Nuovo report IPCC: “Emergenza climatica fuori controllo. Impatti già irreversibili"
L’attesissimo Sesto Rapporto di Valutazione conferma e aggrava l’allarme della comunità scientifica circa la portata e la drammaticità dell’emergenza climatica.
Mentre le cronache estive tratteggiano il ritratto di un pianeta allo stremo, per metà in fiamme e per metà sferzato da eventi estremi, stretto tra ondate di calore torrido, venti caldissimi, incendi devastanti, alluvioni e tempeste, esce oggi l’atteso report dell’IPCC – International Panel of Climate Change. E le notizie sono tutt’altro che buone. Il report, che rappresenta il contributo del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC all’attesissimo Sesto Rapporto di Valutazione (AR6), le cui seconda e terza parte usciranno nel 2022, conferma – e per quanto possibile aggrava – l’allarme della comunità scientifica circa la portata e la drammaticità dell’emergenza climatica in corso.
“Molti dei cambiamenti osservati nel clima sono senza precedenti da migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni dei cambiamenti già messi in moto, sono irreversibili per centinaia o migliaia di anni.” – Il punto di non ritorno, sembra emergere dalle parole che hanno accompagnato la presentazione del report – è già superato. È la prima volta che l’aggettivo “irreversibile” viene associato al presente indicativo e non al condizionale, non ad un rischio futuro.
Redatto da oltre 230 scienziati, sottoposto a un processo di revisione che coinvolge migliaia tra esperti e funzionari, basato su oltre 14.000 citazioni di dati, studi e paper scientifici, il rapporto, presentato a Ginevra dopo essere stato approvato dai 195 governi membri dell’UNFCCC, non lascia adito a dubbi: tutti i principali indicatori climatici (riguardanti ciascuna delle componenti del sistema climatico, ovvero oceani, atmosfera, ghiacci) stanno cambiando ad una velocità mai osservata prima.
Indicatori climatici: è record
Il report elenca la spaventosa serie dei record registrati dagli scienziati:
Gas serra in atmosfera: Le concentrazioni di gas serra in atmosfera sono fuori controllo: hanno toccato nel 2019 l’impressionante livello di 410 ppm per la CO2 (le più alte degli ultimi due milioni di anni) e 1866 ppb per il Metano (le più elevate degli ultimi 800.000 anni, come anche per il biossido di azoto).
Temperature: Nel corso dell’ultimo mezzo secolo la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità senza precedenti negli ultimi 2000 anni. Le emissioni climalteranti di origine antropica sono responsabili di un aumento di temperature di circa +1,1°C dal 1850-1900; le stime indicano che già nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare +1,5°C di riscaldamento. E avverte: “A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C a fine secolo sarà fuori portata”.
Mari e oceani: L’aumento del livello del mare è cresciuto con una rapidità mai registrata negli ultimi 3.000 anni: da inizio 1900 al 2020 l’aumento medio stato di circa 20 metri, con una crescita media di 1,35 mm l’anno nel periodo 1901-1990 e di addirittura 3.7 mm l’anno nel periodo 2006-2018. Anche nei prossimi decenni le zone costiere vedranno un continuo aumento del livello del mare, destinato a continuare per tutto il XXI secolo. Di conseguenza, inondazioni ed erosione costiera sono fenomeni in continuo peggioramento: “eventi estremi del livello del mare, che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, potrebbero verificarsi ogni anno entro la fine di questo secolo”.
Anche gli oceani sono in emergenza: il riscaldamento delle acqua, le ondate di calore marine e l’acidificazione ”influenzano sia gli ecosistemi oceanici che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo”. L’acidificazione in particolare sta procedendo a una velocità mai vista in precedenza, almeno negli ultimi 26.000 anni.
