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Il racconto dell'evento di networking

Si è tenuto a Palazzo Merulana, a Roma, l’evento “Cultura a Impatto Zero”, organizzato da A Sud e Melting Pro. Con lo scopo di costruire alleanze tra settore culturale e ambientale nella promozione di eventi sostenibili. Ecco il racconto dell’incontro, che ha posto le basi per una futura rete di alleanze

L’approvazione dei criteri minimi ambientali (CAM) previsti per il settore culturale e approvati a dicembre 2022 dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aprono la strada a una rinnovata possibilità di dialogo tra il settore culturale e il settore ambientale. La sostenibilità degli eventi culturali è stata legata, finora, alla volontà degli operatori culturali che si interessavano al tema e alla lungimiranza di piccole amministrazioni locali che hanno favorito lo sviluppo di festival e manifestazioni attente all’impatto che questi eventi provocano sull’ambiente.

Ma per cambiare davvero non può bastare la buona volontà. Ecco allora che di fronte all’opportunità aperta dal provvedimento legislativo le associazioni A Sud e Melting Pro hanno scelto di provare a fare rete. Organizzando lo scorso 16 febbraio a Roma l’incontro “Cultura a Impatto Zero”. L’evento, tenutosi a Palazzo Merulana, ha visto le testimoniante di alcuni operatori di settore che hanno cominciato già da tempo questo percorso, con tutte le difficoltà incontrate, in dialogo con esperti e amministratori.

In qualità di mediapartner Economiacircolare.com (qui lo speciale sui Cam) ha introdotto il primo panel incentrato sugli aspetti normativi e il quadro tecnico in cui ci muoviamo. Come ricordato dal direttore Raffaele Lupoli “il tema degli acquisti della pubblica amministrazione è fondamentale. Deriva dal Green Deal Industrial Plan, un piano approvato a inizio febbraio dalla Commissione Europea che ribadisce quanto sia fondamentale il ruolo della pubblica amministrazione come catalizzatore di scelte sempre più sostenibili”. La presidente di A Sud Laura Greco ha a sua volta ricordato che “in questo percorso nessuno è autosufficiente”, per cui incontri del genere dovrebbero facilitare il dialogo tra chi produce normativa e chi deve applicarla.

Opportunità e difficoltà dei criteri ambientali minimi nel settore culturale

Protagonista del primo intervento è stata Michela Esposito di Sogesid, agenzia di ingegneria in house del Ministero dell’Ambiente nonché esperta di CAM, secondo cui la riforma “mira a generare un equilibrio tra eventi culturali e territorio, a tutelare il paesaggio attraverso la valorizzazione e la promozione, ma soprattuto lasciare un’impronta positiva con ricadute sull’economia e sull’occupazione locale”. La volontà ministeriale non coglie forse tutta la complessità della questione, lasciando ancora una serie di questioni aperte: l’obbligatorietà dei Cam legata alle gare d’appalto e non ai singoli contributi delle amministrazioni; la necessità di regolamenti regionali o comunali per la loro applicazione, il pericolo di greenwashing legato alle sponsorizzazioni degli eventi, la necessità di creare filiera ad hoc per i materiali, gli allestimenti e i rifiuti generati dall’evento.

Le difficoltà sono ancora tante, per cui, come confermato anche dalla tecnica del Mase “un’iniziativa per migliorare l’applicazione dei CAM eventi sarà sicuramente quella di favorire il dialogo con tutte le parti interessate anche dopo la definizione dei criteri: il continuo dialogo con gli stakeholder è necessario, per esempio, con le associazioni di categorie come le Federlegno che opera nel settore degli allestimenti, con chi fa la comunicazione, con gli operatori economici sui criteri pertinenti agli allestimenti nei Cam”.

Un esempio virtuoso proprio legato agli allestimenti è stato riportato da Michele Filippi, chef executive di Theke Museum, un’azienda al servizio del settore museale che si occupa di allestimenti di mostre permanenti, itineranti e spazi espositivi per la conservazione e la fruizione dell’opera d’arte. Filippi testimonia che i CAM vengono richiesti quasi sempre quando si realizzano allestimenti museali stabili mentre per le mostre è più complesso. “La nostra esperienza ci porta ad anticipare il tema della sostenibilità degli eventi – racconta lo chef executive – grazie anche alla regione Friuli Venezia-Giulia che ci ha aiutato alla partecipazione di un bando internazionale insieme all’Austria e alla Slovenia per la realizzazione di allestimenti museali che fossero ecosostenibile. L’allestimento è composto da due elementi: l’alluminio, che in Italia è riciclato per il 98,2% e una pelle composta da vari materiali selezionati grazie ai criteri ambientali minimi”.

