LA CAMPAGNA
Il referendum popolare del 2011 sulla gestione pubblica dei servizi pubblici avrebbe imposto alla classe politica in generale e degli amministratori locali in particolari una mutata sensibilità nei confronti del tema e un nuovo impulso a processi di ripubblicizzazione delle risorse idriche. In alcuni luoghi ciò è avvenuto ma nella maggior parte dei casi si è assistito a processi inversi, che hanno ignorato la volontà referendario o addirittura agito verso processi di ulteriore privatizzazione. E’ il caso anche di Roma, dove si è tentato, l’anno successivo al referendum, di privatizzare un ulteriore 21% dell’ex-municipalizzata ACEA Ato 2 che gestisce il servizio idrico della capitale. Per questa ragione il CRAP – Coordinamento Romano Acqua Pubblica, ha lanciato la campagna Pubblica L’Acqua per chiedere che l’acqua esca fuori dal mercato, e che i profitti escano fuori dalla gestione dall’acqua. Lo slogan: riprendiamoci Acea ATO 2!
PER APPROFONDIRE
- 27 milioni di italiani hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici, tra questi oltre 1 milioni di romani: quel voto deve essere rispettato.
- La gestione privata ha fallito: Acea è sempre più indebitata (Attualmente AceaAto2 è indebitata per circa 480 milioni di euro, che diventeranno 3 miliardi nel 2020 secondo l’attuale tasso di crescita del debito: un fallimento annunciato che trascinerebbe con sé anche il resto della holding)
- Non ha realizzato gli investimenti necessari, peggiorato la qualità del servizio e precarizzato il lavoro.
- La gestione pubblica consentirebbe, azzerando gli utili, di realizzare gli investimenti necessari, migliorare la qualità del servizio e quella del lavoro
- In questi anni le tariffe pagate dai cittadini sono servite ad arricchire azionisti e manager: nel 2012 i dividendi distribuiti sono stati circa 45 milioni di euro.
- La gestione pubblica, non potendo per legge distribuire utili, metterebbe fine a questa emorragia.
- La ripubblicizzazione consentirebbe di risanare tale debito, non prima però di averne verificato la legittimità.
- La gestione dell’acqua da parte di Acea, non solo in Ato 2, è ricca di illegittimità: a partire dalle procedure di affidamento, per arrivare ai mancati investimenti sull’arsenico, passando per le decine di depuratori messi sotto sequestro per mancanza di autorizzazione
- L’uscita di Acea dalla gestione dell’acqua rappresenterebbe un passaggio necessario verso la “legalizzazione” della gestione del servizio
- Infine: ripubblicizzare una SpA mista come AceaAto2 significa colpire al cuore le gestioni private dei servizi pubblici locali, a Roma e non solo
-
- Per ricomprare ACEA ATO2 servono circa 275 milioni. Con un prestito da CC.DD.PP pari a quella cifra al 5,8%, l’esborso annuale è di 30,4 milioni per 13 anni
- Per rinegoziare il debito, con un prestito da CC.DD.PP di 480 milioni e sempre al tasso di interesse del 5,8%, l’esborso annuale è di 36,5 milioni per 25 anni
- Per garantire gli investimenti l’importo annuo è pari a 60,34 milioni annui per i 21 anni residui della convenzione
- Il flusso di cassa annuo di ACEA ATO2 è pari a 127 milioni, che corrispondono alla somma necessaria per la ripubblicizzazione, la rinegoziazione del debito e per garantire gli investimenti ( 30,4 +36,5 + 60,3).
- Scorporo di AceaAto2 SpA da Acea SpA (richiede delibera del Comune di Roma e degli altri Comuni dell’Ato2)
- Creazione Azienda Speciale diritto pubblico (richiede delibera del Comune di Roma e degli altri Comuni dell’Ato2)
- Riacquisto delle quote private di Acea Ato2 Spa da parte della nuova azienda speciale (275 milioni – sufficienti 13 anni per coprire la spesa tramite risorse interne dell’azienda)
- Ripianare il debito di Acea Ato2 (480 milioni – necessari 25 anni tramite risorse interne dell’azienda)
LOGO
