Youth day, la giornata dei giovani alla COP26 e la nuova trovata del Ministro Cingolani

Per la prima volta nella storia dei negoziati sull’ambiente, i giovani sono stati i protagonisti di un’intera giornata della conferenza Onu Cop26 sul clima in corso fino al 12 novembre a Glasgow, in Scozia.

La quinta giornata del vertice di venerdì 5 novembre è stata infatti dedicata alle giovani generazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico con una doppia partecipazione: mentre oltre 100mila attivisti hanno marciato per le strade della città scozzese in occasione del consueto sciopero di Fridays for Future, i giovani all’interno della COP si sono seduti al tavolo dei potenti della Terra.

Dentro i Palazzi, si trovava infatti la delegazione “Yout4Climate”, composta da 400 under 30 provenienti da tutto il mondo, che hanno presentato ai leader mondiali il manifesto sviluppato al Summit Youth4Climate: Driving Ambition durante la Pre-Cop 26 di Milano di fine settembre.

Nell’ottica di un coinvolgimento sempre più attivo dei giovani alla causa climatica, i “piccoli” rappresentanti provenienti dai 197 Paesi membri dell’Unfccc (la convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) hanno elaborato proposte concrete sulle questioni più urgenti che riguardano l’agenda climatica e le negoziazioni per poi confrontarsi con politici ed esperti.

La giornata è stata co-presieduta da Youngo, il comitato giovanile dell’Unfccc, e si è aperta con la sessione “Unifying for Change: Global Youth voice at COP26”. Successivamente Youngo ha presentato la dichiarazione COY16 Global Youth Position, che unifica le proposte di oltre 40mila giovani leader climatici di tutto il mondo. Tra cui l’azione per il finanziamento climatico, la mobilità e i trasporti, fino alla protezione della fauna selvatica.

Nel corso della conferenza il presidente della Cop26 Alok Sharma ha detto ai giovani attivisti: “Ovunque sia stato nel mondo, sono rimasto colpito dalla passione e dall’impegno dei giovani per l’azione climatica. Le voci dei giovani devono essere ascoltate e riflesse in questi negoziati qui alla Cop. Le azioni e il controllo dei giovani sono fondamentali per mantenere in vita gli 1,5° e creare un futuro net zero. Sono anche consapevole della paura e dell’ansia che molti di loro provano per il futuro del pianeta, compresi i miei figli. Ecco perché dobbiamo agire in base alla COY16 Global Youth Position Statement di COY16 e al manifesto del Summit Youth4Climate di Milano”.

Le leader di Youngo, Heeta Lakhani e Marie-Claire Graf hanno ricordato che “Youngo ha lavorato a stretto contatto con la Presidenza britannica e il Segretariato dell’Unfcc per co-progettare il Youth and Public Empowerment Day. Abbiamo profilato con successo le voci globali dei giovani attraverso il COY16 Global Youth Statement e abbiamo riunito quattro generazioni per condividere esempi di buone pratiche per raggiungere collettivamente la giustizia climatica”.

 

La nuova trovata del ministro Cingolani

Nel pomeriggio si è poi tenuto l’incontro dei ministri dell’Istruzione, al quale hanno partecipato anche il ministro italiano, Patrizio Bianchi, e il collega della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

E proprio Cingolani, dopo avere ribadito ancora una volta la sua posizione che i giovani devono passare “dalla protesta alla proposta”, ha lanciato l’iniziativa italiana di istituzionalizzare l’evento Youth4Climate.

L’idea del ministro italiano è quella di trasformare il Youth Climate 2021 che si è svolto a Milano a settembre in “un forum annuale” riservato alle giovani generazioni che vogliono “sentirsi rappresentate” e potersi esprimere.

“È stata un’esperienza straordinaria per molti dei giovani coinvolti in questo processo e un’importante esperienza di apprendimento per tutti noi. Dopo l’evento milanese, il Manifesto finale è stato sottoscritto da tutti i 400 giovani delegati e contiene idee e proposte concrete su molte sfide urgenti. L’Italia è orgogliosa di annunciare che il viaggio di Youth4Climate non finirà qui. Vogliamo trasformare questa esperienza in una piattaforma permanente e stabile per facilitare il coinvolgimento dei giovani di tutto il mondo con i rappresentanti del governo e i principali stakeholder per discutere le sfide e le soluzioni per far progredire l’azione per il clima. Dalla protesta alla proposta, insomma. Noi lo chiamiamo Youth4Climate Forever”, ha detto Cingolani alla Cop26.

A ridimensionare i facili entusiasmi sono i giovani rimasti fuori dal centro congressi della Cop26. Nella stessa giornata, infatti, durante lo sciopero del clima di Fridays for Future, 100mila giovani attivisti hanno marciato da Kelvingrove Park fino alla centrale George Street dove è stato allestito il palco degli oratori, vicinissimo al centro del potere.

“È chiaro a tutti che la Cop26 è un fallimento, un festival del greenwashing occidentale per i Paesi ricchi”, ha detto la 18enne Greta Thunberg dal palco, accusando i leader di usare “cavilli e statistiche incomplete” per salvaguardare “il business e lo status quo”, il tutto mascherato dal solito “bla, bla, bla”.

Anche l’attivista Vanessa Nakate, parlando al Cop26 di Glasgow, è stata critica: “Quanto dovrà passare prima che i leader delle nazioni capiranno che la loro inazione distrugge l’ambiente? Siamo in una crisi, un disastro che avviene ogni giorno. L’Africa è responsabile del 3% delle emissioni storiche, ma soffre il peso maggiore della crisi climatica. Ma come può esserci giustizia climatica se non ascoltano i paesi più colpiti? Noi continueremo a lottare”.

In Scozia c’è anche Martina Comparelli, una delle portavoci italiane di Fridays for Future: “Siamo arrivati anche noi a Glasgow dall’Italia per dire ai leader che devono trattare l’emergenza climatica come un’emergenza, devono smettere di tergiversare, di usare le nostre parole e poi non prendere decisioni. Basta dare priorità agli interessi delle aziende delle fonti fossili. Bisogna mettere al centro la salute dell’ambiente e dei cittadini, prendere impegni e metterli in atto. Ma subito, non nel 2050. Ai leader diciamo ‘agite subito, altrimenti ci prendete in giro’”.

Insomma, se da una parte un gruppo di giovani è riuscito a farsi ascoltare dai grandi leader con un documento di proposte tutto sommato molto edulcorate, dall’altra migliaia di giovani attivisti hanno bocciano tout court i risultati del summit sul clima, decisi a non farsi illudere dalle “promesse vuote” dei potenti.

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