L’adattamento secondo la COP30: “Adattarsi è sopravvivere”
Sui tavoli della 30° Conferenza delle Parti in corso a Belém l’adattamento al cambiamento climatico non è più un capitolo marginale ma una questione cruciale per la sopravvivenza delle comunità, dei sistemi naturali e dei territori più vulnerabili.
A pochi giorni dall’uscita dell’Adaptation Gap Report della Unep, la COP30 ha dedicato all’adattamento le prime giornate di lavori. L’intensità delle discussioni e le posizioni in campo mettono in evidenza che, per molte regioni, adattarsi non è più una scelta, ma una necessità per la sopravvivenza
L’obiettivo centrale della COP30 per quanto riguarda le politiche di adattamento è consolidare e accelerare l’attuazione della Global Goal on Adaptation (GGA), l’obiettivo globale che punta a incrementare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Previsto dall’articolo 7.1 dell’Accordo di Parigi del 2015, il GGA si concentra sul rafforzamento delle capacità di adattamento delle popolazioni vulnerabili, dei sistemi ecologici e delle economie più esposte agli impatti climatici.
Successivamente alla sigla dell’accordo è stato prima attivato, alla COP26 del 2021, il Glasgow–Sharm el‑Sheikh Work Programme on the Global Goal on Adaptation, per definire un quadro strategico operativo; e poi definito, alla COP28 di Dubai, il “UAE Framework for Global Climate Resilience”, che ha avviato l’UAE–Belém Work Programme on Indicators per sviluppare indicatori (anche dimensionali e tematici) utili a misurare i progressi.
In questo decennale percorso, la COP30 è chiamata a sviluppare la versione operativa dell’obiettivo, decidendo sugli indicatori e sugli strumenti per monitorare e finanziare l’adattamento. La proposta del Brasile spinge per un piano di governance climatica multilivello, che colleghi le politiche tra livelli nazionali e subnazionali, in modo tale da produrre risposte integrate e localizzate, in grado di mobilitare tutti gli attori, dalle autorità locali alle comunità.
Più nello specifico, i nodi da sciogliere riguardano la discussione sui cento indicatori in bozza; la definizione degli obiettivi tematici, ad esempio di agricoltura, ecosistemi, infrastrutture, acqua e sanità; la messa a punto dei sistemi di monitoraggio; e ultimo – non per importanza – la mobilitazione di fondi e il trasferimento di capacità e tecnologie, condicio sine qua non di una strategia efficace.
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