Diario da Belém – giorno 9
18 novembre 2025
Inizia oggi il secondo giorno della seconda settimana della COP30. Da agenda ufficiale, ne mancano meno di 4 alla sua conclusione, eppure i negoziati procedono a piccoli passi.
A dieci anni dall’Accordo di Parigi, questa COP ha la responsabilità di garantire finalmente la transizione dai combustibili fossili e colmare il divario globale di ambizione che ancora mette a rischio le comunità vulnerabili in tutto il mondo.
Una delle discussioni più rilevanti in corso riguarda la transizione dai combustibili fossili. Sebbene la Colombia abbia preso una posizione costruttiva, cercando di creare una coalizione politica per avanzare verso un phase-out globale. La massima vittoria possibile, che è la definizione di una roadmap per una transizione globale dai combustibili fossili, è lontanissima dal raggiungere il consenso necessario a consegnare questo risultato alla presidenza brasiliana. Sarà difficile compito dei negoziatori provare a trasformare nei giorni che mancano segnali politici in azioni concrete.
Un altro punto cruciale è la proposta del Bam, che è l’acronimo del Belém Action Mechanism, una iniziativa sostenuta dal G77, che mira a creare un quadro globale per la Giusta Transizione coordinando tra di loro iniziative e progetti e finanziamenti.con l’obiettivo di mettere al centro persone e diritti.
Il cuore della questione resta però la finanza climatica, Tutti i negoziati — mitigazione, adattamento, transizione giusta — tornano allo stesso punto: senza soldi, niente attuazione.
- I Paesi in via di sviluppo chiedono finanziamenti reali, prevedibili e basati su sovvenzioni. Ma i Paesi industrializzati rifiutano ogni linguaggio che implichi obblighi, facendo esplodere la frustrazione.
Intanto oggi è arrivato un inciampo serio per la Cop30 di belem. stamattina si è riunito il Dialogo di Alto Livello sull’Adaptation Fund (AF) durante il quale i paesi donatori hanno annunciato gli impegni per il 2026.
L’incontro di oggi avrebbe dovuto segnare una svolta nel finanziamento dell’adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo. Invece per il terzo anno consecutivo gli stanziamenti non hanno raggiunto il minimo stabilito. I nuovi impegni annunciati solo da Spagna, Irlanda, Belgio e Lussemburgo assieme ai contributi già in campo non arriveranno alla metà dell’obiettivo – già di per se scarissimo rispetto alle reali necessità – di 300 milioni l’anno.
L’adattamento però non è un’opzione ma una necessità per iPpaesi del Sud globale. e Le risorse necessarie a finanziare queste politiche sono una condicio sine qua non.
Il segnale che esce oggi dalla Cop30 è dunque assai preoccupante: e racconta la mancanza di volontà politica dei Paesi industrializzati di rispettare gli impegni sottoscritti attraverso l’accordo di Parigi.
Mentre la COP30 avanza, l’incertezza sui risultati resta. Gli occhi sono puntati sulla possibilità di un vero cambio di passo nelle prossime giornate. Sarà una corsa contro il tempo in una agenda che si è già pronti a veder slittare, perchè i nodi da sciogliere avranno bisogno di molta determinazione, grande pazienza. e molto olio.
Il Diario di A Sud dalla COP è curato da Marica Di Pierri e Laura Greco da Belem ed è parte del podcast di rassegna stampa quotidiana “Scanner” di Valerio Nicolosi per Fanpage.