Copenaghen: vertice sul clima senza clima di accordo
Si è aperto ieri a Copenaghen l’atteso vertice internazionale sul clima. La COP15 che si tiene a Copenhagen è la 15ma riunione delle Parti della Convenzione sul Clima (UNFCCC). Vista l’urgenza della questione dei cambiamenti climatici, il Bali Action Plan aveva lanciato nel 2007 una fase negoziale che sarebbe dovuta sfociare in un nuovo accordo Post-Kyoto, da adottare proprio alla COP 15 di Copenhagen.
Un accordo politico
Il ruolo di Copenhagen è ora ridimensionato a quello di un primo passo verso un nuovo regime post-Kyoto, che dovrebbe completarsi in Messico nel 2010 (anche se si contunuano a spostare gli obiettivi: Bali, Copenhagen, Città del Messico). E la natura di un eventuale accordo sarà politica. Ora, tre tipologia di accordo sono state ipotizzate nel corso di questo anno. Una, propriamente giuridica, e che era ipotizzata a Bali (anche se non esplicitamente), e che avrebbe dovuto portare quindi all’adozione di uno strumento giuridico di diritto internazionale, con obblighi giuridici e meccanismi di penalità per mancato adempimento. Questo tipo di strumento non è assolutamente pensabile al momento. Il secondo tipo, dall’altra parte dello spettro diplomatico, è una dichiarazione politica, di nessun valore giuridico specifico, e che rappresenta solamente un declinazione di buone intenzioni. La via mediana, che sembra essere quella che prevarrà a Copenhagen, è quella di un accordo politico vincolante, ma anche su questo punto gli ostacoli che renderebbero l’accordo realmente vincolante sono molti e difficilimente superabili nella prassi.
Ma anche un accordo dovesse arrivare, la sensazione è che tale accordo sarebbe non più di una formalizzazione delle politiche climatiche già in atto (o in fieri) sia in Europa che negli Stati Uniti ed altrove (Australia, Canada, Norvegia….). Ci riferiamo in particolar modo al mercato del carbonio, al sequestro geologico del carbonio, agli agrocarburanti e agli schemi REDD, tutte cosiddette false soluzioni, che mercificano il carbonio, o confidano in tecnologie sempre più avanzate in maniera a-critica, ma non riducono emissioni in maniera appropriata (e cioe la riduzione delle concentrazione di GHG nell’atmosfera a 350 parti per milione).
Il processo negoziale in breve
Il processo verso Copenhagen è passato fino ad ora attraverso varie riunioni negoziali preparatorie, (3) a Bonn, a Bangkok e a Barcellona. Il negoziato prevede due processi paralleli: l’ Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention (AWG-LCA) e l’Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (AWG-KP). Il primo raggruppa le Parti della Convenzione, il secondo solo le Parti del Protocollo di Kyoto (differenza rilevante, dato che gli Stati Uniti non hanno ratificato il Protocollo).