Caso studio: treno Alta Velocità in Val di Susa
L’equipe di ricerca del CDCA ha collaborato con l’associazione A Sud nella realizzazione dello studio di conflitto ambientale relativo al Treno ad Alta Velocità in Val di Susa.
A cura di: A Sud/Cdca
La Val di Susa, situata fra la valle francese della Maurienne e Torino, ha subito un processo di urbanizzazione in seguito allo sviluppo economico della regione. L’area è stata profondamente segnata dalla costruzione di infrastrutture come l’autostrada del Frejus, una linea ferroviaria internazionale e numerose dighe, tunnel ed industrie. Questo “sviluppo” ha avuto un significativo impatto ambientale e sociale. Il Treno ad Alta Velocità (TAV) tra Torino e Lione è stato pianificato all’intersezione di due assi ferroviari europei principali, al fine di potenziare la rete ferroviaria europea, aumentando il trasporto di passeggeri e merci. Il treno dovrebbe passare attraverso la Val di Susa via tunnel, tra il comune francese di San Giovanni della Maurienne e quello italiano di Venaus: il più lungo di questi si estenderebbe per più di 50 km, divenendo così il tunnel più lungo che attraversa le Alpi. Il movimento No TAV, nato spontaneamente negli anni ’90, è un movimento di base della popolazione della Val di Susa contro la costruzione del tunnel ed è composto principalmente da comitati, organizzazioni della società civile e da istituzioni locali. La lotta del movimento nasce dal bisogno di proteggere l’ambiente interessato, ma diviene rapidamente una più ampia lotta politica e culturale contro la logica sviluppista della globalizzazione in tutto il mondo. Al contrario, i sostenitori del progetto TAV sono soprattutto le istituzioni europee, nazionali e provinciali, compagnie e corporations, guidate dall’interesse privato nelle infrastrutture e nello sviluppo del commercio. Questi soggetti sostengono che la TAV migliorerebbe il trasporto di passeggeri e merci, fornendo un’opzione ecologica di trasporto, contribuendo alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo economico della regione.
Il presente caso studio esplora le ragioni e la logica dei principali attori, evidenziando il ruolo dei rapporti di potere e il sottostante scontro di ideologie, e suggerisce come strumenti e concetti dell’economia ecologica possano essere applicati al fine di supportare le proposte alternative della società civile.
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Coordinato dall’Università Autonoma di Barcellona con la partecipazione di numerose Università europee ed organizzazioni della società civile europea, latino americana, africana e asiatica, il progetto europeo CEECEC (Civil Society Engagement with Ecological Economics) ha contribuito al miglioramento ed ampliamento delle opportunità di interazione e collaborazione tra i rappresentanti del mondo accademico dell’economia ecologica e le organizzazioni della società civile (CSO).