I rifiuti a Roma, non sono un'emergenza ma una malattia cronica

Ogni anno in estate si torna a parlare dell’emergenza rifiuti a Roma, dimenticandosi, forse, che la questione ha radici ben più profonde da estirpare.

I problemi strutturali che riguardano il sistema di gestione dei rifiuti a Roma non possono essere spiegati con una narrativa dell’emergenza perché non costituiscono un imprevisto e non possono essere risolti con soluzioni temporanee.

Perché i rifiuti non sono un’emergenza

Lo stato emergenziale, infatti, presuppone l’insorgenza di una situazione imprevista a cui porre rimedio in tempi rapidi: ma nel caso di Roma esiste una volontà politica precisa che negli anni ha deciso coscientemente di non agire in maniera sistemica per arginare il problema.

La soluzione temporanea per i vertici politici della Capitale è sempre stata quella di appoggiarsi a impianti di smaltimento lontani dalla città o di provarne addirittura a creare di nuovi, sempre ben nascosti agli occhi dei cittadini dei quartieri centrali.

Con questa logica i rifiuti di Roma hanno raggiunto prima le discariche di tutta la Regione e a seguire gli impianti del Lazio, approdando poi nei principali centri di scarico europei in Germania e Portogallo.

La mancanza di una programmazione a lungo termine è stata il vero elemento di continuità che ha caratterizzato tutte le amministrazioni capitoline, generando un costante rimpallo di responsabilità tra il Comune e la Regione Lazio.

Alla ricerca di una discarica libera: il caso Albano e Colleferro
L’ultimo episodio di questa storia ormai ventennale ha riguardato i comuni di Colleferro e Albano.

A fine maggio la Regione ha lanciato un aut-aut alla giunta Raggi: sessanta giorni per individuare una discarica dove destinare i rifiuti di Roma.

La proposta della sindaca è quella di riaprire il sito di Colleferro, chiuso da oltre un anno, dal momento che ad oggi non ha ancora esaurito la sua capienza massima.

La lettera al prefetto da parte di Ama, per comunicare questa decisione ha però riacceso le proteste delle associazioni ambientaliste colleferrine che insieme ad altri 17 comuni della Città Metropolitana lo scorso 12 giugno hanno organizzato un flash mob di fronte ai cancelli d’ingresso della discarica di Colle Fagiolara, nel comune di Colleferro.

Ma di fronte alla reazione dei cittadini il Comune e la Regione hanno continuato a tacere, tanto che a luglio le proteste sono esplose di nuovo. Lo scorso 14 luglio in occasione di uno dei tanti consigli capitolini straordinari sull’emergenza rifiuti, i sindaci e le sindache dei comuni in protesta hanno chiesto di essere accolti in Aula Giulio Cesare per essere ascoltati dalla giunta capitolina, che come prevedibile ha risposto chiudendo i battenti della sala.

Anche a porte chiuse, però, la discussione della giunta è andata avanti e il giorno successivo è arrivata la decisione del Comune di emettere un’ordinanza di riapertura per la discarica di Roncigliano, nel comune di Albano, in provincia di Roma.

Per l’ennesima volta si risponde in maniera emergenziale alla questione rifiuti romana: la discarica dovrà riaprire per 180 giorni e accogliere oltre 1100 tonnellate di scarti al giorno.

I cittadini della zona hanno risposto con una forte mobilitazione, dopo giorni di presidio, assemblee e attivazioni la riapertura della discarica, prevista per lunedì scorso è finalmente slittata per un errore tecnico: la società titolare dell’impianto di Albano “Ecoambiente” ha infatti comunicato l’assenza di una polizza fideiussoria necessaria alla riapertura del sito.

La nuova caccia alla discarica: Valle Galeria

La “caccia alla discarica” non si è ancora conclusa e su alcune testate giornalistiche compare l’ipotesi della realizzazione di un nuovo sito nella Valle Galeria.

C’è un filo rosso che lega tutte queste storie: il modus operandi della gestione dei rifiuti della Capitale che soffoca i territori della periferia e continua a considerare quei cittadini e quelle cittadine delle periferie soggetti sacrificabili in nome del benessere dei quartieri gioiello della città di Roma.

Intanto anche le associazioni e i cittadini romani del V e del VII Municipio lo scorso 27 luglio hanno organizzato una manifestazione sotto il Ministero della Transizione Ecologica per chiedere raccolta differenziata porta a porta, pratiche di economia circolare e un aumento del personale Ama.

Che cosa sta facendo A Sud per supportare la cittadinanza
La nostra associazione nel corso degli anni ha cercato di supportare le vertenze territoriali, in particolare assieme al movimento Rifiutiamoli di Colleferro abbiamo preso parte ad assemblee, formazioni e picchetti nei giorni più delicati della mobilitazione per la chiusura dei due inceneritori e della discarica presenti sul territorio comunale.

Ad oggi, dopo aver ottenuto la chiusura di entrambi i siti, stiamo portando avanti ComunitAria, un progetto di monitoraggio ambientale sulla qualità dell’aria.

Crediamo infatti che ripartire dalla consapevolezza e dall’attivazione dei cittadini sia l’elemento fondamentale per sviluppare capacità di advocacy che permettano alla cittadinanza di consegnare alle istituzioni dati scientifici rilevanti per contrastare i problemi d’inquinamento ancora presenti sul territorio.

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