Scioglimento dei ghiacci: Il progressivo scioglimento dei ghiacciai è fenomeno cui trend appare inarrestabile. La riduzione dell’estensione dei ghiacciai terrestri non ha precedenti negli ultimi 2000 anni. Nella regione artica si è registrata nell’ultimo decennio l’estensione dei ghiacci più bassa dell’ultimo millennio. “Un ulteriore riscaldamento amplificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita di copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e delle lastre di ghiaccio, e la perdita del ghiaccio marino artico estivo”.
Impatti regionali: L’AR6 fornisce per la prima volta una valutazione dettagliata degli impatti climatici nelle diverse regioni geografiche, stimandone le ricadute su ecosistemi e comunità umane. Nei prossimi decenni, afferma, i cambiamenti climatici sono destinati a peggiorare in tutte le regioni del pianeta: “Per 1,5°C di riscaldamento globale, ci saranno sempre più ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. A 2°C di riscaldamento globale, gli estremi di calore raggiungeranno sempre più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute”. Ad esempio nell‘area Mediterranea, si stima un aumento di eventi di caldo estremo (in termini di massime giornaliere e di durata e intensità delle ondate di calore) che causeranno l’intensificarsi di fenomeni di stress idrico e siccità. Nelle aree urbane alcuni impatti climatici, come le ondate di calore e le inondazioni dovute a forti precipitazioni e all’aumento del livello del mare nelle città costiere si intensificheranno con gravi impatti sulla popolazione urbana, in particolare sulle fasce più vulnerabili.
[Per approfondire gli scenari regionali il Working Group ha costruito un Atlante Interattivo consultabile on line qui].
Ciclo dell’acqua: Il cambiamento climatico sta modificando profondamente anche il ciclo dell’acqua, con la modifica dei regimi pluviometrici, piogge più rare e intense, che causano repentine inondazioni e prolungate siccità. Anche i fenomeni monsonici, fondamentali nella regolazione del clima di intere subregioni, si stanno modificando. Nelle regioni subtropicali le precipitazioni tenderanno a diminuire in termini assoluti nei prossimi decenni, con gravi conseguenze per ambiente e società umane.
UN’ESCALATION SENZA PRECEDENTI
Il report IPCC non confuta né rettifica quanto sin qui affermato e attestato dai report precedenti e da decenni di serie di dati e analisi scientifiche. Conferma la drammaticità dei fenomeni in atto e aggiunge elementi ulteriori all’insindacabilità dell’origine antropica dell’emergenza climatica.
Ma fa di più: presenta prove scientifiche inconfutabili circa la pericolosissima escalation che riguarda l’accelerazione del processo di cambiamento climatico.
Tuttavia, secondo il co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC, Panmao Zhai ”le azioni umane hanno ancora il potenziale per determinare il futuro corso del clima. […] Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e sostenute delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero. Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima”.
COSA CI ASPETTA?
Il report arriva nel momento giusto. A fine ottobre i leader del G20 si vedranno a Roma; uno dei temi caldi sul tavolo sarà proprio l’azione climatica. Subito dopo, a novembre, i governi si riuniranno finalmente a Glasgow per l’attesa COP26 dell’UNFCCC. Si tratta di un momento della massima importanza per i destini dell’Accordo di Parigi e – a questo punto – dell’intero pianeta.
C’è da augurarsi che, come ha auspicato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Gutierrez commentando il report appena pubblicato, esso riesca a “ suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta.”
Ognuno ha la responsabilità e il dovere di fare la sua parte. Governi, organizzazioni internazionali, imprese private. Ma in un quadro in costante e drammatico peggioramento, che sconta una ormai patologica incapacità di azione da parte delle istituzioni, anche il ruolo della società civile è di massima importanza.
Ai cittadini e alle cittadine, alle organizzazioni e ai movimenti sociali il compito, attraverso un infaticabile lavoro di pressione, denuncia, informazione, mobilitazione, unite a vere e proprie azioni legali come quella presentata contro lo stato italiano per inazione climatica, nell’ambito della Campagna Giudizio Universale, il compito di pretendere che ogni Paese faccia finalmente la sua parte. Senza più tentennamenti. Prima che sia definitivamente troppo tardi.