Un report di A Sud, pubblicato nell’ambito della campagna Giudizio Universale, che fa il punto sulla distanza tra le azioni di mitigazione in campo e gli obblighi internazionali assunti dall’Italia.

 

 


Autorə: Filippo P. Fantozzi, Filippo Garelli, Marica Di Pierri

Sul fronte climatico l’Italia è inadempiente, e la situazione sta peggiorando con gli anni. Il dossier “Inerzia al potere – Gli obblighi climatici e la persistente negligenza dello Stato italiano”, realizzato da A Sud nell’ambito della Campagna Giudizio Universale, fa il punto sulla distanza tra le azioni di mitigazione in campo e gli obblighi internazionali assunti dall’Italia.

Il report si concentra sugli aggiornamenti relativi al biennio 2022-2023. Nel nuovo dossier si evidenziano i punti critici riguardanti le lacune normative, l’insufficienza dei processi di partecipazione pubblica, il varo di politiche volte ad incentivare il consumo di fonti energetiche fossili e l’ostruzionismo esercitato dalle istituzioni italiane nei confronti delle politiche climatiche UE.

Lo scenario delineato è preoccupante: i livelli attuali di riduzione delle emissioni, le limitate ambizioni per il futuro e le politiche varate di recente – incompatibili con l’azione climatica – evidenziano un impegno complessivo ben lontano da quanto raccomandato dalla comunità scientifica e da quanto previsto dagli standard europei vigenti.

I KEY MESSAGES DEL REPORT:

  • L’Italia è tra i cinque paesi europei con la peggiore performance complessiva in ambito di clima e energia e tra i paesi con i risultati più bassi in assoluto a livello globale.
  • ISPRA definisce gli scenari di riduzione delle emissioni al 2030 per l’Italia «poco promettenti».
  • L’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non disporre di una Legge Quadro sul clima, che è uno strumento fondamentale per la definizione di politiche efficaci.
  • I combustibili fossili continuano ad essere i principali vettori del sistema energetico nazionale. Nel 2020, l’Italia è risultata il secondo paese per consumi di gas a livello europeo.
  • Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2022 lo Stato italiano ha destinato 63 miliardi di dollari per sussidi ai combustibili fossili.
  • Negli ultimi due anni l’Italia ha contestato l’adozione di riforme normative dell’UE fondamentali per la decarbonizzazione in settori chiave come trasporti, industria ed edilizia
  • L’Italia è l’unica grande economia europea a non prendere parte al Group of Friends for an Ambitious EU Climate Diplomacy, nato per coordinare azioni sul clima nel contesto della politica estera e di sicurezza dell’UE.
  • Alla luce degli scenari dell’IPCC, le politiche in campo in Italia sono inconciliabili con i target di riduzione delle emissioni che i paesi devono raggiungere per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.
  • Se le emissioni nazionali dovessero continuare al ritmo attuale, l’Italia esaurirebbe il carbon budget a sua disposizione già nel 2025.

Il Report è stato realizzato da A Sud nell’ambito della Campagna Giudizio Universale

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