locali dovuti allʼestrazione delle risorse, alla contaminazione, agli effetti devastanti del riscaldamento globale. Non solo. Spesso i Paesi di arrivo che negano con le proprie politiche di accoglienza i diritti dei migranti sono gli stessi Paesi in cui hanno sede grandi imprese coinvolte in progetti estrattivi, produttivi o infrastrutturali che contribuiscono alla distruzione dei territori da cui la popolazione è forzata a fuggire.
Questo cortocircuito tra responsabilità delle imprese per gli impatti prodotti nei Paesi di provenienza dei migranti – responsabilità che restano invariabilmente impunite – e risposta repressiva nei confronti dei flussi migratori è un altro lampante esempio del paradosso citato allʼinizio.
Lʼassociazione A Sud e il Centro di Documentazione sui Confitti Ambientali si occupano da sempre di confitti ambientali e di mappare e denunciare gli impatti anche sociali delle politiche estrattive e produttive. Dalla nostra prospettiva, contribuire al dibattito in corso aiutando la comprensione delle cause profonde delle migrazioni è divenuto un campo di azione inevitabile.
A tale esigenza risponde il dossier Crisi Ambientali e Migrazioni Forzate, giunto con questa pubblicazione alla sua seconda edizione. Anche questa volta, lʼabbiamo immaginato e costruito come sforzo corale, chiedendo ad attivisti e ricercatori provenienti da diverse branche delle scienze sociali e dellʼattivismo civico di ragionare su specifici aspetti ‒ scientifici, sociologici, legali ‒ legati alle migrazioni e alle loro connessioni con contaminazione, desertificazione, siccità, innalzamento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacciai e con tutti i processi che deteriorano gli equilibri ecologici di ecosistemi e territori danneggiando in maniera diretta anche chi li abita. A tutti gli autori e ai due curatori del report va il nostro ringraziamento per questa opera vasta e necessaria.
La prima edizione, pubblicata nel 2016, ha raccolto attorno a sé attenzione e riscontri insperati. Nel febbraio scorso, con una sentenza storica, una giudice del Tribunale de LʼAquila, Roberta Papa, ha accolto la richiesta dʼasilo per motivi ambientali e riconosciuto la protezione umanitaria a un cittadino del Bangladesh costretto ad abbandonare il proprio territorio a causa di un’alluvione. È uno dei primi casi di accoglimento di questo tipo di istanze in Italia. Nelle motivazioni della sentenza si fa riferimento alla prima edizione del nostro rapporto su Crisi Ambientali e Migrazioni Forzate. Si tratta di un segnale importante, ulteriore conferma che contributi culturali come quello fornito da questo dossier possono divenire strumenti utili per aumentare consapevolezza e conoscenza attorno a tematiche la cui percezione qualifica al giorno dʼoggi la capacità di leggere la realtà e di promuovere la convivenza civile allʼinterno delle società moderne.
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