Il piano “Roma Zero Emissioni” di A Sud e CDCA

In previsione delle elezioni amministrative: 25 proposte per una città circolare, sostenibile, inclusiva e low carbon

Tra i molteplici primati che riguardano la città di Roma vi è quello, tutt’altro che edificante, di Capitale del degrado ambientale. La qualità ambientale urbana non può non essere messa al centro dell’agenda politica di chi si candida ad amministrarla.

Per questa ragione, con le elezioni amministrative alle porte, A Sud e il suo Centro di documentazione dei conflitti ambientali (CDCA) hanno pubblicato oggi il documento programmatico “Roma a emissioni zero”: un piano d’azione con 25 proposte per l’ambiente distribuite su otto assi tematici.
“Vogliamo far sentire la nostra voce e al futuro sindaco o alla futura sindaca chiediamo un nuovo piano ambientale per la città. Roma è solo al 32° posto nel 2020 tra le città italiane piú vivibili, le condizioni ambientali hanno un ruolo di primo piano tra gli indicatori presi in esame. Non vi è dunque rinascita possibile per la capitale che non parta da un profondo ripensamento del modello di gestione ambientale: tutela del suolo, qualità delle acque e dell’aria, ciclo virtuoso dei rifiuti, mobilità sostenibile, valorizzazione del patrimonio naturale sono intrinsecamente legati al benessere dei cittadini e alla qualità della vita in città”, ha dichiarato Laura Greco, presidente di A Sud.
Secondo Marica Di Pierri, portavoce di A Sud e direttrice del CDCA, “Roma non può continuare ad aspettare: i cambiamenti climatici stanno già producendo effetti disastrosi sulla città e la prossima amministrazione deve trovare soluzioni immediate. Il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima – PAESC approvato dalla giunta lo scorso giugno non è sufficiente nel merito ed è criticabile dal punto di vista del metodo. È mancato un processo partecipativo nella stesura e l’ambizione dei target di riduzione fissati (-51,7% al 2030 sui livelli del 2003) non alza l’asticella rimanendo in linea con il trend attuale. Non solo, il livello di riduzioni delle emissioni Co2 annue del Comune calcolato dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale – SNPA tra -1,26 e -1,50 % è fra i range più bassi tra le città italiane. Chiediamo di alzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, arrivando a ridurle almeno del 65% al 2030, come raccomandato dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente). È necessario investire sulle rinnovabili e tornare ad un sistema trasparente e completamente pubblico di gestione dei servizi essenziali, con un piano straordinario per l’ambiente costruito insieme alla cittadinanza e un nuovo piano industriale per AMA tutto basato sull’economia circolare”.

 

Le proposte

Le proposte riguardano otto assi tematici specifici: clima, energia, trasporti, consumo di suolo, rifiuti e economia circolare, impianti a rischio e contaminazione ambientale, acqua, sistemi informativi e partecipativi.

Sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici è necessario dunque anzitutto rivedere al rialzo l’obiettivo di riduzione delle emissioni seguendo le raccomandazioni delle Nazioni Unite. Anche le azioni di riconversione energetica devono innalzare gli obiettivi per la generazione di energia da fonti rinnovabili e ambire al raggiungimento del 100% rinnovabili entro il 2050. A livello strategico servono anzitutto strumenti di monitoraggio dei rischi climatici a cui la città è sottoposta e un calcolo delle conseguenze che permetta di prevedere modalità di allarme precoce. La creazione di una centrale operativa unica per la gestione delle emergenze è fondamentale, serve un organismo istituzionale dedicato: il Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc) di Roma lo prevede ma c’è il rischio che resti l’ennesima promessa.

Sul piano energetico occorre un piano di disinvestimento dei fondi pubblici e delle controllate di Roma capitale da fondi di investimento che finanziano fonti energetiche fossili. Per aumentare la produzione di energia rinnovabile è necessario puntare sulle Comunità energetiche rinnovabili, formate da cittadini, associazioni e imprese commerciali che sono già in grado di produrre surplus di energia rinnovabile da condividere con l’intera città: il primo passo sarebbe stabilire almeno un obiettivo minimo di potenza installata da raggiungere attraverso le Comunità dell’energia.

Per quanto riguarda i trasporti pubblici, l’amministrazione deve puntare tutto sull’intermodalità, facilitare l’utilizzo di sistemi di mobilità leggera con prezzi calmierati, creare aree parcheggio e nuove aree ZTL. Il “treno” deve tornare ad essere un mezzo di spostamento alla portata di tutti, tornando ad investire sulla rete ferroviaria regionale. Le aree di sharing non devono più essere limitate solo alle zone centrali della Capitale e c’è bisogno di un investimento ampio sul parco autobus cittadino che deve essere potenziato e diventare progressivamente elettrico.

L’annosa crisi dei rifiuti che interessa la città deve essere risolta attraverso un nuovo piano industriale che punti alla promozione dell’economia circolare, con un ripensamento dell’intera catena di valore. È fondamentale la promozione di un modello unico di raccolta per tutti i Municipi che punti sul porta a porta e un sistema di tracciamento che favorisca una tassazione mirata. Servono inoltre codici d’appalto delle PA più rigorosi.

Roma sta conoscendo negli ultimi anni problematiche crescenti di scarsità delle risorse idriche. Nel 2020, secondo i dati ISTAT del 2021, gli acquedotti romani hanno perso il 45% dell’acqua immessa in rete a causa dell’usura delle tubature. Invece di investire su un piano di manutenzione del sistema idrico nel 2018 l’assemblea dei Sindaci di oltre 100 comuni del Lazio Centrale (ATO 2) ha approvato la proposta di Acea di realizzare un “potabilizzatore” del Tevere. Crediamo che ACEA debba tornare al 100% pubblica, e che il Comune debba ideare un piano di intervento urgente per affrontare la dispersione idrica.

Ulteriori proposte riguardano l’azzeramento del consumo di suolo (Roma ha il record nazionale di suolo consumato annualmente), la valorizzazione del verde pubblico e la bonifica dei siti contaminati.

Dal punto di vista dei processi partecipativi infine, è fondamentale predisporre un sistema unico, trasparente e accessibile per il monitoraggio dei dati ambientali e delle politiche ambientali. Senza informazioni e accesso ai dati la partecipazione dei cittadini risulta compromessa. A questo fine è fondamentale la sinergia tre istituzioni preposte al controllo e cittadini nella realizzazione di esperienze di monitoraggio ambientale partecipato.

Scarica qui il report integrale.

 

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