Diario da Belém – giorno 10

A Belém la Colombia scuote la COP30 con una dichiarazione che mette al centro l’uscita dai fossili e la giustizia climatica. Un segnale forte: serve una transizione reale, costruita da governi e movimenti insieme.


19 novembre 2025

Per combattere il cambiamento climatico, bisogna buttare il cuore  oltre l’ostacolo.

È ciò che ha fatto la Colombia, lanciando una dichiarazione ambiziosa durante questi giorni di COP30. 

Si tratta della  Dichiarazione di Belém, una dichiarazione che riafferma l’impegno globale per una transizione giusta, ordinata ed equa che abbandoni i  combustibili fossili.

Questa dichiarazione in certi punti potrebbe sembrare scritta da qualche movimento sociale ecologista. 

Il governo di Petro, attraverso il lavoro qui a Belem della  ministra dell’Ambiente Irene Velez Torre ha deciso di presentarla ufficialmente giovedì prossimo, prima della chiusura della COP30, a tutti i delegati. 

In questi giorni, sta raccogliendo numerose adesioni, tra cui voci di corridoio indicano anche il sostegno della Spagna.

La dichiarazione sottolinea l’importanza di basarsi sulle evidenze scientifiche, facendo riferimento alle conclusioni dell’IPCC, che indica i combustibili fossili come i principali responsabili delle emissioni. Un aspetto cruciale di questa dichiarazione è anche il riferimento alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (CIJ), che ha sottolineato gli obblighi degli Stati nel contrastare il cambiamento climatico, riconoscendo la responsabilità storica dei paesi industrializzati. 

La  Colombia ha annunciato l’organizzazione di una conferenza internazionale ad aprile 2026, un Summit che dovrebbe riunire i paesi firmatari per discutere di come uscire dal modello fossile, che si trasformi in una piattaforma che coordini azioni concrete e promuova politiche nazionali e globali. 

Nel frattempo, il Brasile continua a spingere per una roadmap per il TAFF (Transitioning Away From Fossil Fuels), una strada che dovrebbe essere “equa, ordinata e programmata” per farci  uscire l’economia fossile in tempi prestabiliti. 

La parola “uscita dai combustibili fossili” è ormai entrata ufficialmente nel gergo dei negoziati, ed è effettivamente una grande conquista. Questo risultato è anche merito del lavoro svolto dalla La campagna Fossil Fuel Non‑Proliferation Treaty, una 9niziativa che che propone un trattato globale che vieti la nuova esplorazione e produzione di petrolio, gas e carbone.

 Ispirata al modello del trattato di non proliferazione nucleare, l’iniziativa nasce nel 2020‑21 e oggi raccoglie decine di governi e quasi 4000 org,popoli indigeni, ONG ambientaliste  e coalizioni per la giustizia climatica, soprattutto nei paesi del Sud del mondo. Il trattato chiede che la collaborazione internazionale si concentri su tre pilastri: non proliferazione (stop a nuovi fossili), disarmo (riduzione della produzione esistente) e transizione giusta, equa e inclusiva, garantendo sostegno alle comunità colpite dalla crisi climatica

Come A Sud, abbiamo deciso di sostenere e portare avanti questa campagna in Italia, per parlare della necessità di avviare un nuovo processo internazionale che unisca governi e società civile attorno all’idea che uscire dal modello fossile sia l’unica soluzione strutturale per la lotta al cambiamento climatico.


Il Diario di A Sud dalla COP è curato da Marica Di Pierri e Laura Greco da Belem ed è parte del podcast di rassegna stampa quotidiana “Scanner” di Valerio Nicolosi per Fanpage.

Riascolta la puntata qui

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