Madrid, al via la Cumbre social per la giustizia climatica
Cop25: Il contro-vertice della società civile da oggi fino a giovedì 12 animerà la Universidad Complutense.
È passata una settimana da quando i capi di governo di quasi 200 Paesi sono arrivati a Madrid per la 25° Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Una settimana di dichiarazioni altisonanti, come l’appello in apertura di Guterres di «porre fine alla nostra guerra contro la natura», o l’affermazione dell’Unione Europea di voler diventare il primo continente neutrale dal punto di vista delle emissioni. Nel frattempo però i nodi restano tutti da sciogliere: in uno schema già visto e ripetuto, i grossi emettitori continuano a svicolare qualsiasi impegno sostanziale per l’abbandono dei combustibili fossili.
Se questa è l’atmosfera che da oltre due decenni caratterizza le negoziazioni, ben diverso sarà il tono dei dibattiti e delle voci che animeranno la Cumbre Social, il contro-vertice della società civile, che da oggi fino a giovedì 12 animerà la Universidad Complutense de Madrid di conferenze, incontri, tavole rotonde e assemblee con un unico obiettivo: denunciare l’inazione dei governi, fornire uno sguardo alternativo sulla crisi climatica e sulle sue soluzioni e costruire un modello ambientalmente sostenibile ma anche giusto ed equo per i popoli. Il controvertice di Madrid inizia proprio il giorno di chiusura della Cumbre de los Pueblos, che in Cile, dove originariamente avrebbe dovuto essere organizzata la Cop 25, si è tenuta tra il 2 e il 7 dicembre.
Alla Cumbre de los Pueblos, presso l’università di Santiago, hanno partecipato movimenti e organizzazioni da tutta l’America Latina per denunciare la devastazione ambientale che, dalla deforestazione dell’Amazzonia all’estrattivismo minerario, dalle piantagioni su scala industriale alla contaminazione dell’acqua potabile, si iscrive all’interno di un modello capitalistico e neocoloniale che è anche all’origine delle crisi sociali che si stanno consumando in Cile come in Bolivia, in Brasile, in Venezuela, in Colombia e altri Paesi.
Come ha denunciato in una recente intervista Alberto Acosta, economista e politico ecuadoriano, «è necessario promuovere un sistema che tenga in equilibrio le relazioni tra esseri umani e natura», che necessariamente passa attraverso un processo di demercificazione dell’ambiente.
Parallelamente, sempre in Cile è ancora in corso fino all’11 dicembre la Cumbre Social por la Acción Climática, a Cerrillos, in provincia di Santiago dedicata a temi come la transizione energetica, le donne e i popoli indigeni e la giustizia ambientale. Il fermento di attività attorno a Santiago, nonostante le forti proteste popolari contro un governo corrotto e oppressore, sono il sintomo di una società civile che vuole far sentire la propria voce, proporre alternative, denunciare false soluzioni, devastazione ambientale e violazioni dei diritti umani.
Ed è lo stesso spirito che animerà il controvertice di Madrid, il cui programma, dalle voci dei giovani all’agroecologia, dai saperi tradizionali indigeni all’ecofemminismo, dal collegamento tra crisi climatica, razzismo e capitalismo alla tutela dei diritti umani, passando per l’estrattivismo delle multinazionali del fossile e l’esempio della pratica dell’azionariato critico, mette insieme le istanze di lotta che da nord a sud, da est a ovest guidano le mobilitazioni e le proteste. Nell’appello lanciato dagli organizzatori della Cumbre, la giustizia climatica viene descritta come la «colonna vertebrale della lotta sociale dei nostri tempi», perché non c’è sostenibilità senza giustizia sociale, e non c’è giustizia senza rispetto di tutti gli esseri viventi.
La giustizia climatica è in questo senso l’ombrello più ampio, utile a racchiudere tutte le diverse lotte necessarie per un altro mondo possibile: il femminismo, i movimenti Lgbtiq+, il sindacalismo, l’antirazzismo, l’antifascismo, i movimenti indigeni e contadini, e così via.
Al controvertice tra le varie iniziative verranno presentate anche le azioni legali che in vari Paesi sono state avviate o stanno per essere lanciate contro governi e imprese per chiedere lo stop delle emissioni e una maggiore ambizione delle politiche climatiche. Anche in Italia, la prima causa di questo tipo contro lo Stato, promossa da oltre cento associazioni con la campagna Giudizio Universale, sta per essere depositata.