Diario da Belém – giorno 5
14 novembre 2025
Ieri è stato il primo giorno di lavori effettivo della Cupula dos Povos alll’Università Federal do Pará che si è riempita di centinaia di eventi. Come A Sud abbiamo partecipato a una riunione convocata dalla Coalizione globale per i boschi, assieme a delegati indonesiani, congolesi, brasiliani, boliviani e statunitensi per discutere dell’impatto del TFFF.
Ma cos’è di preciso il TFFF, il Tropical Forest Forever Facility, e perché è importante parlarne nell’ambito della COP?
È un fondo creato per attrarre finanziamenti pubblici e privati per la conservazione delle foreste tropicali, che secondo i promotori dovrebbe raccogliere almeno 125 milioni di dollari che verrebbero poi destinati alla difesa dei boschi pagando circa 4 dollari per ogni ettaro protetto in 72 paesi.
I contributi al fondo sarebbero prestiti ad alto rischio, che potrebbero aumentare il debito dei paesi beneficiari, anche se il dispositivo finanziario ad oggi non è ancora chiaro.
Nonostante questo, al fondo hanno annunciato di voler contribuire Norvegia, Francia, Brasile e Indonesia con 5 milioni e mezzo di dollari, rimanendo però ancora molto lontani dall’obiettivo.
Nel contesto della COP è importante parlare di meccanismi di protezione delle foreste se si considera che queste assorbono circa il 30% delle emissioni globali di CO2.
Il Presidente brasiliano Lula ha lanciato il fondo durante il Leader’s Summit il 6 novembre scorso, e ne ha fatto un cavallo di battaglia, l’iniziativa con la quale vuole ricordare che una COP alle porte dell’Amazzonia ha un senso solo se si fa davvero qualcosa di concreto per l’Amazzonia.
A detta dei movimenti sociali, però, il TFFF non è nulla di nuovo, non è nulla di rivoluzionario, ed anzi, è uno specchietto per le allodole, come lo sono stati i REDD+, i crediti di carbonio e di biodiversità che vengono denunciati dai movimenti da almeno 20 anni come false soluzioni.
Il TFFF, tra l’altro, non è un’idea di Lula: se ne parla dal 2018 in seno alle discussioni del G20, che riguardano principalmente accordi commerciali.
Le critiche mosse al Fondo riguardano principalmente il fatto che si monetizzi ancora una volta un bene comune difeso dai popoli indigeni da millenni; che dei 4 dollari ad ettaro che si suppone siano destinati a chi protegge le foreste, 3 andrebbero allo Stato e 1 agli indigeni.
Le poche informazioni circolanti e il fatto che sia un paese del sud globale a proporlo fa si che molti ci vedano un’opportunità. I movimenti indigeni amazzonici sono divisi e riescono difficilmente a criticare apertamente un governo che è stato vicino alle loro istanze.
Sarà in grado Lula di convincere altri paesi ad aderire a questa iniziativa? Lo scopriremo nei prossimi giorni nelle stanze negoziali della COP.
Il Diario di A Sud dalla COP è curato da Marica Di Pierri e Laura Greco da Belem ed è parte del podcast di rassegna stampa quotidiana “Scanner” di Valerio Nicolosi per Fanpage.