Educazione ai cambiamenti climatici – Quali prospettive?
Un’educazione climatica che non semplifica, ma sia attiva. Con “Sentinelle climatiche” abbiamo sperimentato percorsi educativi per leggere e trasformare la crisi climatica, nelle scuole e nei territori.
Come associazione impegnata da oltre 20 anni in iniziative sulla giustizia ambientale e climatica abbiamo un importante programma dedicato all’educazione ecologista.
Oggi vi raccontiamo l’esito di una giornata di lavoro durante la quale abbiamo approfondito il tema dell’educazione ai cambiamenti climatici dentro e fuori la scuola.
Occasione della giornata è stata la conclusione del progetto biennale “Sentinelle climatiche. In movimento per la difesa del clima”, finanziato dall’AICS (Bando ECG), promosso dall’associazione A Sud in collaborazione con Cospe, Un ponte per, Palma Nana, Resilea, Docenti senza frontiere, Centro di documentazione sui conflitti ambientali, Società meteorologica italiana di Luca Mercalli e Ismed-CNR.
Un programma educativo per affrontare il cambiamento climatico
Con questo progetto abbiamo sperimentato in 12 istituti scolastici un programma didattico interdisciplinare e multimodale che ha generato diversi strumenti utili ai docenti e alle docenti per affrontare una delle più grandi sfide che la società è chiamata ad affrontare: il cambiamento climatico. Trovate una descrizione dettagliata di questi strumenti nella sezione SEMI di questa newsletter.
Per costruire la giornata di lavoro siamo partite dal programma didattico che abbiamo sperimentato e dall’ultimo rapporto dell’Unesco sull’educazione ai cambiamenti climatici (2024) che sottolinea il desiderio dei giovani e delle giovani di un’educazione che non si limiti a impartire conoscenze, ma che li metta in grado di intraprendere azioni significative sul cambiamento climatico.
Crediamo sia fondamentale avviare un rinnovamento educativo e metodologico sul piano delle tematiche e delle metodologie per rispondere in modo efficace alla sfida del cambiamento climatico e alle richieste delle giovani generazioni.
In questo articolo vi proponiamo una sintesi delle cose più importanti emerse durante i tavoli del pomeriggio che, a partire dalle riflessioni della mattina, saranno la base per la costruzione di indicazioni puntuali per un rinnovamento dell’educazione ai cambiamenti climatici.
I temi della giornata di lavoro
Durante la giornata è stata avviata una riflessione su tre questioni:
- Su quali temi dovrebbe basarsi un’educazione ai cambiamenti climatici che non riduca la complessità dei fenomeni ma sia in grado di offrire una prospettiva sistemica?
- Possono esserci diverse metodologie e pratiche in grado di mettere in luce tali complessità e allo stesso tempo muovere i/le giovani all’attivazione?
- Quali gli spazi e le alleanze? Quanto è importante il coinvolgimento dei diversi attori sul territorio e delle comunità?
TAVOLO 1
Nel primo tavolo una delle questioni che più spesso è emersa riguarda la necessità di non ridurre il fenomeno dei cambiamenti climatici unicamente ad una visione scientifica, ma inquadrarlo da altri punti di vista come quello giuridico, economico e dei diritti umani.
È stata più volte espressa la necessità di guardare ai cambiamenti climatici come ad una lente attraverso cui leggere il passato, il presente e il futuro.
Offerta tematica e azione giovanile
Importante è un’offerta tematica che sia in grado di mostrare la visione sistemica dei cambiamenti climatici e che sia in grado di mettere in luce le responsabilità del modello di produzione e consumo.
Va anche coinvolto il ruolo di giovani e giovani in azioni di pressione sulle istituzioni, affinché attuino delle politiche controllanti e sanzionatorie verso le grandi multinazionali più impattanti dal punto di vista ambientale.
Sguardo al locale e responsabilizzazione collettiva
È emersa la necessità di lavorare dentro e fuori la scuola per formare alla complessità e trovare i nessi tra le varie dimensioni, ad esempio lavorando dal locale al globale.
Un tema a cui si è data molta rilevanza è proprio questo sguardo al locale.
Uno sguardo che sia in grado di generare forme di attivazione individuali e collettive, di responsabilizzare la collettività e la cittadinanza.
Questa responsabilizzazione deve andare di pari passo con una chiara individuazione delle responsabilità storiche. Non deve però inibire l’azione generando risposte di ansia, ma spostare le soluzioni dall’individuale al collettivo, mostrando possibilità di trasformazione e alternative concrete.
Migrazioni interne e ruolo delle scuole
Rispetto al territorio italiano si è parlato delle migrazioni interne al nostro paese, tema importante anche rispetto alla scolarizzazione e alla vita nelle aree interne. In controtendenza rispetto al governo che chiude e accorpa classi, molti territori riacquisiscono valore proprio grazie alle migrazioni interne.
Le scuole ne rappresentano importanti presidi.
La necessità di lavorare sui libri di testo così come sulle nuove linee guida nazionali è stata ripetuta più volte.
