Roma: in difesa degli alberi secolari e del diritto alla città
[di S. Cannonito per A Sud] La mobilitazione è cresciuta in tempo record e da una manciata di persone sono divenute già 200 in una settimana. Sono semplici cittadini, riunitisi per dire no al taglio degli alberi secolari in corso per lasciare spazio ai rumorosi cantieri della nuova linea Metro C.
Radicali ecologisti, Cittadinanza Attiva Lazio, Comitato Porta Asinara, Comitato San Giovanni, Progetto Celio, Respiro Verde-Legalberi, Piazza Vittorio Partecipata, Salviamo Il Paesaggio, Scup, Sans Papiers, Cinecittà Bene Comune. Sono loro che da alcuni giorni sono in azione per fermare lo scempio di platani, pini e querce, oramai in parte già compiuto, in varie zone di Roma.
Il 2 ottobre era previsto un tavolo di consultazione tra Comune, Metro C e comitati di zona, un appuntamento non rispettato, mentre si è proceduto all’abbattimento prima a San Giovanni e poi a Viale Ipponio, nonostante un gruppo di cittadini abbia tentato di fermare il taglio, incatenandosi alle piante.
Fabrizio Cianci, Architetto Urbanista, fa parte del Direttivo Radicali Ecologisti. Racconta che si è proceduto in violazione di alcune normative regionali e nazionali. Inoltre non si è preso in considerazione né il parere della Sopraintendenza Archeologica né di quella dei Beni Culturali, che sono state scavalcate con un’autorizzazione di Servizio Giardini, dipartimento comunale che si occupa del verde pubblico, caldeggiata sia da Metro C che da Metropolitane di Roma S.p.a.
Il costo dei lavori nella sola zona tra Viale Ipponio e Via Sannio è di 3 milioni e 700 mila euro, circa 300.000 euro al metro, una cifra importante per dei lavori che gli abitanti delle zone limitrofe non vogliono e che sacrificano aree verdi che appartengono a tutti. I comitati avevano proposto delle alternative, suggerendo di spostare temporaneamente il mercato di Via Sannio, scegliere una zona non verde di Viale Ipponio e occupare un centro sportivo di tennis, che sorge su terreno comunale. Rispetto a quest’ultimo, i cittadini chiedono sia fatta luce sulle attività dal momento che ogni iscrizione costa 700 euro ma al Comune vengono versate dal centro solo 1800 euro annue.
Oltre alla mancata considerazione dei comitati e del mancato rispetto degli accordi che avrebbero condotto all’incontro del 2 ottobre, l’iter seguito presenta numerose violazioni. Innanzitutto in ambito di Città Storica vi sono quattro tipi di vincoli: urbanistico, paesaggistico, archeologico e idrogeologico. Trovarsi entro la fascia di rispetto della Città Storica significa rispettare un obbligo di conservazione e rafforzamento dell’impianto vegetazionale. Per quanto riguarda il taglio, c’è il vincolo di valorizzazione e conservazione previsto dall’art. 20 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore vigente. Inoltre, gli alberi rappresentano Verde Storico (art. 39 dell’ NTA), il che significa che rappresentano un forte valore identitario per la zona in cui sorgono. C’è infine un vincolo comunale, secondo il quale l’ambito di valorizzazione è A4, il che significa che si prevede una riqualificazione del territorio continua.
Di tutto questo i cittadini sono ampiamente informati. Da giorni continuano a riunirsi e mobilitarsi per ottenere la sospensione dei lavori e il tempo necessario per ridiscutere le decisioni con le istituzioni. Intanto però le motoseghe non si sono fermate e hanno ricominciato l’abbattimento di alberi in diverse zone del centro della città.
Per informazioni ulteriori visitate le pagine facebook delle comunità:
Ossigeno per Roma / Contro il taglio degli alberi secolari
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Radicali Ecologisti
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