La prevenzione degli eventi estremi, come gli incendi che hanno colpito brutalmente il Mediterraneo nel mese di luglio, deve andare di pari passo alla gestione delle emergenze.

Così stanno bruciando il mare

così stanno uccidendo il mare

così stanno umiliando il mare 

così stanno piegando il mare

Com’è profondo il mare

 

Il 25 luglio è stata una delle giornate più difficili dal punto di vista climatico per l’Italia.

Lo ha detto il ministro della protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, nonostante il governo continui a sminuire la responsabilità dell’uomo negli impatti dei cambiamenti climatici. 

 

I venti di scirocco trascinano incendi nel sud Italia mentre trombe d’aria si abbattono al nord, spaccando in due il paese. In verità, in tutto il Mediterraneo dalla Grecia al Nord Africa passando per la Croazia si consumano incendi devastanti nella disperazione delle popolazioni locali. 19.000 persone trasferite dall’isola di Rodi, 500 incendi domani negli ultimi 12 giorni, 34 morti in Algeria, 50 gradi registrati a Tunisi

Eventi di questo tipo sono sempre più frequenti e tornano ogni estate con più forza e violenza. Lasciando da parte lo sgomento, pur umano e comprensibile, dovremmo cominciare a pensare al futuro, a cosa ci aspetta e a come possiamo arginare gli impatti di avvenimenti ormai inevitabili. Come associazione ecologista lo diciamo da anni: ormai la prevenzione dovrebbe andare di pari passo alla gestione delle emergenze, che rimane ancora l’unico approccio di questo paese di fronte agli eventi estremi causati dal cambiamento climatico. 

Eppure i piani e le strategie regionali e comunali ci sono, ma non vengono applicati. 

La legge quadro sugli incendi boschivi ha affidato alle regioni la competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. Sulla base delle linee guida definite nel Dm del 20 dicembre 2001 le regioni hanno redatto i piani regionali, elaborati su base provinciale. I piani sono triennali, ma devono essere sottoposti a revisione annuale. I piani sono divisi in una parte generale, una parte di previsione, prevenzione e lotta attiva.

 

Il 30 marzo 2021 la regione Lazio ha pubblicato il Piano di sostenibilità all’interno della strategia regionale di sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda gli incendi il piano prevede di “Promuovere il coordinamento delle politiche con particolare attenzione alla pianificazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici, della prevenzione del rischio idrogeologico, della siccità e degli incendi per la tutela delle foreste”. Nel piano si legge chiaramente che “gli estremi climatici possono essere considerati come indicatori di processi potenzialmente pericolosi, quali ad esempio, alluvioni, frane, siccità, ondate di calore e incendi, dovuti al verificarsi di eventi meteorologici intensi”. Nell’analisi degli indicatori emergono due scenari: in entrambi è descritto un aumento delle precipitazioni massime giornaliere tra il 12% ed il 16% in primavera su Emilia-Romagna e una riduzione compresa tra 8% e 12% in inverno su Sicilia che può determinare un aggravamento del rischio idrogeologico. 

Una previsione che quest’anno si è puntualmente verificata

Il Dipartimento della Protezione civile, inoltre, ha registrato 

il 2023 come il secondo anno di fila caratterizzato da significativi deficit idrici che, in particolare nelle regioni del nord Italia, vengono colpite da prolungati periodi di siccità, con ripercussioni non solo sulle aree ad uso agricolo ma anche su tutte le altre aree vegetate si predispongono facilmente al passaggio del fuoco aumentando la probabilità che si verifichino eventi con forti impatti sul territorio e sulle risorse impiegate per contrastarli. La sola capacità di risposta agli eventi, dunque, non è sufficiente. 

 

Azioni di prevenzione

Tra le attività preventive c’è la necessità di aumentare le riserve d’acqua cercando di monitorare le perdite. 

