Per una politica della dignità. Femminismo, migrazioni e colonialità in America Latina” è il nuovo libro edito da capovolte di Laura Fano Morrisey, antropologa sociale e ricercatrice indipendente specializzata in America Latina.

In America Latina le donne hanno sempre giocato un ruolo di primo piano nelle lotte e nei processi di autorganizzazione collettiva legati ai diritti umani e alla difesa dei settori più esclusi: nel suo ultimo libro Laura Fano Morrisey sceglie di indagare i movimenti sociali e in particolare quelli femministi dell’America Latina dell’ultimo decennio partendo dalla forte correlazione che esiste in questo continente tra i suoi due caratteri più distintivi: il modello estrattivista e la violenza di genere.

Con una metodologia femminista, posizionata e decolonizzata, Laura Fano Morrisey ci spiega che le politiche estrattiviste che si sono succedute nel continente nell’ultimo decennio hanno portato da una parte alla distruzione di territori, con contaminazioni di acque e terra, malattie e sfollamenti forzati e dall’altra ad un aumento esponenziale della violenza, in particolare quella di genere e ai femminicidi.

Le nuove multinazionali che si insediano nei territori per estrarre predatoriamente risorse naturali difatti si alleano con gruppi armati paramilitari locali, che garantiscono ordine sociale e protezione e che contemporaneamente gestiscono il narcotraffico, il traffico di esseri umani e la prostituzione. I gruppi paramilitari resi più forti dai soldi delle multinazionali, agiscono una violenza sempre più diffusa, che colpisce ancora una volta soprattutto le donne e le minoranze.

In questo contesto politico nasce e si staglia però una nuova battaglia che riesce a dare voce ad un nuovo movimento sociale: l’ecofemminismo, di cui Berta Caceres è sicuramente una delle più forti figure di riferimento. Assassinata nel 2016, lottava difatti contro la violenza dell’estrattivismo nella zona del fiume Lenca dell’Honduras, uno dei paesi con il maggior tasso di femminicidi al mondo.

Partendo da questi presupposti Laura Fano Morrisey ci conduce in un viaggio alla scoperta dei movimenti femministi sud-americani: dalla storia Marielle Franco, consigliera comunale a Rio de Janeiro ed esponente del Partito Socialismo e Libertà brasiliano, impegnata da sempre nella difesa dei diritti umani, assassinata brutalmente nel 2018, alla storia di Francia Márquez, prima vicepresidente Nera della Colombia, all’avvento del movimento Ni Una Menos in Argentina, divenuto  in poco tempo globale e transnazionale.

Al centro del suo racconto vi è sempre la lotta ambientalista, contro l’estrattivismo certo, ma anche attraverso la rivendicazione del binomio corpo-territorio e attraverso la portata del fenomeno migratorio che riguarda sempre più donne coinvolte nelle catene globali della cura. Una riflessione-sfida finale è quella che l’autrice lancia al femminismo occidentale, che deve necessariamente decolonizzare pratiche e saperi: “Se l’estrattivismo ha incrementato il carico di cura sulle donne, i movimenti femministi hanno avuto il merito di renderlo visibile come elemento fondamentale per la sopravvivenza della società. Il lavoro di cura (nella nostra società occidentale) caratterizza le migranti latinoamericane e noi stesse, che tanto spesso subappaltiamo a loro il nostro lavoro produttivo”.

Femminismo, migrazioni e coloniali

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