Obbedienza civile

Difendere i beni comuni: manifestazione Obbedienza civile

Nella gestione dell’acqua non si devono fare profitti! La campagna Obbedienza Civile, lanciata dai movimenti per l’acqua pubblica, chiede il rispetto della volontà popolare eliminando il profitto dalle bollette. A due anni di distanza dal referendum del 2011 risulta che, in tutto il territorio nazionale, nessun gestore abbia applicato la normativa.


La campagna

Con la pubblicazione, in data 20 luglio 2011, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 116, è stata sancita ufficialmente la vittoria referendaria e l’abrogazione della norma che consentiva ai gestori di caricare sulle nostre bollette anche la componente della “remunerazione del capitale investito”.

Se non saranno le istituzioni a far rispettare l’esito del referendum, saranno le cittadine e i cittadini a farlo. Per questo i movimenti per l’acqua pubblica hanno lanciato la campagna ‘obbedienza civile’: per ottenere il rispetto della volontà popolare eliminando il profitto dalle bollette.

La “remunerazione del capitale investito”, che ricordiamo, è pari al 7% della sommatoria degli investimenti effettuati nel periodo di affidamento al netto degli ammortamenti, nella generalità dei casi, incide sulle nostre bollette per una percentuale che oscilla, a seconda del gestore, fra il 10% e il 20%.

Il referendum era stato proposto per far valere un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non si devono fare profitti! E la risposta dei cittadini (95,8% a favore della cancellazione del profitto) non lascia alcun dubbio.

Nonostante il referendum, l’applicazione della normativa, in vigore dal 21 luglio 2011, rimane inevasa. Così nasce la campagna “obbedienza civile”.

Scopri il sito della campagna

 

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Le nostre proposte

La campagna di “obbedienza civile” consiste nel pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, applicando una riduzione pari alla componente della “remunerazione del capitale investito”.

E’ stata chiamata di “obbedienza civile” perché non si tratta di “disobbedire” ad una legge ingiusta, ma di “obbedire” alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è ottenere l’applicazione del risultato che è inequivocabilmente scaturito dai referendum.

Con la mobilitazione attiva di centinaia di migliaia di cittadini ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.

Ci proponiamo anche di dare una risposta all’evidente crisi della democrazia rappresentativa dei partiti, ormai diventata  impermeabile non solo alle istanze della società, ma persino ai formali esiti delle consultazioni codificate nella nostra Carta Costituzionale.

Acqua bene comune: campagna obbedienza civile

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