Infine Shell rinuncia a trivellare nell’Artico
L’impresa di Shell nell’Artico ha suscitato da numerose critiche e da un’accanita opposizione da parte di organizzazioni ambientaliste come Greenpeace. Lo scorso maggio la partenza della piattaforma per trivellazioni Polar Pioneer dal porto di Seattle è stata accompagnata dalla spettacolare protesta d una flotta di kayak. L’estrazione petrolifera nel mare Artico è una minaccia a un ecosistema già molto fragile: un incidente in quell’ambiente estremo avrebbe un impatto disastroso sull’ambiente e sulla fauna polare. La compagnia petrolifera ora non cita queste opposizioni, ma ammette che l’impresa non è economicamente sostenibile.
Shell ha investito circa 7 miliardi di dollari per sviluppare il suo progetto petrolifero nel mare di Chucki, e già arrivare a scavare quel pozzo esplorativo è stata impresa molto difficile, dal punto di vista tecnico. Ora si dimostra che il giacimento non giustificava tutto ciò. Meglio tardi che mai, l’impresa sarà abbandonata.
Pubblicato 28 Settembre 2015 su Terraterra on line