L’Italia come l’Ungheria di Orban: in Italia a rischio le libertà democratiche

Il nuovo rapporto del Civicus Monitor declassa l’Italia a “spazio civico ostruito”: un Paese in cui chi dissente viene sempre più spesso limitatə, intimiditə e sorvegliatə. Il Decreto Sicurezza rafforza la repressione, mentre spyware e criminalizzazione della protesta colpiscono attivistə, ong e movimenti. In un contesto segnato da militarizzazione e retorica securitaria, gli spazi democratici si restringono e il diritto di critica viene eroso giorno dopo giorno.


L’Italia è stata ufficialmente declassata a Paese con “spazio civico ostruito” nel nuovo rapporto annuale del Civicus Monitor. Una valutazione che conferma il deterioramento strutturale delle libertà democratiche e colloca il nostro Paese tra quelli in cui lo spazio civico è sottoposto a restrizioni significative, allo stesso livello dell’Ungheria di Orban.

Il Civicus Monitor utilizza una metodologia basata sulla raccolta e l’analisi di dati provenienti da fonti multiple, incluse organizzazioni della società civile, osservatori sui diritti umani, piattaforme di monitoraggio indipendenti e analisi giuridiche, valutando il rispetto delle libertà di espressione, manifestazione e associazione. Il rating “ostruito” indica che tali libertà sono soggette a violazioni ricorrenti, intimidazioni, limitazioni arbitrarie e uso distorto degli strumenti normativi.

Mentre cresce l’impegno della società civile per la tutela dei diritti fondamentali, i decisori italiani chiudono ogni spazio di dialogo democratico, mostrando disinteresse per il confronto e una crescente propensione a silenziare voci critiche. In Italia, il deterioramento dello spazio civico è stato accelerato dall’approvazione del Decreto Sicurezza, che introduce pene più severe e strumenti repressivi nei confronti del dissenso pacifico e in generale sull’esercizio della libertà di riunione e associazione pacifiche, in violazione dei principi di legalità, uguaglianza e non discriminazione.

A questo si aggiunge l’impiego dello spyware Graphite, prodotto da Paragon Solutions, utilizzato per attività di sorveglianza illegale nei confronti di giornalisti e attivisti, dimostrando una crescente compromissione del diritto alla critica e alla libera informazione.

Tutto questo si inserisce in un quadro generale di criminalizzazione della protesta che ha colpito principalmente l’attivismo climatico e ambientale, le ong impegnate nel soccorso in mare delle persone migranti e attivisti dei movimenti in difesa del popolo palestinese. 

Un quadro in cui sono messi in discussione la libertà di stampa e l’autonomia della magistratura con i giornalisti che subiscono azioni temerarie e processi per il loro lavoro, mentre esponenti governativi sono protagonisti di vere e proprie campagne diffamatorie contro la magistratura, accusando i giudici di parzialità politica e di collusione con le organizzazioni non governative.

Non si tratta di un caso isolato. Anche Francia e Germania sono state declassate, segno di un arretramento generalizzato dello spazio civico in Europa. L’intensificazione del clima di guerra e la crescente militarizzazione delle politiche pubbliche stanno restringendo progressivamente gli spazi democratici, con i cittadini sempre più esclusi dai processi decisionali. In questo contesto, la sicurezza viene spesso utilizzata come argomento per limitare libertà e diritti fondamentali, alimentando dinamiche repressive.

Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche per fermare questa deriva autoritaria e riaffermare il ruolo centrale del dissenso e della libertà di stampa nella tutela della democrazia come previsto dalla nostra Costituzione. La difesa dello spazio civico è condizione essenziale per garantire pluralismo, giustizia sociale e tutela dei diritti umani.

Il 19 dicembre alle 11.30 verranno presentati in conferenza stampa alla Camera dei Deputati i risultati del monitoraggio e le iniziative a tutela dello spazio civico adottate dalla Rete in Difesa Di e dalle organizzazioni della società civile.

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