Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNEC) rappresenta uno strumento fondamentale per la gestione della crisi climatica con un approccio olistico e l’adozione delle necessarie misure di mitigazione a livello nazionale per evitare le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici.


A cura di: A Sud 

Sotto entrambi gli aspetti il PNEC appare insufficiente rispetto a quello che avrebbe dovuto essere l’obiettivo ultimo nella sua predisposizione, ovvero il contenimento del riscaldamento globale entro quelle soglie individuate dalla comunità scientifica e adottate dagli Stati nell’Accordo di Parigi. Gli obiettivi dell’Italia su energia e clima individuati nel PNEC per il 2020 e il 2030 infatti, se pure in linea con quelli europei, si discostano dai risultati e dalle raccomandazioni della scienza e in particolare del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (IPCC), l’organo scientifico più autorevole e globalmente riconosciuto nel campo dei cambiamenti climatici.

Data la gravità della crisi climatica in atto e la risaputa e comprovata particolare vulnerabilità dell’Italia per posizione geografica e caratteristiche del territorio, la strategia e le politiche per farvi fronte andrebbero basate sulle evidenze scientifiche più avanzate a disposizione, con un approccio che tenga in considerazione i principi di precauzione e prevenzione per tutelare la popolazione dalle possibili conseguenze più nefaste dei cambiamenti climatici.

In queste Osservazioni, analizziamo dunque le criticità e disallineamenti del Piano rispetto alle evidenze e raccomandazioni della comunità scientifica.

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