Incontro aperto sull’intercultura al parco Sangalli

un laboratorio partecipativo aperto per un confronto su come sostenere il dialogo interculturale


A distanza di dieci giorni dalla sera che ha visto il parco Giordano Sangalli essere teatro di una grave aggressione razzista, associazioni, abitanti, enti locali, istituzioni, scuole e realtà del terzo settore si ritrovano proprio in questo luogo per parlare di intercultura. Un’occasione preziosa per rimettere in fila il lavoro fatto finora dalla comunità educante di Tor Pignattara e ragionare insieme su come proseguire, da dove ripartire, che priorità darsi, che impegno mettere in campo in prima persona ma anche che impegno richiedere alle istituzioni di prossimità, Municipio e Comune.

Il lavoro collettivo sulle tematiche legate all’intercultura si inserisce nella costruzione in corso del Patto Educativo di comunità, uno strumento di co-progettazione con al centro i diritti e i bisogni delle bambine e dei bambini, che in questi mesi sta vedendo il susseguirsi di incontri che coinvolgono l’intero territorio a partire dalle scuole e dalle associazioni del territorio come Altramente, Agenzia Scalabriniana per la cooperazione e lo sviluppo Asinitas, Associazione Pisacane 099 A Sud,Cemea del Mezzogiorno, Ecomuseo Casilino.

Il 10 luglio alle 17.00 tutte e tutti seduti all’ombra di un albero del parco, ci si è confrontati su bisogni, risorse, idee e visioni per fare del quartiere un luogo di convivenza, di accoglienza, di possibilità per chi lo abita e per le nuove generazioni. 

Molti, assai accurati,  spesso appassionati, gli interventi che si sono susseguiti nelle due ore. La maggior parte ha messo in evidenza la necessità di continuare e potenziare lo sforzo di fare rete; di farla anche con i quartieri limitrofi, creando una cooperazione virtuosa tra chi, nei territori, e in particolare all’interno delle scuole, condivide una certa idea di società e si impegna, spesso in contesti di totale isolamento, a realizzarla ogni giorno. 

Non sono mancati richiami alla ricchezza inespressa di Tor Pignattara, che ne fa un unicum dal punto di vista culturale, religioso, storico, antropologico e che deve trovare un modo per non restare potenziale ma affermarsi al di sopra delle narrazioni mainstream che ne fanno solo luogo di microcriminalità e degrado.

Leitmotiv degli interventi è stato poi il problema della mancanza di spazi e della necessità di riqualificare e curare quelli che ci sono, il Parco Sangalli in primis. Non basta il volontariato e l’impegno delle associazioni, c’è l’urgente necessità che le istituzioni si occupino di dare una destinazione d’uso sociale e civica a luoghi come Largo Perestrello, la casa della cultura, il mercato Laparelli e soprattutto il bocciofilo “Sandro Pertini” di largo Pettazzoni.

La convinzione diffusa è che il parco Giordano Sangalli sia il luogo di incontro privilegiato dei tanti mondi che vivono Tor Pignattara, teatro di centinaia di iniziative nate dal basso. Per questo lo spazio da riaprire subito e restituire alla cittadinanza è proprio  il bocciofilo..

Questa struttura potrebbe essere il naturale presidio nel parco e contribuire a rivitalizzare il tessuto sociale di chi lo frequenta, a partire da chi non ha spazi in tutto il quadrante, le giovani e i giovani. Attualmente ha le sembianze di un fantasma urbano: poco frequentato, invisibile al territorio in cui sorge, incapace di farsi luogo di iniziativa e scambio.

Gli strumenti, anche normativi, per valorizzare l’impegno delle persone e delle associazioni e sperimentare una cogestione degli spazi esistono. Ieri è stata l’occasione di ricordare le esperienze dei poli civici, del regolamento per l’amministrazione condivisa e della delibera 102.

Ora è il momento dell’ascolto e dell’azione. 

Il tavolo sull’intercultura della comunità educante di Tor Pignattara l’ha chiesto con forza. E si è chiuso con il proposito di rivedersi a settembre, magari sempre al parco Sangalli che rappresenta uno dei pochi spazi verdi e un’insostituibile piazza per tutte e tutti. 

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