Siccome le parole sono ancora importanti, cominciamo dalle parole per commentare quello che è avvenuto a Palermo nella giornata del 15 luglio.

Non chiamatela bomba d’acqua: farà più effetto, ma la parola tecnica corretta è nubifragio. E no, non possiamo mostrarci sorpresi. Non dite che la Sicilia si sta tropicalizzando, o, meglio, il fenomeno del cambiamento climatico non riguarda soltanto il surriscaldamento del Mediterraneo (dato certo e incontrovertibile). Non continuate a ripetere che “a luglio di solito non piove”, perché l’osservazione di buon senso si basa su un passato che si è già irreversibilmente modificato.

“Oltre un metro di pioggia è caduta oggi a Palermo in meno di 2 ore – ha dichiarato ieri a caldo il sindaco Leoluca Orlando – La pioggia più violenta nella storia della città almeno dal 1790, pari a quella che cade in un anno. Una pioggia che nessuno, nemmeno i meteorologi che curano le previsioni nazionali, aveva previsto, tanto che nessuna allerta di Protezione Civile era stato emanata per la nostra città”. Se è vero che non è il tempo degli sciacalli politici – già ieri Salvini farneticava su attenzioni ai migranti invece che all’ambiente – è altrettanto assodato che non è con il più classico degli scaricabarili che si può analizzare ciò che è successo.

Il nubifragio di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie di nubifragi intensi, violenti e rapidi che in questi anni hanno colpito Palermo, e quello del “record di millimetri di pioggia” è un ritornello che ogni anno si aggiorna con un dato sempre più alto. Basta poi allargare la prospettiva per scoprire, ad esempio, che il Giappone da oltre una settimana è funestato da piogge torrenziali che hanno provocato decine di morti e disastri ancora non quantificabili.

Eventi del genere continueranno a succedere, in maniera imprevedibile e possente. Si tratta di uscire fuori da una visione localistica e ragionare in maniera complessiva: questa volta è avvenuto a Palermo, la prossima toccherà a un’altra città siciliana, nessuna città può dirsi esente e per nessuna esistono alibi. Insomma: siamo di fronte a un fenomeno globale che non si può affrontare con vecchi e logori strumenti di lettura. Se da una parte il fenomeno della manutenzione ordinaria resta importante e ancora troppo spesso sottovalutato – la pulizia dei tombini e delle caditoie va perseguita sempre, e non soltanto in occasione di allerte meteo rosse o gialle o arancioni – dall’altra vale la pena ricordare, come già hanno fatto alcuni, che il reticolo idrografico della Piana di Palermo è stato sconvolto dall’urbanizzazione.
Non solo il capoluogo siciliano sorge su due fiumi, il Kemonia e il Papireto (in maniera simile ad esempio a Genova, non a caso colpita da una tremenda alluvione nel 2014), ma è altrettanto vero che il sistema fognario è stato progettato e realizzato in tempi in cui, per farla breve, non pioveva così tanto e nubifragi del genere non erano prevedibili. D’altra parte da anni si perseguono progetti, come la bonifica del ferro di cavallo di Mondello, che certamente sarebbero capaci di dare un po’ di respiro alla città e che però restano ostaggi della malapolitica. Allo stesso modo, il fatto che ad allagarsi siano sempre le stesse zone – in questo caso i sottopassi di viale Regione, altre volte il centro storico e le borgate marinare – dovrebbe quantomeno far evitare sorprese. Così come non ci si può stupire se territori senza alberi non riescano poi a far fronte a fenomeni del genere.

Le città, insomma, devono essere ripensate. A partire dai cosiddetti eventi estremi, coi quali bisogna imparare a convivere. Diventa sempre più urgente puntare sulla gestione del rischio: solo conoscendo i nostri punti deboli potremo imparare a difenderci meglio. Il cambiamento climatico in atto impone scelte radicali e durature. Consapevoli di ciò come A Sud Sicilia da tempo abbiamo avviato un percorso che intende puntare sulla pianificazione climatica. Partendo dalla dichiarazione di emergenza climatica, proclamata dal consiglio comunale di Palermo nel 2019, abbiamo infatti notato che all’interno del patto dei sindaci il Comune ha prima redatto un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e adesso ha in programma, grazie a un cospicuo finanziamento regionale, la redazione del Paesc, il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima. E’ sul Paesc che intendiamo agire, insieme ad altre associazioni e ad altre realtà che si occupano di ambiente ed ecologia a Palermo, da Extinction Rebellion a Legambiente fino a Fridays For Future e Marginal Studio.
Inoltre abbiamo aderito alla campagna Giudizio Universale, che intende citare in causa lo Stato italiano per non aver adeguatamente agito contro il riscaldamento globale in atto, che pure conosce e riconosce e afferma di voler contrastare.

Come si vede si tratta di azioni forse non immediate ma di ampio respiro. E crediamo che sia questo orizzonte ampio quello che le istituzioni, in una sinergia che ci appare inevitabile, debbano perseguire per evitare drammi come quello di ieri. Parafrasando uno dei più noti versi di De Andrè: anche se vi dite sconvolti siete lo stesso coinvolti.

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