Giustizia climatica, adesso o mai più!

Lettera aperta al Governo sull’insostenibilità delle politiche climatiche nazionali e sull’urgenza di un’azione climatica all’altezza dell’emergenza in corso.

All’attenzione del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani

Siamo cittadini e cittadine. Siamo insegnanti, operai, studenti, impiegati, agricoltori, avvocati, scienziati, guide turistiche, medici e ricercatori. Abitiamo in paesi e città, zone rurali, costiere o di montagna, da nord a sud della penisola. Ci riconosciamo nelle rivendicazioni promosse da Giudizio Universale, un’iniziativa cittadina lanciata nel 2019 affinché le autorità che guidano il paese tengano fede alle proprie responsabilità nella lotta al riscaldamento globale.

Sappiamo che è tardi e che è impossibile non rendersene conto.

È impossibile non constatare, giorno dopo giorno e con i propri occhi, la profonda gravità dell’emergenza climatica che già incombe su di noi. Un’emergenza senza precedenti e senza confini, che sta scuotendo con violenza anche l’Italia. Viviamo in un paese che, calcolando il decennio 2000-2019, è al 22° posto nella lista dei paesi più colpiti dagli eventi climatici estremi su 180 paesi analizzati dal Climate Risk Index 2020, e addirittura al 6° posto tra i paesi che hanno registrato più vittime: dati che rivelano la straordinaria vulnerabilità che caratterizza il territorio del nostro paese e il livello di minaccia in cui essa si traduce per il godimento dei diritti fondamentali, a partire dal diritto alla vita.

L’emergenza climatica desertifica le nostre terre, brucia le nostre foreste, divora le nostre coste, rende invivibili le nostre città, prosciuga l’acqua che beviamo, avvelena l’aria che respiriamo. Nel prossimo futuro, i cambiamenti climatici aumenteranno le disuguaglianze, mieteranno sempre più vittime e acuiranno le profonde fragilità del territorio, condannando ampie fasce della popolazione italiana a un futuro sempre più invivibile.

È talmente tardi che già domani rischia di essere troppo tardi.

I limiti planetari sono già sull’orlo del collasso. Il sistema climatico sta portando il pianeta dritto verso il punto di non ritorno, mettendo in pericolo generazioni presenti e future. Nel 2021, le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno compiuto un allarmante giro di boa, raddoppiando il livello registrato in era preindustriale.

Gli Stati hanno la responsabilità di agire per contrastare l’emergenza climatica.

L’inazione ingiustificata degli Stati sta compromettendo irreversibilmente le condizioni ambientali e le funzioni ecosistemiche che hanno a lungo fornito all’umanità la garanzia di un pianeta abitabile. Anche in Italia, l’inadeguatezza delle politiche climatiche varate dai governi che si sono succeduti negli ultimi decenni ha dimostrando che non vi è un’assunzione di responsabilità all’altezza della sfida per contenere l’aumento mondiale delle temperature.

L’Italia non sta facendo la sua parte.

Chi ci governa sembra non comprendere che la battaglia climatica è la causa del secolo. Il secolo in corso, l’ultimo a disposizione per plasmare il nostro destino su questa casa comune, ci pone dinanzi a un bivio letteralmente esistenziale. Un bivio che determinerà, da adesso, se le conseguenze più nefaste della crisi climatica riusciranno ad essere contenute o se dovremo invece fare i conti con un salto nel vuoto di cui nessuno è in grado di definire i contorni.

Le misure ad oggi adottate non sono in alcun modo all’altezza della sfida in corso. L’emergenza sanitaria, sociale ed economica scatenata dal COVID-19 avrebbe veramente potuto incarnare un nuovo punto di partenza, un’occasione unica per una svolta climatica credibile ed efficace; invece, il cauto ottimismo di coloro che speravano in un’azione governativa seria e lungimirante si è già affievolito.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza su cui molte speranze erano riposte si è rivelato assai poco ambizioso, deludente e incompleto. Tra i limiti relativi alle politiche con implicazioni climatiche citate del PNRR figurano i tagli sull’efficienza energetica; stanziamenti insufficienti per i nuovi GW da fonti energetiche rinnovabili; la mancanza di una road map per l’abbandono dei combustibili fossili, la mancanza di dettagli sulla riforma dei sussidi ambientalmente dannosi.

Invece di rilanciare obiettivi ambiziosi che potrebbero fare dell’Italia una guida per la transizione ecologica a livello globale, il piano preferisce temporeggiare, indicando mere proiezioni di riduzione delle emissioni climalteranti, con impegni ad oggi fin troppo lontani, vaghi, non vincolanti e non tradotti in misure concrete, rimandando ancora una volta a future occasioni il varo di una strategia complessiva e ambiziosa di mitigazione a livello nazionale. Ma il tempo a disposizione è finito, e le conseguenze di questa inerzia sono già tra noi. A pagarne il caro prezzo saremo tutte e tutti.

Cosa chiediamo.

Chiediamo che il governo, guidato nella sua azione dal nuovo Ministero della Transizione Ecologica faccia immediatamente la sua parte. Non bastano le roboanti dichiarazioni sulla transizione ecologica e sull’urgenza dell’azione climatica ascoltate in questi ultimi mesi. Se non sostenute da piani strategici e misure concrete, le dichiarazioni diventano ammissioni di colpevolezza, derivanti dall’evidenza che nelle istituzioni c’è chiara consapevolezza della portata catastrofica dell’emergenza climatica, alla quale con i fatti non si dà risposta alcuna.

Per questo, chiediamo che la necessità di arginare la crisi climatica e contenere l’aumento della temperatura mondiale entro 1.5 °C diventi un elemento guida, imprescindibile e vincolante, in ogni atto del governo e in ogni procedura condotta dal Ministero per la Transizione Ecologica, comprese le istanze di valutazione, autorizzazione e finanziamento di tutti i progetti che rilevano della sua competenza.

Il processo decisionale che guida le istituzioni deve ritrovare la propria lucidità. Deve tornare a proteggere l’interesse generale della popolazione, come ha promesso di fare. Deve dare seguito agli imperativi indicati dalla scienza e dalla comunità internazionale, come ha promesso di fare. Deve ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti, come ha promesso di fare. La strada per una vera giustizia climatica deve essere imboccata adesso. O sarà troppo tardi.

Chi ha nelle proprie mani le sorti della nostra nazione è al bivio finale: è chiamato a decidere se contribuire a cambiare il corso della storia, o se passare alla storia come chi ha sentenziato i propri cittadini ad un futuro di invivibilità climatica.

Come cittadini, siamo consapevoli che, se non si agirà con tempestività, il nostro paese rischia di essere complice della più grande violazione dei diritti intergenerazionali della storia dell’umanità.

Come cittadini, è nostro dovere nonché nostro diritto utilizzare ogni strumento a disposizione affinché le autorità statali onorino le proprie responsabilità, garantendo una vera giustizia climatica.

Il conto alla rovescia è iniziato.

Il Giudizio Universale che definirà la nostra sorte comune è in arrivo.

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