15 organizzazioni chiedono al Governo di escludere i grandi inquinatori dalla COP29
Con l’avvicinarsi della COP29 che apre i battenti lunedì prossimo a Baku, in Azerbaigian, 112 organizzazioni in tutta Europa, tra cui 15 in italia, hanno chiesto all’UE e ai propri governi di non facilitare la partecipazione dei lobbisti dei combustibili fossili alle COP sul clima, né quest’anno né nelle future occasioni
L’anno scorso l’UE e i suoi Stati membri hanno portato alla Cop28 di Dubai più di 130 rappresentanti di imprese dedite allo sfruttamento dei combustibili fossili, includendoli nelle loro delegazioni, sono i dati raccolti dalle campagne Kick Big Polluters Out e Fossil Free Politics. La Commissione europea ha portato alle negoziazioni alti dirigenti dei giganti del petrolio e del gas BP ed Eni, nonché il capo lobbista della ExxonMobil a Bruxelles. L’Italia non ha fatto eccezione: il governo infatti ha fornito gli accrediti alla quasi totalità dei lobbisti fossili italiani presenti negli Emirati.
A livello europeo 112 le organizzazioni che chiedono lo stop della presenza dei lobbisti del fossile alla COP29, attraverso un’azione congiunta che ha interessato contemporaneamente 9 Paesi europei, ovvero i membri della coalizione Fossil Free Politics di Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Spagna e Regno.
Tra le realtà italiane coinvolte, le organizzazioni nazionali Greenpeace, A Sud, ReCommon, Legambiente, Openpolis, ISDE – Medici per l’Ambiente, Rinascimento Green, Scomodo. La lista completa è disponibile nella lettera linkata di seguito.
Qui il testo della lettera indirizzata al Governo italiano:
CC: Presidenza del Consiglio dei Ministri
CC: MASE
CC: MIMIT
Oggetto: Fuori i grandi inquinatori dalla COP 29
Egregi Ministro Urso, Ministro Pichetto Fratin e Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni,
Le scriviamo in relazione all’influenza eccessiva dell’industria dei combustibili fossili nelle discussioni politiche sul cambiamento climatico e alla necessità di garantire che le compagnie che lavorano nel settore petrolifero, del gas e del carbone non abbiano un accesso privilegiato ai negoziati sul clima.
Il mondo ha appena vissuto i dodici mesi più caldi della storia e in tutta Europa ondate di calore record, seguite da inondazioni devastanti, hanno portato distruzione e strazio alle popolazioni di ogni Paese. Tutto questo era evitabile. Ma per troppo tempo coloro che traggono profitto dal mantenimento dell’attuale sistema dei combustibili fossili hanno fermato, ritardato o annacquato le azioni per mitigare il riscaldamento globale. Le loro voci hanno dominato il dibattito.
Queste voci, quelle dell’industria dei combustibili fossili, sono fortemente coinvolte nell’influenzare le discussioni sul phase out di gas, petrolio, carbone. In Europa, per esempio, la Commissione europea ha tenuto quasi 900 incontri con i lobbisti di queste imprese. E anche nei negoziati sul clima delle Nazioni Unite vediamo che le vaste risorse dell’industria dei combustibili fossili vengono impiegate per bloccare la transizione energetica.
Negli ultimi 20 anni, i delegati delle più grandi aziende inquinanti hanno partecipato almeno 7200 volte ai colloqui sul clima condotti dalle Nazioni Unite. Eppure i loro modelli di business sono in diretto conflitto con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5oC. Nonostante ciò, i dirigenti di alcune delle più grandi aziende di combustibili fossili del mondo sono riusciti persino a ottenere la registrazione nelle delegazioni governative. Nel 2023, i dirigenti di ExxonMobil, BP ed Eni hanno partecipato alla COP con “badge” dell’Unione Europea e rappresentanti delle principali aziende italiane del settore hanno partecipato con badge concessi dal governo italiano.
L’analisi della campagna internazionale Kick Big Polluters Out ha rivelato che la Commissione europea e i suoi Stati membri hanno portato più di 130 lobbisti dei combustibili fossili alla COP 28, la maggior parte con badge “party overflow”, cioè accreditati dai governi dei Paesi firmatari della Convenzione sui cambiamenti climatici da cui nascono le COP. L’Italia non ha fatto eccezione. Tra i rappresentanti di enti con interessi esclusivi o parziali nel mondo fossile troviamo Eni, Snam, Saipem, Enel, A2A, Edison.
I risultati di questa influenza sono devastanti. Gli eventi meteorologici diventano sempre più estremi e dannosi in tutto il mondo, con la perdita di vite umane e la distruzione di mezzi di sussistenza. E anche qui non fa eccezione l’Italia, in cui gli eventi estremi sono ormai all’ordine del giorno, come ha dimostrato il recente alluvione nel Bolognese. Eppure il mondo continua a voler dipendere dai combustibili fossili.
Ma le soluzioni sono a portata di mano. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce da tempo il rischio di un’influenza indebita da parte delle lobby del tabacco sulle misure sanitarie vitali per ridurre il consumo di tabacco. Nel 2003 l’organismo ha adottato la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC), che riconosce esplicitamente il conflitto fondamentale e inconciliabile tra gli interessi dell’industria e quelli dei funzionari della sanità pubblica, con linee guida su come proteggere l’elaborazione delle politiche sanitarie pubbliche dall’influenza indebita dell’industria del tabacco. Ciò include il divieto di portare i suoi lobbisti ai negoziati internazionali dell’OMS.
Riteniamo che sia fondamentale adottare un approccio analogo nei confronti dell’industria dei combustibili fossili.
I sottoscritti, in coordinamento con la Campagna Europea Fossil Free Politics, chiedono pertanto di sostenere misure che proteggano le politiche pubbliche dall’influenza delle lobby dei combustibili fossili e, come primo passo, di impegnarsi a non facilitare la registrazione e l’attribuzione di accrediti ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite ai dirigenti o ai lobbisti delle società di combustibili fossili Italiane e straniere.
Organizzazioni firmatarie:
Altro Modo Flegreo APS
A Sud Ecologia e Cooperazione
Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali
Circolo Legambiente Gemme APS
Comunità Monachelle Pozzuoli
Coordinamento No Triv
EconomiaCircolare.com
Fondazione Openpolis
Greenpeace Italia
ISDE, Associazione Medici per l’Ambiente
Legambiente
ReCommon
Rinascimento Green
Scomodo
Un Ponte Per ETS