La messa a sistema del progetto è avvenuta grazie alla relazione con circa 50 soggetti esperti esterni all’azienda, che hanno aiutato a individuare e risolvere alcuni problemi: gli allestimenti devono essere durabili e riutilizzabili nel tempo, compattabili, quindi occupare poco spazio, e devono essere costituiti da materiali ecocompatibili. “Noi abbiamo cercato di rendere il sistema opensource – spiega ancora Filippi – Garantiamo il rispetto delle normative nella realizzazione della struttura, il materiale con cui viene fatta la pelle, però, può variare, può farla l’artigiano sotto casa. Questo garantisce che il sistema possa essere adattato alle risorse locali e non sia vincolato a noi in nessun modo”.

Sostenibilità economica e buone pratiche

L’esperienza della Theke Museum è particolarmente virtuosa ma la strada è ancora lunga: per gli operatori di settore presenti il grande tema rimane la sostenibilità economica degli eventi che dovranno applicare i CAM o, in caso di contributi, vorranno farlo. Secondo Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi, per abbattere i costi bisogna “pensare l’evento secondo criteri sostenibili dall’inizio alla fine, in tutte le sue fasi di realizzazione. Per fare ciò è necessario avere dei tempi lunghi di organizzazione che spesso i bandi non favoriscono.

Se c’è chi incontra difficoltà, ci sono però anche altre esperienze virtuose di tra gli operatori di settore. Arianna Tonelli, sustainability manager del Festivaletteratura di Mantova, e Simone D’Antoni, rappresentante dell’Associazione Nazionale Comuni italiani (Anci) nonché esperto di sviluppo urbano sostenibile, hanno dialogato insieme sulla creazione di reti attraverso la condivisione delle buone pratiche, la formazione e la possibilità di accesso a bandi durante la seconda parte dell’incontro, moderata da Patrizia Braga, fondatrice di MeltingPro.

“Noi abbiamo lavorato tantissimo sulla mobilità – racconta Tonelli – A livello europeo tra il 50 e il 75% delle emissioni create da un evento deriva dagli spostamenti, per cui con il Festivaletteratura abbiamo sviluppato una mappa di ciclovie di accesso alla città insieme al settore ambiente del Comune di Mantova, che poi abbiamo messo a disposizione di tutti». Gli strumenti di misurazione utilizzati per il calcolo delle emissioni (come My Climate) del Festivaletteratura sono opensource e sviluppati all’estero, dato che in Italia ce ne sono ancora.

A Mantova nasce anche Arca, Azioni per la Resistenza Climatica, un accordo tra Comune e associazioni per la promozione di azioni sostenibili e proposte culturali legate al cambiamento climatico. La pratica del progetto Arca è stata replicata in sette città italiane grazie a Urbact, coordinato da Simone D’Antoni, un programma europeo che, attraverso un bando, ha l’obiettivo di mettere in contatto diverse città tra di loro per replicare esperienze positive come il Festivaletteratura. “Mettendo in relazione gli amministratori locali con gli altri comuni e con attori attenti al cambiamento climatico l’iniziativa ha avuto un effetto moltiplicatore – dice D’Antoni – In questo contesto è stato fondamentale la creazione di nuove alleanze, il contatto tra attori che non si conoscevano tra loro ha dato al Comune anche un ruolo di facilitatore“.

Sebbene nella città di Roma ci siano alcuni esempi di alleanze riuscite, come l’esperienza degli Orti Urbani, per quanto riguarda il settore culturale c’è ancora difficoltà nel costruire alleanze solide. Giovanni Paris, capo staff dell’assessorato alla cultura di Roma Capitale, sottolinea che “tantissimo è stato fatto già ma essere attenti al futuro del pianeta è legato alla consapevolezza culturale“. Per quanto riguarda i criteri minimi ambientali, i prossimi bandi romani dovrebbero prevederli, ma sui tavoli di coprogettazione ci sono ancora poche certezze: alcuni operatori, in particolare esponenti interessati al bando dell’Estate Romana per il progetto che coinvolge le manifestazioni artistiche di Villa Ada, hanno richiesto al capo ufficio dell’assessorato alla cultura di poter partecipare ai tavoli di lavoro, pur non essendo enti del terzo settore. Paris ha assicurato la possibilità di essere presenti, con la consapevolezza che non è stato ancora approvato il bilancio del comune di Roma per cui è impossibile fare previsioni sulle risorse che verranno utilizzate per i bandi.

