Conversazioni sui luoghi terzi climatici – Le voci di Parco Sangalli
di Sara Cozzone e Alessandro Coltré – A Sud
Dalla torretta dello scivolo all’altalena si forma un triangolo d’ombra. Abbraccia e rinfresca chi è rimasto in città a fare i conti con un luglio incandescente, reso ancora più insopportabile dal cemento e dalle isole di calore. “Siamo tuttə sotto lo stesso clima” recita la scritta della vela montata a Parco Sangalli. È lei a concedere coni d’ombra in questo spazio sociale di Torpignattara. L’ombra, esigenza semplice ma essenziale per vivere i parchi pubblici d’estate. È stata una richiesta venuta fuori dopo le conversazioni dei partecipanti di Luoghi terzi climatici. Virginia Marchione, Marila Guglielmi e Valerio Bonanni.
Loro tre hanno deciso di installare le vele come pratica utile per discutere di riscaldamento globale in questo luogo terzo.
Abbiamo incontrato i tre partecipanti al progetto proprio a Parco Sangalli per farci raccontare la loro esperienza in questo luogo, anche in relazione al workshop di Luoghi terzi in Francia, a Fontainebleau.
È stato utile partecipare al workshop in Francia? Quali metodi si sono rivelati utili una volta tornati a Roma?
C’è stato un cambio di prospettiva. I metodi che ci hanno trasmesso in Francia sono stati fondamentali per agire a Roma, in un contesto diverso, sicuramente più complesso per molti aspetti. Abbiamo sviluppato lo scambio orizzontale, ma soprattutto l’inclinazione al confronto e una prospettiva empatica. Ora sappiamo intercettare il design thinking, abbiamo più consapevolezza su alcuni processi.
Torniamo a Roma, al Parco Sangalli. Come avete praticato questa consapevolezza? Ci sono state frizioni? Criticità?
Abbiamo dato spazio ai bisogni e ai desideri di chi frequenta il parco. È un luogo terzo per diverse comunità, e come in ogni spazio sociale i conflitti esistono. C’è chi vive quello spazio come un’estensione di una proprietà privata, come alcuni comitati che gestiscono alcuni spazi. Ma c’è anche chi lavora per la contaminazione tra comunità, chi vive il parco in modo individuale. Ma le esigenze comuni sono venute fuori, tra tutte quella di avere l’ombra. E da lì siamo partiti immaginando un’azione che avesse anche le teorie apprese durante il workshop in Francia. Così sono nate le vele climatiche nell’area del parco giochi.
E questa azione è stata utile per discutere di crisi climatica?
Sì, la perfezione dell’aumento del caldo è diventa una discussione pubblica. In un luogo che vivi anche d’estate percepisci la crisi climatica.
Diventa chiara la difficoltà di vivere quel luogo per le temperature elevate?
Sì esatto. Quella percezione aiuta a discutere di clima, di crisi climatica. E mentre lo fai, se metti in un atto una soluzione, semplice e replicabile come una vela per fare ombra, si può dimostrare di arrivare a un cambiamento partendo da una comunità che abita lo stesso luogo.
Cosa manca in questo luogo terzo?
Forse un’azione partecipata maggiormente organizzata. E ovviamente anche i servizi; l’attenzione pubblica per un posto che è possibile intreccio di comunità. Non manca di certo lo spontaneismo, l’occasione di incontro. Parco Sangalli è la possibilità di mettere a terra il design thinking, di scontrarsi con le difficoltà di un posto percepito in tanti modi differenti. Se nessuna di queste visioni sovrasta l’altra, allora si può attraversare con curiosità e tante domande, ne esci arricchito.
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