Invasione di lobbisti Oil&Gas alla Cop30 di Belém

Alla Cop30 di Belém la presenza dei lobbisti del fossile supera quella di quasi ogni delegazione nazionale: 1 partecipante su 25 ha legami con l’Oil&Gas. Mentre le comunità chiedono giustizia climatica, l’Italia continua a spalancare le porte a chi investe in gas, petrolio e carbone, indebolendo ogni tentativo di transizione reale.


Belém (Brasile) – Sono intorno a noi, qui nei padiglioni e nei corridoi del vertice che dovrebbe consegnare un accordo storico e misure concrete contro la crisi climatica: i lobbisti dell’Oil&Gas stanno inquinando la Cop30, e anche quest’anno lavoreranno per ritardare la decarbonizzazione delle nostre economie.

Con più di 1600 partecipanti a Belém, le compagnie fossili formano uno stato a sé, una delegazione che supera in numero quella di qualsiasi altro paese partecipante, se escludiamo gli accrediti brasiliani.

Questo è quanto emerge dall’analisi condotta dalla coalizione Kick Big Polluters Out, che raccoglie numerose Ong e organizzazioni ecologiste.

I dati indicano che alla Cop30 1 partecipante su 25 ha legami con l’industria dell’oil&gas, responsabile in modo significativo delle emissioni globali di gas serra. Rispetto all’anno scorso, quest’anno si registra un incremento del 12% nella presenza di lobbisti, in relazione al totale dei partecipanti.

Ripuliamo le conferenze sul clima da chi vuole farle fallire

Quanto rivelato dalla coalizione Kick Big Polluters Out non è di certo una novità. Per questo motivo lo scorso anno come organizzazione ecologista, insieme ad altre realtà sociali, abbiamo lanciato un messaggio chiaro: ripuliamo le Cop dalle pressioni dell’industria fossile. Lo abbiamo fatto con Clean The Cop, una campagna che chiede al governo italiano di escludere dal summit chi fa affari con gas, petrolio e carbone.

E invece, come segnala la coalizione internazionale, l’Italia continua a stendere il tappeto rosso ai colossi del fossile.

I lobbisti italiani alla Cop30

Alla COP30 sono presenti 17 lobbisti italiani, tra cui diversi esponenti di importanti realtà legate ai combustibili fossili.
Ci sono tre rappresentanti della Fondazione Enrico Mattei legata a Eni, due di Confindustria, quattro di Acea, multiutility dell’energia che sta intensificando i suoi investimenti nel settore del gas, sei di Enel, uno di Edison, una delle principali aziende italiane coinvolta nell’importazione di Gas Naturale Liquefatto dagli USA.

E poi un rappresentante della Venice Sustainability Foundation, Alessandro Costa, che è anche dirigente Snam.

Ben 12 di questi lobbisti sono accreditati attraverso il Governo Meloni, sfruttando il meccanismo dei “parties overflow”, che consente l’accredito tramite il supporto governativo.

“Invece di proibire ai lobbisti di partecipare al summit sul clima, l’Italia stende il tappeto rosso a chi fa affari con il petrolio. A decidere politiche energetiche e climatiche continuano a essere ENI e le sue emanazioni. E alla COP30, grazie al governo Meloni sono entrati tutti dalla porta principale, contribuendo così a popolare la delegazione dei lobbisti del fossile. Se la diplomazia climatica vuole ancora avere credibilità dobbiamo impedire che le Cop siano inquinate da chi vuole farle fallire. Non possiamo salvare il pianeta con chi continua a incendiarlo”, dichiara Laura Greco, presidente A Sud.


Scopri la campagna Clean The Cop

Leggi l’analisi di Fossil Free Politics

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