“Bias”: una riflessione fotografica
Dall’era glaciale all’emergenza climatica di oggi
Fino al 12 giugno la sede aquilana ospita la collettiva In Itinere, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel, frutto di committenze realizzate in collaborazione con le istituzioni culturali del Capoluogo, con l’obiettivo di riflettere e rileggere alcune eccellenze che custodisce il territorio.
Da meno di un anno, il centro storico della città dell’Aquila, nell’epicentro di una ricostruzione post sisma ancora in corso, ha aperto le porte un importante luogo di cultura: la sede espositiva distaccata del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma. Un tassello importante, e purtroppo raro, dell’auspicata rinascita non solo materiale del capoluogo abruzzese.
Fino al 12 giugno la sede aquilana ospita la collettiva In Itinere, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel, frutto di committenze realizzate in collaborazione con le istituzioni culturali del Capoluogo, con l’obiettivo di riflettere e rileggere alcune eccellenze che custodisce il territorio.
Tra queste un simbolo, dalla portata identitaria soprattutto per le generazioni di bambine e bambini, è lo scheletro del Mammuthus meridionalis, esposto dal 1960 nei bastioni del Forte Spagnolo, tuttora in fase di restauro.
“Bias” Claudia Pajewski ritrae lo scheletro di un Mammut per riflettere sull’incapacità cognitiva umana di pensare l’estinzione
L’esemplare è stato rinvenuto a 15 km dall’Aquila nel 1954 ed è uno degli scheletri più completi d’Europa. Ha vissuto 1.300.000 anni fa ed è arrivato a noi anche con delle informazioni sulla sua vita. Tra queste sappiamo che ha perso in vita, a causa di un trauma, la zanna sinistra. Da questa caratteristica nasce il progetto Bias della fotografa e artista aquilana Claudia Pajewski, in collaborazione con il Munda – Museo nazionale d’Abruzzo.
«Bias nasce da una riflessione sullo scheletro fossile del Mammuthus meridionalis e sulla sua parte mancante, la difesa sinistra (la zanna, ndr). Emblema di disequilibrio, la sua assenza segna una frattura nel tempo profondo che accomuna le nostre alle sue fragilità. La fotografia e il contrappunto narrativo offerto dal paesaggio sonoro sussurrano di estinzione e della nostra incapacità cognitiva di affrontarla», racconta l’autrice.
Gli ultimi Mammut si sono estinti a causa di un innalzamento delle temperature terrestri e delle conseguenti modificazioni del loro habitat circa 10.000 anni fa. Sembra un tempo lontanissimo ma non lo è rispetto alla storia della vita sulla Terra. E arriva da quel tempo per parlare anche di noi.
L’opera immerge i visitatori in un’alterazione temporale attraverso un dialogo costante tra l’osservazione dello scheletro fossile, restituito da un intenso lavoro di ricerca fotografica, la storia del nostro pianeta e il tempo presente in cui come specie stiamo assistendo ad una modificazione epocale del clima terrestre, questa volta avendone la responsabilità.
La catarsi è aiutata da un paesaggio sonoro in cui, nella prima sala, troviamo in dialogo serrato le voci di Maria Adelaide Rossi, paleontologa, Silvano Agostini, docente di Geoarchelogia e Archeometria, Gabriele Curci, fisico dell’atmosfera e le attiviste ambientali dell’associazione A Sud Marica Di Pierri e Sara Vegni.
«Il mondo non sarà più quello che noi conosciamo tra alcune decine di anni […] la specie che si estingue potremmo essere noi»
«A me spaventa molto il ritardo con cui si è presa coscienza»
«Una dissonanza cognitiva rispetto al fatto che tutto sommato possiamo vivere sereni»
L’opera è un atto di coraggio, una proiezione temporale potente, un grido che sembra lanciare lo stesso Mammuthus.
Credits
Bias di Claudia Pajewski
a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel
Committenza: Fondazione Maxxi, in collaborazione con MUNDA Museo Nazionale d’Abruzzo
Sound design: Lorenzo Danesin
Assistente di shooting: Filippo Zoccoli
Stampe: Digid’A
Cornici: Passepartout Persia
Voci:
Maria Adelaide Rossi, paleontologa, Direttore dei lavori restauro del Mammuthus meridionalis per il Segretariato Regionale dell’Abruzzo.
Silvano Agostini, docente di Geoarcheologia e Archeometria, aderente al CAAM Università G. d’Annunzio CH-PE , già Geologo MiBAC, progettista restauro del Mammuthus meridionalis.
Gabriele Curci, fisico dell’atmosfera, professore associato Università degli Studi dell’Aquila.
Sara Vegni, attivista portavoce di A Sud Onlus, associazione indipendente sui conflitti ambientali.
Marica Di Pierri, attivista e giornalista, portavoce di A Sud, co-fondatrice CDCA Centro Documentazione sui Conflitti Ambientali.
Giuliana Marinelli, biologa, madre dell’artista