Cambiamenti climatici: ci mancava Il Giornale!

Fare informazione è una responsabilità talmente grande che non tutti ne sono degni e non a tutti dovrebbe essere concessa.

La scorsa settimana Il Giornale titolava “Accoglieremo pure chi scappa dal caldo”, per raccontare la risoluzione europea che riconosce come motore della migrazione anche i cambiamenti climatici.

Un momento importantissimo questo, in cui le istituzioni comunitarie prendono parola su un tema delicato, urgente e trattato in maniera quanto meno superficiale fino a ora.

I cambiamenti climatici determinano la perdita di terreno fertile, minacciano la disponibilità di mezzi di sussistenza, rendendo instabile e comunque abbassando nettamente la produzione di cibo. Desertificazioni, alluvioni e altri elementi climatici incontrollabili non sono una fantasia di popolazioni annoiate che decidono di venirsi a fare una vacanza nella nostra bella Europa.

Cosa genera i cambiamenti climatici è conclamato a livello internazionale: il nostro Paese ha firmato molti trattati per assumere impegni precisi per diminuire le emissioni di climalteranti, ma questo non ha cambiato le sue politiche ambientali, industriali, energentiche ed economiche.

Siamo pienamente responsabili, noi e tutti gli altri Paesi dell’Occidente Europeo, della distruzione del clima che sta spingendo queste persone a scappare non perché abbiano “troppo caldo”, o “troppo freddo”, o cerchino un posto dove trascorrere un inverno mite e un’estate fresca.

Non possiamo votare la risoluzione, ci dice Forza Italia, perché i cambiamenti climatici riguardano direttamente noi nella misura in cui i Paesi più esposti sono quelli Mediterranei e l’Italia è la più esposta a dover accogliere chi li subisce (senza averli provocati!).

Non che non sia un problema, non che non sia vero, che le persone fuggono anche dal disastro che il clima ha generato: ma non possiamo accoglierle, sostanzialmente. Come se non porsi il problema possa essere una soluzione

Le considerazioni dell’eurodeputato Salvini non meritano nemmeno risposta, visto che il milanese cui non piace la nebbia dovrebbe sapere che, proprio a causa dei cambiamenti climatici, negli ultimi trent’anni se n’è registrata una diminuzione pari a più del 30%. Gli basterà aspettare, le nostre politiche industriali ed energetiche continueranno a distruggere il nostro clima, a differenza delle tante popolazioni che ora, oggi, (anzi ieri) non hanno cosa mangiare, cosa coltivare, cosa bere e spesso, anche a causa di questo, sono al centro di guerre e conflitti politici.

C’è poco da scherzare e l’atteggiamento dei nostri rappresentanti europei ancora una volta dimostra la loro inadeguatezza: non sarà una risoluzione non votata a impedire a decine di milioni di persone di scappare dal disastro che, per colpa nostra, hanno a casa propria.

Tra il 2008 e il 2015 sono state sfollate a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici circa 26 milioni di persone. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), potrebbero esserci oltre 200 milioni di migranti ambientali nel 2050.

Vogliamo semplicemente negare la realtà, o qualcuno vuole iniziare a guardare oltre il proprio naso e rendersi conto che i confini nazionali sono niente, sono delle linee immaginarie, e che le popolazioni di questo Pianeta devono cooperare per salvarlo, e che chi lo ha distrutto deve assumersene le responsabilità?

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QUI la nostra pubblicazione, in aggiornamento, su crisi ambientali e migrazioni climatiche

QUI i nostri studi sull’incoerenza delle politiche italiane rispetto agli impegni presi firmando l’Accordo di Parigi per combattere i cambiamenti climatici.

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