Dichiarazione di Heredia: clima, boschi e piantagioni
Heredia, Costa Rica, 28 marzo 2009
Possiamo constatare in maniera inequivocabile l’imposizione di un modello agro-esportatore che non tiene conto della specificità dei territori e che ci ha portato alla presente crisi ambientale. Questo modello di esportazione di prodotti-base, e la relativa monocoltura , l’uso intensivo di prodotti chimici, il trasporto per migliaia di chilometri di prodotti destinati al consumo di un nord opulento, sono le cause principali dell’attuale crisi climatica.
La Costa Rica vende al mondo l’immagine di “paese verde”, che difende i suoi boschi e le sue biodiversità, nonostante noi abbiamo potuto verificare la falsità di una tale immagine, che non rispecchia affatto la realtà vissuta dal popolo e dall’ambiente in Costa Rica.
Dopo due giorni di riflessioni sulle cause che hanno portato la nostra società in questa situazione, oltre che sulle proposte realizzate negli ambiti ufficiali, desideriamo condividere le nostre conclusioni, i nostri compromessi e le nostre proposte per affrontare il cambiamento climatico.
La nostra prima conclusione è che il cambiamento climatico è l’inevitabile conseguenza di un sistema socio-economico e politico che ha trasformato la natura e le persone in merce e che, sebbene lo stesso sistema sia una delle minacce che dovremo affrontare in futuro, è parte di una catena di crisi che stanno succedendosi negli ultimi anni.
In secondo luogo siamo giunti alla conclusione che nessuna delle soluzioni proposte negli ambiti governativi e delle Nazioni Unite affronta realmente le cause del cambiamento climatico.
Concludiamo dicendo che il mercato delle emissioni di carbonio, il meccanismo conosciuto con la sigla inglese REDD, il pagamento di servizi ambientali e tutti i meccanismi di mitigazione e compensazione basati sul mercato sono strumenti che non solo non sono utili a compiere gli obiettivi dichiarati, ma anzi portano avanti il processo di mercificazione della vita, la distruzione del nostro pianeta e l’aggravamento del cambiamento climatico. Tutte queste proposte non sono altro che “bersagli mobili” in continuo mutamento, che ci distraggono dai problemi reali.
Il mercato globale e le sue grandi corporazioni si sono appropriati delle negoziazioni sul cambiamento climatico presso le Nazioni Unite, sequestrandole, trasformandole in uno spazio di affari che in nessun modo risponde alle necessità ed ai mezzi che urgentemente devono essere presi in considerazione.
La Banca Mondiale, responsabile di aver finanziato la distruzione del pianeta, sta adottando adesso un ruolo di guida nelle negoziazioni sul clima, promuovendo modelli di mercato falliti che rendono uno scherzo l’intento di affrontare la crisi climatica.
Nemmeno le tecnologie che si stanno sviluppando come ad esempio gli agro-combustibili, nuove varietà di transgenici, l’uso del “bio-carbone” e simili sono delle risposte reali al cambiamento climatico. Dietro tutte le false soluzioni ci sono le grandi corporazioni, con la complicità dei governi cche assolvono all’unico compito di facilitare l’attività delle stesse. Allo stesso tempo, i governi sono gli stessi che promuovono la repressione e la criminalizzazione di persone ed organizzazioni che resistono all’imposizione di piantagioni, monocolture ed altre false soluzioni.
Per questo motivo ci siamo impegnati a sviluppare la nostra agenda, incentrata sulle necessità e sulle lotte dei nostri popoli, per dare un contributo ad un ampio movimento sociale che cerca di trasformare il sistema dal basso verso l’alto.
In questa cornice, la difesa del clima, dei boschi e degli altri ecosistemi dalla mano dell’uomo è l’unica alternativa possibile per il futuro che stiamo costruendo. Le donne coprono in tal senso una posizione fondamentale, legata ad un mutamento delle relazioni tra le persone e con la natura, che privilegia la cooperazione piuttosto che la dominazione ed il controllo.
Ripudiamo piantagioni e monocolture perché colpiscono le comunità, distruggono i boschi, inquinano il pianeta e generano più cambiamenti climatici: questo sarà uno dei punti chiave della nostra agenda futura.
In base a ciò proponiamo:
1.la difesa della terra e dei territori contro qualunque tipo di concentrazione della terra nelle mani di pochi. Proponiamo la realizzazione di una riforma agraria integrale, partendo dall’integrazione solidale di donne e uomini nella loro terra, proteggendo l’acqua e le biodiversità necessarie al nostro sostentamento. Ci opponiamo fermamente alle riforme agrarie di mercato promosse dalla Banca Mondiale, che mirano unicamente alla deportazione di comunità per occuparne il territori. La nostra proposta consiste nel relazionarci con la terra in maniera rispettosa, senza aggredirla. Crediamo che difendere il territorio equivalga a difendere la nostra cultura ed il nostro modo di interagire tra di noi e con la terra.
2.Sovranità alimentare, intesa come il diritto dei popoli di decidere su quanto concerne la produzione di alimenti e l’agricoltura. La sovranità alimentare comincia con la difesa delle sementi e con un legame paritario con la natura. Per potere essere sovrani abbiamo bisogno di produrre localmente ed in maniera diversificata la maggior parte degli alimenti base del nostro consumo in armonia con la natura, in modo tale da poter produrre cibo per tutti, “raffreddando” il pianeta e combattendo i cambiamenti climatici. Questa è la strada per ottenere ecosistemi salubri ed equilibrati.
– educazione e coscienza attraverso la produzione di materiali didattici, audiovisivi e tutto il necessario per ampliare il numero di persone coscienti del problema
– realizzazione di studi su singoli casi per documentare gli impatti del cambiamento climatico e le sue false soluzioni, accompagnando le comunità colpite nelle loro denunce
– creazione di alleanze con tutti i movimenti sociali: organizzazioni contadine, popoli indigeni, organizzazioni di donne, organismi per i diritti umani, sindacati, eccetera
– appoggio ai movimenti colpiti dai cambiamenti climatici per aiutare la loro voce affinchè si senti chiara e forte, per il rafforzamento delle strategie di sopravvivenza
– lavoro a livello locale, nazionale ed internazionale in maniera coordinata e solidale.
Torniamo nei nostri paesi come fratelli del popolo della Costa Rica, nella sua lotta contro i Trattati di Libero Commercio ed in difesa della biodiversità, dell’acqua, della produzione armonica con la natura per un mondo giusto e solidale.