Le future sfide dei criteri ambientali minimi

Durante il terzo e ultimo panel, Federico Fantinel, amministratore di Knock srl e tra gli organizzatori del festival di Villa Ada, in risposta ai relatori precedenti, ha ribadito che per costruire una rete di partner che possa sostenere tutti cambiamenti previsti con i CAM e per cui alcuni operatori si trovano al momento in difficoltà, c’è bisogno che i bandi vengano pubblicati nel più breve tempo possibile.  Inoltre l’operatore ha sollevato la questione della sostenibilità economica degli eventi: Knock impiega circa 5000 operatori che dovranno essere formati affinchè vengano rispettati i criteri ambientali minimi durante il festival di Villa Ada. Il tema della formazione è emerso in maniera preponderante per tutta la durata dell’incontro: a grande richiesta la formazione dovrà essere fornita dagli amministratori perché è un costo troppo alto da addossare ai soli enti.

L’intervento più atteso, però, era sicuramente quello dell’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi, la quale ha ribadito l’obiettivo assunto da Roma tra le nove città italiane e tra le cento città internazionali di lavorare per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 invece che al 2050. Un obiettivo ambizioso se consideriamo le ultime politiche in campo ambientale, tra cui l’approvazione di un nuovo inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti, o il rilascio del permesso da parte dell’amministrazione di costruire sul lago dell’ex Snia, considerato monumento naturale, o ancora la cementificazione del pratone di Torrespaccata attraverso un finanziamento del Pnrr. Nonostante ciò l’assessora propone una serie di soluzioni per il settore culturale: per esempio un grande spazio messo a disposizione dal comune di Roma per raccogliere e riutilizzare le scenografie come un’enorme operazione di riuso e riciclo, una soluzione che colpisce anche il sistema dei rifiuti. “Noi vogliamo l’8% di diminuzione del rifiuto – afferma Alfonsi – Tale percentuale si fa con gli imballaggi, si fa dentro le case, ma soprattutto con i settori di produzione, compresa quello culturale. Lì c’è una parte di riuso e riciclo

La presidente di A Sud, Laura Greco, che ha moderato l’ultimo incontro, incalza sulla necessità di trovare una risposta condivisa alla crisi climatica, non solo mettendo in condivisione competenze diverse, ma anche cercando di elaborare una politica coerente su tutti i piani: il settore ambientale e quello culturale possono fare la loro parte ma c’è bisogno di coinvolgere tutti i settori: dai rifiuti all’agricoltura, dalla lotta alla cementificazione all’abusivismo edilizio.

Proprio sulla questione della sostenibilità economica di festival come quello di Villa Ada che diventa “green” con i CAM, l’assessora afferma che esistono dei consorzi che sono obbligati al riuso. “Se un evento come Villa Ada decide di togliere completamente la plastica, il Coreve (Consorzio per il riciclo del vetro) gli da i soldi e gli ritira il vetro” ha proposto Alfonsi, dimenticando, però, che a qualsiasi manifestazione pubblica è vietato versare da bere in vetro e lattina. Sui CAM, però, l’assessora promette che a giorni uscirà una delibera che impegnerà all’obbligatorietà in alcuni casi dei CAM negli appalti pubblici e che riguarderà anche il prossimo bando dell’Estate Romana, per rientrare in dialogo con gli altri relatori.

Interviene poi Marta Lovato, responsabile del progetto Presente Sostenibile del Festival di Sant’Arcangelo, un festival di arti performative. Presente Sostenibile si concentra molto sul contorno del festival: la mobilità sostenibile attraverso collaborazioni con l’azienda di trasporto locale, il riuso delle biciclette o ancora evitare l’utilizzo di plastica usa e getta. «Quello che è ancora difficile – spiega Lovato – è riuscire a fare una scelta delle proposte artistiche con un occhio alla sostenibilità, per esempio è impossibile programmare gli spettacoli in base all’orario di arrivo degli autobus, o pensare di invitare un artista che viene da oltreoceano solo se ha altri eventi. È difficile perché tendono a mancare sempre le risorse“.

E proprio sulla questione risorse si affronta il tema delle sponsorizzazioni che rischiano di sfociare nel greenwashing. Le organizzazioni culturali sono molto spesso sotto finanziate, il festival di Sant’Arcangelo ha avuto quest’anno un taglio dalla regione Emilia-Romagna, solitamente molto generosa con le manifestazioni culturali. “Quello che cerchiamo di fare è scendere il meno possibile a compromessi – dice ancora Lovato – anche se a volte è impossibile non accettare i finanziamenti di alcune aziende”.

Conclude il terzo incontro, l’intervento di Elena Fazio, attrice e formatrice teatrale e rappresentante del Forum Disuguaglianza e Diversità, che riporta il ruolo dell’arte come possibile veicolo di educazione e formazione.

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