Politiche energetiche dall’UE all’Italia. Scenari, prospettive e impatti.


A cura di: A Sud e CDCA

Nell’analisi dei limiti del sistema economico e sociale attuale, il modello energetico assume una importanza strategica. Esso, ancora legato principalmente allo sfruttamento e all’utilizzo di fonti fossili, è incentrato su produzione e distribuzione dell’energia centralizzate e sull’accumulazione di capitale in poche mani. In questo modo si favorisce la concentrazione di potere economico da un lato, mentre dall’altro si concentrano sulle comunità locali gli impatti ambientali e sociali di un sistema energetico fortemente contaminante. È attorno alle grandi centrali che producono energia utilizzando carbone, ai poli estrattivi e di raffinazione, alle centrali turbogas etc. che si registrano infatti gli effetti, in termine di devastazione ambientale e conseguenze sulla salute dei cittadini, dei cicli di produzione di energia da fonti fossili. In Italia questa tendenza è stata riaffermata dalla SEN elaborata dai ministri Clini e Passera durante il governo Monti e recepita e implementata nei recenti provvedimenti del governo Renzi tra cui lo Sblocca Italia.

La pubblicazione è incentrata sulla normativa esistente a livello nazionale ed europeo su fonti fossili e rinnovabili – con particolare riferimento al biogas e alle biomasse – nonché sugli impatti ambientali e sociali dei diversi modelli di produzione di energia. Attraverso una rapida rassegna di leggi, progetti e studi di impatto si intende dimostrare l’insufficienza dei meccanismi sin qui messi in essere, a livello globale, europeo e nazionale, a promozione di una concreta transizione energetica verso un modello basato su fonti non impattanti e su sistemi di generazione distribuita e non centralizzata. È quella che da più parti viene chiamata “Democrazia Energetica”: evitare mega progetti, disincentivare pesantemente l’utilizzo delle fonti fossili incentivando fonti non impattanti e microproduzioni distribuite, investire nella costruzioni di reti intelligenti per riuscire, d’un colpo, a rispondere alla sfida climatica, combattere i monopoli in campo energetico, redistribuire ricchezza e favorire la partecipazione della società civile.

Oltre ad una trattazione introduttiva su questi temi ci si concentrerà, attraverso un focus tematico, sul progetto per la costruzione del TAP, il Trans Adriatic Pipeline, 900 km di gasdotto che connetteranno l’Italia, passando per Grecia e Albania, alla rete che rifornisce Georgia e Turchia del gas proveniente dal Caucaso, in particolare dall’Azerbaijan e procedere in tal modo verso la configurazione, caldeggiata dalla SEN, dello stivale come hub europeo del gas.

(I dati contenuti nella pubblicazione sono aggiornati a novembre 2014)

 


La pubblicazione è stata realizzata all’interno del progetto SIGAS – Sportello Informativo per la Giustizia Ambientale e Sociale, finanziato dal Fondo dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (ex l. 266/1991. Il progetto Sigas è stato realizzato in collaborazione tra le seguenti organizzazioni: A Sud, CDCA – Centro Documentazione Conflitti Ambientali, Zolle Urbane, Rete della Conoscenza, Ass. Umanista Atlantide, Un Ponte per, Melting Pro)

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