TAVOLO 2
Per offrire una prospettiva sistemica è necessario proporre uno studio dei temi che sia multidisciplinare e interdisciplinare.
Molte delle persone presenti credono che, per avere un approccio interdisciplinare, sia necessario prendere in considerazione anche le attività esterne alla scuola.
La difficoltà però è legata al coinvolgimento dei e delle docenti, soprattutto nelle attività realizzate dal terzo settore dentro o fuori la scuola. C’è anche difficoltà nel coinvolgimento degli studenti e delle studentesse.
Antidoto a questo disinteresse potrebbe essere quello di legare le attività e i contenuti alle passioni delle persone coinvolte nel processo educativo.
Territorializzazione e curricula scolastici
Rispetto a questo si è parlato molto dell’introduzione nei curricula scolastici di conoscenze legate al territorio locale.
È proprio in questo contesto che si è parlato di territorializzazione delle metodologie, dove quindi il contesto fa la differenza e detta anche le modalità di attivazione possibile delle comunità scolastiche.
Una riflessione ha sottolineato come questi input non riguardano nello specifico l’educazione ecologica e climatica, ma l’educazione in generale.
Metodologie e approccio cooperativo
Tra le metodologie oggetto di riflessione è stato più volte citato l’approccio cooperativo.
È necessario creare un meccanismo assembleare di classe che coinvolga genitori, docenti e alunni/e per attivarsi. Questo per pensare insieme a degli strumenti, stimolare la comunità e rompere il troppo diffuso disinteresse.
La necessità di agire per rompere il sistema verticale su cui il sistema educativo si basa è emersa in modo preponderante. Per fare ciò è però fondamentale avere spazi all’interno e all’esterno delle scuole dove poter permettere il confronto.
È stata infine avviata una riflessione su esempi di metodologie di educazione attiva, in contrasto alla semplice lezione teorica. Tra gli esempi citati: “Il Grande Convegno degli Animali”, che ha aiutato gli alunni e le alunne ad attivarsi, simulare e immedesimarsi in altri soggetti, stimolando l’empatia.
Altri esempi di percorsi alternativi alle lezioni frontali sono stati la pedagogia incidentale, come tipo di didattica orientata verso l’esterno.
Un ulteriore suggerimento riguarda l’istituzionalizzazione nelle scuole del referente climatico e di una figura simile. Questa figura potrebbe proporre formazioni obbligatorie e dare prospettive diverse.
TAVOLO 3
Durante questo tavolo, i/le partecipanti hanno lavorato in tre gruppi distinti, ognuno incaricato di esplorare una fase temporale diversa della costruzione di una comunità educante territoriale attiva sui temi dei cambiamenti climatici. Il lavoro si è concretizzato in un cartellone condiviso, articolato in tre sezioni: criticità (a sinistra), risorse (a destra), e al centro le pietre miliari del percorso comunitario.
Questo lavoro ha restituito un quadro complesso e realistico della costruzione di una comunità educante territoriale: radicata nei bisogni reali, basata sulla cooperazione tra soggetti diversi e orientata alla sostenibilità nel tempo.
Parlare ancora oggi di progetti temporanei o bandi spot dimostra quanto ci sia bisogno di una visione politica strutturale e lungimirante, che riconosca nella cura della natura e nell’educazione climatica una priorità per il territorio.
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Passato
Un primo gruppo ha ragionato su motivazioni e bisogni da cui nasce una comunità educante.
Le criticità emerse: mancanza di fiducia, disuguaglianze sociali, mafie, compulsioni economiche e isolamento delle esperienze.
Tra le risorse individuate: reti informali, memoria collettiva, capacità di ascolto, voglia di confronto e bisogno di nuovi modelli.
Le pietre miliari identificate includono:
– Lavorare nell’immaginario, con consapevolezza
– Alleanze stabili con obiettivi comuni
– Spazi di condivisione accessibili e inclusivi
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Presente
Un secondo gruppo ha simulato la nascita della comunità, focalizzandosi su azioni e strutture operative.
Le criticità segnalate riguardano frammentazione, scarso tempo condiviso, assenza di luoghi fisici stabili, delega alla scuola senza supporto.
Risorse chiave sono: cabina permanente di regia, dialogo tra saperi diversi, spazi accessibili e inclusivi, alleanze con obiettivi comuni.
Tra le pietre miliari:
– Cabina di regia permanente
– Patti di collaborazioni su obiettivi
– Tavoli di lavoro tematici
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Futuro
Un terzo gruppo ha raccolto i contributi precedenti e immaginato come rendere duratura e sostenibile la comunità.
Le criticità individuate per il futuro sono: mancanza di continuità, dipendenza dai bandi, scarso coinvolgimento istituzionale.
Tra le risorse strategiche: presidio operativo con ritualità, beni comuni, economie condivise, banca del tempo, educazione ambientale diffusa.
Infine, le pietre miliari saranno:
– Risorse permanenti
– Beni comuni materiali e immateriali
– Ritualità dello stare insieme
