Emission Gas Report: Nuovo record di emissioni di gas serra nel 2023
Secondo l’Emission Gas Report dell’UNEP abbiamo raggiunto un nuovo record di emissioni di gas serra nel 2023: abbiamo bisogno di azioni rapide e globali
Di Domizia Tallone
Secondo l’Emission gas report 2024 dell’UNEP il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, lo scorso anno, il 2023, abbiamo raggiunto un nuovo valore record per le emissioni di gas serra. A livello globale sono state emessi 53 miliardi di tonnellate di CO2, in aumento dell’1.3% rispetto al 2022.
Insufficiente è l’impegno per un cambiamento di rotta, siamo di nuovo davanti a un aumento del rilascio di CO2 nell’atmosfera e il tempo a disposizione per diminuire la tendenza non è infinito e sta anch’esso diminuendo.
Settori principali responsabili delle emissioni
I settori che maggiormente contribuiscono all’emissione totale di gas serra sono la produzione di energia (26%), il sistema di trasporti (15%), l’industria (11%) e l’agricoltura (11%), produzione di carburante (10%), processi industriali (9%), consumo di suolo (7%) e l’edilizia (6%).
Settori come l’aviazione e i trasporti in generale stanno crescendo rapidamente e ritornando ai livelli prima della pandemia. È importante ricordare come durante il periodo del lockdown abbiamo assistito a una riduzione delle emissioni, portandoci davanti all’evidenza che un cambiamento è possibile.
Verso nuovi obiettivi nazionali (NDCs)
In questo momento ci stiamo avvicinando alla scadenza per la presentazione dei governi degli obiettivi sulla riduzione di CO2, che sono indicati come NDCs (Nationally Determined Contributions), ossia dei piani nazionali che delineano l’impegno e le azioni dei vari stati. Gli NDCs hanno valore quinquennale per cui dovranno essere aggiornati entro il 2025 ed essere riportati alla COP30 in Brasile.
I prossimi NDCs dovranno tenere conto di diversi aspetti. Innanzitutto, gli stati sviluppati devono prendere coscienza delle proprie responsabilità sulle disparità attuali e storiche in termini di emissioni. Se da una parte l’Europa e gli Stati Uniti risultano gli unici paesi ad aver diminuito le proprie emissioni rispetto al 2022, rispettivamente del 7.5% e dell’1.4% (vedi la tabella), dall’altra parte costituiscono i maggiori emettitori in termini di gas serra emessi dal 1850 a oggi (vedi terza colonna).
I principali emettitori e le disuguaglianze storiche
La Cina rimane l’emettitore maggiore e contribuisce con il 30% all’emissione totale di gas serra del 2023, seguita dagli USA con l’11% e insieme tutti i membri del G20 rappresentano il 77% delle emissioni del 2023, dato cui se viene aggiunta l’Unione Africana si raggiunge l’82%.
Il maggior emettitore pro-capite è invece la Russia con 19 tonnellate di CO2 per persona, seguita dagli USA con 18 tonnellate, la Cina con 11 e l’Unione europea con 7.3 tonnellate.
Gli USA continuano a essere l’emettitore maggiori dal 1850 a oggi, ossia dalla nascita dell’industria fino al presente, seguito dalla Cina e dall’Unione Europea, come si può vedere in figura. Questo dato è importante da sottolineare, perché ci ricordano come storicamente i paesi occidentali si siano potuti arricchire senza vincoli e di come le promesse per il prossimo quinquennio debbano prendere in considerazione le disparità storiche le cui conseguenze sono ancora oggi visibili in termini economici.
Proiezioni per il futuro e urgenza di azioni globali
Le proiezioni, inoltre, ci dicono che se continuassimo con le politiche attuali sulla mitigazione delle emissioni ci troveremmo davanti a un aumento oltre i 3°C, ben oltre gli Accordi di Parigi per cui si è fissato l’obiettivo di un innalzamento di temperature globali di 1.5°C. Se, invece seguissimo gli NDCs attuali incondizionati (ossia politiche che si basano solo sulle risorse interne di ogni paese) porterebbe a un aumento delle temperature di 2.8°C, se adottassimo degli NDCs condizionati, politiche che si basano non solo sulle risorse interne ma anche sul supporto dei paesi sviluppati, la temperatura aumenterebbe di 2.6°C.
Un appello per azioni urgenti
La buona notizia è che tecnicamente rimane ancora possibile rimanere sotto a un innalzamento delle temperature globale di 1.5°C, ma che abbiamo bisogno di piani e obiettivi nazionali molto più ambiziosi e rapidi di quelli attuali.
Un taglio delle emissioni del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035 ci permetterebbero di rimetterci in direzione degli Accordi di Parigi.
Un’azione immediata è fondamentale e abbiamo bisogno di mobilitazione di risorse e supporto internazionale, in particolare verso i paesi in via di sviluppo e ogni eventuale ritardo aumenterà le sfide in futuro.
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