Giornata Internazionale Migrante: il cambiamento climatico causa migrazioni forzate
“Irrimandabile indagare l’incidenza dei fattori climatici nelle storie dei migranti in arrivo in Italia e garantire accesso al territorio e alla protezione”. La conferma nei risultati del progetto “Le Rotte del Clima”
È quanto emerge con chiarezza dalla ricerca portata avanti da una rete di oltre 20 organizzazioni impegnate sul fronte delle migrazioni e del cambiamento climatico.
Per verificare l’incidenza del fattore climatico e dei fenomeni di degrado ambientale sulle scelte migratorie, a partire dal 2023, nell’ambito del progetto “Le Rotte del Clima”, mediatori culturali e operatori hanno raccolto informazioni attraverso questionari somministrati alle persone migranti.
Tra le principali minacce individuate dagli intervistati appaiono come particolarmente rilevanti il timore di perdere la vita o di perdere i propri cari, il rischio di non poter utilizzare acqua potabile o di non poter più coltivare o avere accesso ad altre risorse naturali, il rischio di veder distrutta la propria casa o infrastrutture strategiche come ospedali e scuole.
Dai risultati del questionario, racconta Veronica Dini, avvocata e fondatrice di Systasis, capofila del progetto, “emerge con chiarezza che il fattore climatico e quello ambientale, pur poco indagati e difficili da far emergere con gli strumenti di indagine ad oggi in uso, hanno una forte incidenza sulle spinte alla migrazione e si sommano ad altre concause, quale motivo acceleratore o scatenante dello spostamento forzato”.
“A fronte di una maggiore sensibilità e attenzione da parte dei Tribunali riguardo alle richieste di protezione internazionale avanzate da persone che hanno lasciato il proprio Paese anche per ragioni connesse al cambiamento climatico si registra un generale peggioramento delle politiche migratorie e delle disposizioni normative in materia di asilo e migrazione con conseguenze negative anche per chi è costretto a lasciare il proprio Paese in ragione dei mutamenti ambientali”, dichiara l’ASGI.
La versione completa dei risultati del progetto “Le Rotte del Clima” sarà presentata il prossimo 23 gennaio 2025, in occasione di un evento pubblico che si terrà presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, dalle 17.30 alle 19.30, nel corso del quale sarà presentato il report “Migrazioni ambientali e crisi climatica – Edizione Speciale Le Rotte del Clima”, curato dall’associazione A Sud e contenente i contributi di operatori, ricercatori, giuristi, avvocati, ong e centri studi che hanno partecipato a vario titolo alla sperimentazione e che lavorano da anni sul tema delle migrazioni ambientali e climatiche.
“Se negli ultimi anni sono stati fatti dei passi in avanti nel riconoscere il legame, sempre più stretto e complesso, tra crisi climatica e migrazioni forzate, anche grazie al lavoro congiunto di realtà come quelle coinvolte nelle “Rotte del Clima”, resta ancora tanto da fare per una vera e propria integrazione normativa. Un nodo cruciale in questo rimane la necessità della presa di coscienza e quindi assunzione di responsabilità da parte dei Paesi industrializzati rispetto a quelle che sono le logiche scellerate del modello di sviluppo economico e culturale dominante. Un sistema che subordina la natura e i diritti delle persone (nel Sud del mondo quanto nelle periferie del Nord) al profitto e che ci pone domande forti, legate alla sopravvivenza stessa dell’uomo sulla Terra a prescindere dalle coordinate geografiche”, afferma Maria Marano che dal 2016 cura per A Sud i report dedicati alle migrazioni ambientali e climatiche di cui la pubblicazione in uscita rappresenta la quarta edizione.
“Già una prima analisi dei dati raccolti indica la mancanza di adeguati piani di adattamento al cambiamento climatico e degrado ambientale. Quando questi ultimi non consentono più una vita dignitosa, le persone scappano. Troppo spesso lo fanno in una condizione di vulnerabilità e senza una vera strategia. A volte questi spostamenti mettono sotto pressione i territori dove chi fugge cerca riparo, e la mancanza di canali regolari determina il rischio che il migrante diventi vittima anche di sfruttamento. La risposta è investire sui piani nazionali e locali di adattamento, di cui la migrazione stessa – se ben gestita – può essere un importante strumento. Sui piani di adattamento bisogna essere molto più ambiziosi, con un impegno di risorse da parte dei paesi che più contribuiscono al cambiamento climatico ben più significativo di quanto recentemente raggiunto alla COP29 a Baku”, commenta Margherita Romanelli di WeWorld che curerà il policy brief del report.
Per un’anticipazione di quanto emerso dalla sperimentazione del progetto “Le Rotte del Clima” e per conoscere tutte le organizzazioni e realtà coinvolte è disponibile di seguito la scheda informativa scaricabile in pdf.
Per restare in contatto e essere aggiornati sull’evento di lancio e sul link da cui scaricare la pubblicazione scrivere a: ufficiostampa@asud.net