L’Italia è il secondo paese Ue dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce: 155 metri cubi annui per abitante. Secondo Openpolis solo il 51% dell’acqua prelevate viene effettivamente erogata: quasi metà dell’acqua viene dispersa e al sud si registrano le perdite peggiori d’acqua 

La European environmental agency (Eea), poi, denuncia che in tutta Europa le risorse idriche vacillano. L’Italia come il resto dei Paesi dell’Europa meridionale, dove le precipitazioni sono sempre più scarse e la siccità in aumento, ha anche un grave problema di inefficienza delle strutture 

​​In termini economici, ogni anno, la dispersione di acqua comporta una perdita stimata in circa 2 miliardi di euro che si ripercuotono sulle bollette di cittadine e cittadini. L’impatto ecologico di un consumo poco sostenibile la sicurezza idrica del Paese che deve fare i conti con la siccità e, di conseguenza, con gli incendi. 

Nel piano di sostenibilità della regione Lazio si propone entro il 2030 raggiungere quota 20% della dispersione idrica nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile ed entro il 2030 il 100% della quota di abitazioni servite da impianti secondari di depurazione attraverso una riduzione delle perdite idriche, con attenzione alle infrastrutture della rete. Tra le altre azioni previste c’è l’introduzione di sistemi per ridurre il consumo di acqua e sostenere modalità di recupero e riuso della risorsa idrica; il miglioramento della qualità della risorsa attraverso la gestione dei suoli e il supporto della collettività attraverso lo strumento dei Contratti di Fiume a cui ha aderito anche A Sud per il fiume Tevere.

Il Pnrr, che è attualmente in fase di revisione, inoltre, prevede ben 900 milioni per ridurre le perdite d’acqua e rendere le infrastrutture più efficienti. 

Il Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi per il periodo 2020-2022 della regione Lazio (Piano AIB) prevede la realizzazione di punti di approvvigionamento idrico e reti di distribuzione nella fase di prevenzione agli incendi. La classe di pericolosità definita per i comuni laziali a rischio incendio è infatti alta e molto alta per la quasi totalità dei comuni. 

Un altro elemento fondamentale è la protezione delle aree boschive attraverso la pulizia e la manutenzione della vegetazione. Il piano AIB prevede la riduzione della massa combustibile, per esempio lungo le reti viarie e ferroviarie, e il ricorso al pascolo di bestiame al fine di ridurre il rischio di incendio. 

Relativamente ai siti di interesse, non solo per il valore paesaggistico ma anche archeologico e culturale, soggetti a maggiore afflusso turistico, c’è la necessità di azioni di protezione come la regolamentazione dei flussi stessi. 

 

Il problema degli interventi preventivi e della gestione degli incendi si scontra spesso però con il fatto che molte delle aree interessate sono lasciate all’abbandono perché  non più abitate e poco curate e che le buone pratiche previste dai piani di prevenzione non sono sufficienti a contenere le perdite idriche o semplicemente non vengono messe in pratica. 

Quando si parla di incendi, poi, si identifica un danno turistico nelle zone colpite mentre forse bisognerebbe ribaltare la narrativa: è un certo tipo di turismo che favorisce gli incendi. 

Nel Piano AIB della regione Sicilia 2023 – 2025 è chiaramente spiegato che la causa determinante di un incendio boschivo è di origine antropica, eccezion fatta per rari casi dovuti ai fulmini. “L’autocombustione, sovente citata a sproposito, è da ritenersi una giustificazione quanto mai semplicistica ed erronea, in quanto, nei nostri climi, non si verifica che in casi del tutto eccezionali”. Le cause vengono dunque identificate in colpose come alcune pratiche agricole e pastorali ma si sottolinea come non siano da trascurare gli incendi causati da comportamenti irresponsabili nelle aree turistiche oppure quelli derivati dal lancio incauto di materiale acceso (fiammiferi, sigarette ecc…) – e dolose: il fuoco è appiccato volontariamente dall’uomo per le motivazioni più disparate (vendetta, dispetto, protesta, speculazione, piromania, ecc…), con l’intento di provocare danni. 

Secondo il piano, per competere sugli scenari futuri è necessario un profondo processo di modernizzazione del servizio antincendio boschivo in linea con le moderne tecnologie, che richiede la disponibilità di risorse umane ed economiche, anche attraverso interventi volti a riqualificare e potenziare il Corpo Forestale regionale.

Iscriviti alla nostra newsletter!