Mafia&Capitale. Dai rifiuti alle grandi opere: il modello campano nel “sistema” Italia
Il disastro dei rifiuti in Campania letto mettendo in risalto profili che ne rendono incontestabile la portata nazionale: non “o’ sistema” ma “il sistema”.
Autore: Alberto Pierobon
Coordinamento editoriale a cura di: A Sud
Prefazione di: Salvatore Altiero
Il disastro dei rifiuti in Campania letto fuori dal sensazionalismo mediatico, mettendo in risalto profili che ne rendono incontestabile la portata nazionale e non locale: non “o’ sistema” ma “il sistema”. Quello che, dagli appalti per l’Expo e la costruzione del MOSE alle sentenze di prescrizione per i reati commessi a Bussi e Casal Monferrato, passando per l’Ilva di Taranto, la TAV, le autostrade inutili, mette in evidenza la convergenza di interessi tra mafie, politica e imprenditoria nella devastazione dell’ambiente a scopo di lucro, dirottando risorse economiche verso opere ad utilità sociale nulla, il tutto in un contesto di deregolamentazione ambientale sempre più spinta e di conseguente impunità per i reati commessi.
La scelta di inserire tra i nostri materiali questo saggio deriva dal fatto che in esso appaiono declinati alcuni profili d’analisi ecologico politica che, a partire dai conflitti ambientali campani, rendono possibile la lettura e l’interpretazione di una realtà sistemica, con un linguaggio ed un modus narrandi in grado di fornire strumenti tecnici di lettura del reale ma, allo stesso tempo, con un approccio divulgativo e rivolgendosi ad un pubblico di non addetti ai lavori.
“Mafia & Capitale”, perché, appunto, ciò che è avvenuto in Campania e che sempre più chiaramente emerge come realtà del “sistema” Italia, più che essere etichettabile come fenomeno locale, “’o sistema”, appunto, cioè l’espressione dialettale con cui in Campania si indica il radicamento della camorra, dimostra una pericolosa parabola evolutiva dei processi di sfruttamento del territorio e delle risorse che finisce per rendere sempre più labile il confine tra la criminalità e le dinamiche del capitalismo predatorio.
In questo senso, le stesse vicende dell’attualità capitolina riassumono bene i motivi per cui inserire una congiunzione all’interno della locuzione con cui è stata battezzata l’inchiesta della magistratura sul “mondo di mezzo”, ad indicare appunto l’alleanza tra politica, imprenditoria e criminalità nel lucrare su servizi pubblici, cementificazioni, accoglienza ai migranti, rifiuti. Un “sistema” appunto che non appare nella sua essenza troppo diverso da quello che ha devastato la Campania.
“Se l’inquinamento ci costa 28 miliardi l’anno, c’è chi, grazie all’inquinamento, ogni anno si mette in tasca 20,5 miliardi, 2.3 milioni di euro all’ora. Sono le ecomafie, holding criminali che non conoscono crisi economica e che, messe insieme, fatturano un quarto di tutto il giro d’affari della criminalità organizzata. Ma non solo: per ogni euro entrato nelle casse delle ecomafie, lo Stato ne perde almeno 10, in termini di danni ambientali irrecuperabili o da riparare, con un costo per la collettività che si aggirerebbe sui 200 miliardi annui”.