Educazione depositaria

A cura di Jessica Ferretti ― educatrice e formatrice, A Sud

Paulo Freire, pedagogista brasiliano, parla di educazione depositaria o bancaria intendendo con questa espressione le pratiche educative in cui le persone educande sono considerate vasi vuoti da riempire di contenuti nozionistici. Si tratta di un’ educazione che non intende sviluppare né pensiero critico né creatività nel singolo individuo, anzi mira a generare passività e indifferenza. Per Freire questo approccio educativo rappresenta uno strumento di oppressione, che addomestica gli individui alle regole degli oppressori, rendendoli insensibili di percepire e riconoscere la propria condizione di oppressi.  La figura dell’educatore si identifica con quella di chi addestra, ovvero colui che deposita contenuti tecnici e specializzati, da non discutere, quindi inevitabilmente statici e conservatori. In opposizione all’educazione depositaria, Freire propone l’educazione cosiddetta problematizzante, un’educazione concepita nella sua azione trasformativa all’interno di processo sia sociale che politico. Questo approccio educativo basato sul dialogo prevede coinvolgimento, partecipazione attiva e responsabilità. Il concetto di “problematizzazione” porta con sé il dubbio, l’incertezza, necessari per costruire una nuova razionalità non separata dalle emozioni. Freire parla di processo di “coscientizzazione”, con cui intende la pratica educativa  di liberazione.

Come per gli altri settori della formazione sia formale, sia informale il concetto di educazione problematizzante, quindi, può essere il fondamento dei percorsi di educazione in natura attraverso il coinvolgimento, la partecipazione e la responsabilizzazione di tutti gli agenti educativi.

Per approfondire:

  • Freire P., La pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, 2011.

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