Ecotransfemminismo

A cura di Sara Vegni – Advocacy Officer A Sud

L’ecofemminismo è una prospettiva teorica e un movimento che esplora le interconnessioni tra il dominio patriarcale sui corpi delle donne e lo sfruttamento della natura. Indaga i parallelismi tra le gerarchie ideologiche dualistiche che permettono una giustificazione sistematica del dominio perpetrato da soggetti o gruppi classificati in categorie di rango superiore sui soggetti classificati di rango inferiore (ad esempio: dell’uomo sulla donna, della cultura sulla natura, degli umani sui non umani).

Sulla natura del dualismo si è soffermata Val Plumwood in Feminism and the Mastery of Nature. “Ogni dualismo – scrive la filosofa australiana – è connesso agli altri in modo da formare un labirinto di nessi oppressivi legati dalla struttura logica caratterizzata dall’esclusione e dalla negazione (…)”.

L’ecofemminismo, al contrario, ponendo l’enfasi sull’interconnessione di tutte le forme di vita, offre una teoria etica basata non sulla separazione o sull’individualismo astratto, ma sui valori dell’inclusione, delle relazioni, sulla valorizzazione della conservazione della vita, partendo dalla consapevolezza della vulnerabilità di ciascuno.

L’origine del termine si deve all’attivista e scrittrice francese Francoise d’Eubonne, nel suo libro del 1974 Le féminisme ou la mort. Ma le origini del movimento sono da rintracciarsi nelle espressioni pacifiste e antimilitariste degli anni ’60, quando si iniziano a tracciare le connessioni tra il sessismo, le discriminazioni verso gli animali non umani e l’ambiente, considerati proprietà o risorse da sfruttare.

Nel 1973 prendeva avvio il movimento chipko in difesa delle foreste dell’Himalaya e dell’economia di sussistenza portata avanti dalle donne. Nel 1977 Wangari Maathai dava inizio al progetto di riforestazione in Kenya The Green Belt Movement tra i cui obiettivi principali c’erano la promozione dei diritti delle donne e della loro autonomia.

Una tesi centrale dell’ecofemminismo è che il patriarcato e il capitalismo innescano una spirale di discriminazioni dovuta allo sfruttamento delle risorse naturali e umane.  Nell’evoluzione del pensiero ecofemminista si ravvedono due correnti principali: l’ecofemminismo essenzialista, o classico, che si concentra sulle connessioni tra le donne e la natura evidenziandone la capacità riproduttiva e la presunta attitudine alla cura, e l’ecofemminismo materialista o costruttivista che invece respinge il legame donna-natura.

 

Per approfondire

    • Germogli – Pratiche ecofemministe DWF, 2021
    • Plumwood V., Feminism and the Mastery of Nature, Routledge, London-New York 1993
    • Pulcini E., La cura del mondo: paura e responsabilità nell’età globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009.
    • D’Eaubonne F., Le féminisme ou la mort, Pierre Horay, Paris 1974
    • Pathak S., The Chipko Movement, Permanent Black, 2020
    • Maathai W., The Green Belt Movement: Sharing the Approach and the Experience, Lantern Books; Revised edition, 2004
    • Mercant C., La morte della natura, Editrice Bibliografica 2022

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